
Alessandra Chiappini
di Carlo Torregrossa
Il caldo è ritornato, molti vanno in cerca di refrigerio e le temperature toccano quasi i 40 gradi. Ma avete mai notato che spesso, in città è molto più caldo, rispetto alle zone verdi, come ad esempio i boschi o i parchi?
Se si misurasse la temperatura dell’area all’interno di una città o di un borgo densamente edificato, si noterebbe che la temperatura è di due o tre gradi superiore, rispetto ad un’area verde, come ad esempio una zona di campagna o semplicemente zone meno densamente costruite che di conseguenza hanno meno cemento e più verde.
Questo è dovuto ad un fenomeno che prende il nome di isola di calore. Ma che cos’è? Come si sviluppa? Alessandra Chiappini, ingegnera ambientale, che attualmente si trova al suo secondo anno di dottorato nel Dipartimento di ingegneria industriale e scienze matematiche all’Università Politecnica delle Marche, ha risposto a questi e altri quesiti.
Ingegnera, di cosa parliamo quando parliamo di isole di calore all’interno delle città?
«Principalmente parliamo di una differenza di temperatura, solitamente abbiamo temperature molto più alte all’interno degli ambienti urbani e in ambienti densamente costruiti. In genere abbiamo un innalzamento di temperatura all’interno delle zone più industriali e periferiche rispetto alle aree verdi e rurali. Che sono meno costruite. Dove ce meno cemento e più verde.
Se esiste questa differenza di temperatura tra le aree costruite e quelle meno edificate, con più verde, evidentemente quest’ultimo incide.
Ma è altrettanto importante andare a ricercare quali sono le cause che portano all’isola di calore, tra queste annoveriamo sicuramente la mancanza del verde all’interno delle città. In un contesto urbano c’è molto cemento, certo, ma hanno il loro ruolo anche i materiali utilizzati per la costruzione. Diversi materiali hanno diverse caratteristiche termiche associate. Bisogna tenere conto dell’albedo, ossia quanto la superfice che utilizziamo ha la capacità di riflettere la luce del sole. Ovviamente Materiali scuri, come il già citato cemento, ad esempio, hanno un percentuale bassissima di albedo, in quanto non sono in grado di riflettere la luminosità e una bassa capacità di riflessione causa molto assorbimento, quindi riscaldamento. Prendiamo ad esempio l’asfalto, che è molto scuro, dunque una città molto asfaltata, avrà un valore molto basso di albedo. Questo fa schizzare notevolmente la temperatura.
Certo, poi bisogna tenere anche conto della progettazione urbana, non possiamo avere edifici riflettenti in centro città perché andremmo magari a limitare i trasporti, ci sono rischi per le auto, ce da fare uno studio sulla progettazione e, anche sulle piante stesse da poter inserire all’interno di un contesto urbano».
Quindi i materiali migliori sono quelli che hanno una superfice più chiara?
«A livello teorico si, però ovviamente ci sono moltissimi alti fattori come ad esempio la permeabilità. Addirittura adesso si sta introducendo il concetto delle pareti verdi, dei tetti verdi all’interno delle aree urbane».
Prima ha parlato di aree verdi, di cosa si tratta?
«Quando parliamo di aree verdi ci posizioniamo all’interno del macro-tema del micro clima urbano. A livello teorico il verde è importante perché attraverso due meccanismi principali influisce sul microclima: per prima cosa le piante offrono ombreggiatura. Ossia alberi ad alto fusto che “regalano” ombra. Banalmente quando una persona ha tanto caldo si ripara all’ombra. L’altro fenomeno molto importante che offrono le piante è l’evapotraspirazione, ossia il passaggio dell’acqua che dal terreno va alle foglie. Grazie a questo fenomeno l’acqua evapora, questo consiste in un passaggio di energia che viene scaricata attraverso il calore latente di evaporazione, ossia l’energia che occorre per far passare l’acqua dallo stato liquido allo stato gassoso. Questo scambio di energia fa si che il calore si riduca. Va da sé che se noi togliamo questo fenomeno, la città senza l’evapotraspirazione, senza il verde, senza l’ombreggiamento, ha dei fenomeni di scambi di energia dovuti solamente al calore sensibile quindi banalmente due superfici che si trovano ad avere temperature differenti, tenderanno a raggiungere la stessa temperatura, quindi, non c’è un raffreddamento c’è semplicemente uno scambio di temperature. In termini di questo scambio il verde aiuta molto.
Noi, ad esempio con gli studenti, utilizziamo un software (Envi-met) che permette di riorganizzare l’ambiente urbano a livello architettonico e di materiali utilizzati e simulando anche il verde. Attraverso questo software abbiamo confermato quanto riportato all’interno della letteratura scientifica, ovvero quanto sono importanti le piante, quanto è importante il verde, la tipologia di piante e anche la disposizione delle piante, tutto questo fa la differenza. Sono diversi i fattori che si devono tenere in considerazione durante una progettazione. Bisogna fare arrivare questo messaggio alle istituzioni.»
Esistono piante, che sono migliori di altre in funzione delle aree verdi?
«È stato dimostrato che alcune piante hanno un’efficienza superiore. Abbiamo fatto una simulazione a San Benedetto del Tronto, famosa come la riviera delle palme, il Comune aveva pensato di rimuovere un viale alberato con dei pini per sostituirlo con delle palme. Dalle simulazioni attraverso il software di cui abbiamo parlato precedentemente è emerso come la palma andava a peggiorare di molto la situazione microclimatica di temperatura all’interno di quel viale. Questo era dovuto a due ragioni principali, la prima è la superfice fogliare, la seconda è la superfice della chioma della pianta se c’è una chioma rada, c’è meno copertura, la palma rispetto al pino ha una chioma rada, non ha il fenomeno di ombreggiamento favorito dal pino, e in più ha una superfice fogliare limitata, dunque l’evapotraspirazione è minore.»
Quindi è importante sia la struttura della pianta, ma anche la tipologia della foglia?
«Non solo bisogna analizzare l’albero per comprendere se quest’ultimo rappresenti la soluzione migliore, ma anche per capirne il giusto posizionamento. Con il nostro gruppo di ricerca ci stiamo occupando di alberi all’interno di un parcheggio a Castelfidardo, Abbiamo studiato diversa disposizione per vedere quali erano i risultati più efficienti. Lo scopo però è anche quello di mantenere l’utilità dell’ambiente sul quale stiamo lavorando. Se parliamo di un parcheggio, come in questo caso, noi teniamo in conto sì il verde, ma non possiamo creare un bosco, perché la funzione del parcheggio è posteggiare le auto.»
Come si può aumentare il verde all’interno delle città?
«All’interno di città molto sviluppate, può essere una buona idea introdurre aiuole, viali alberati, per non andare a intaccare l’ambiente urbano inserendo parchi. È evidente che se abbiamo una città densamente costruita che contiene superfici, palazzi, grattacieli diventa difficile inserire un boschetto o un parco. Però inserire dei viali alberati dei percorsi verdi è una soluzione possibile e anche un’idea per aumentare la biodiversità. Diciamo che mi viene in mente una situazione simulata per il comune di Senigallia, ci ha contattato la popolazione, perché a seguito di lavori per migliorare le strutture sotterranee, che prevedevano il rifacimento del sistema fognario e altri interventi, l’amministrazione della città ha scelto di demolire un intero viale con dei pini creando di fatto una situazione tragica. la cittadinanza non era contenta. Io direi che la soluzione migliore è quando ci sono già da fare degli interventi di risanamento urbano, in quel caso, all’interno della fase di progettazione, si può andare ad inserire del verde. Anche se per le Istituzioni l’interesse principale è l’utilità e la massima efficienza. Attraverso la programmazione manteniamo lo scopo principale dell’area, andando ad introdurre il verde.»
Come si possono sensibilizzare i giovani, su questo tema?
«Secondo me già il fatto che ci si interessi all’argomento è già un punto di partenza. Non conoscere l’esistenza di questo argomento, ti porta a non pensarci. Per cui anche leggere riguardo questo tema è un punto di partenza. Io sono sempre dell’idea che i ragazzi devono essere messi sempre davanti a risultati ottenuti. Bisogna far conoscere i giovani l’importanza del verde, che fa anche bene al microclima e anche fisiologicamente. Il verde ha un impatto positivo sull’essere umano. Bisogna far vedere esempi virtuosi di pianificazioni che prevedano il verde.»
Esistono delle azioni concrete che si possono fare?
«Sicuramente Rispettare ambienti e spazi. Bisogna seguire l’esempio dei cittadini di Senigallia. Interessarci all’ambiente che ci circonda perché è casa nostra. Dobbiamo rimanere interessati, agire se qualcosa non ci piace. Il mio consiglio è informarsi su questi argomenti e se si ha un giardino, piantare alberi».
La Regione Marche rispetto ad altri territori all’interno dell’ambito “aree verdi” come si posiziona?
«Dipende molto dalla conformazione dell’area. Noi nelle Marche abbiamo un territorio molto eterogeneo, abbiamo mare collina montagna, moltissime zone rurali. Eccetto le città più grandi e edificate, come ad esempio il centro di Ancona, direi che le Marche se la cavano a livello di Regione la città non ha problemi come ad esempio Milano. C’è da dire che Ancona è ambivalente, ci sono molti parchi che contribuiscono alle zone verdi, ma se poi ci spostiamo in zone più centrali come ad esempio piazza Cavour, vediamo che è molto edificata e con poco verde. Una soluzione è mettere vasi con delle piante, muri verdi, tetti verdi, alcune cose per i centri città le stanno studiando. Può aiutare sicuramente anche cambiare il tipo di materiali, utilizzare ad esempio dei mattoni, che respirano filtrano. A volte però è difficile intervenire all’interno di un centro storico, ad esempio nel centro di Ascoli è difficile intervenire anche aggiungendo muri o tetti verdi ci sono tante regolamentazioni che riguardano i centri storici. A volte l’intervento è complicato anche da studiare, per questo è Importante sensibilizzare sull’argomento.»
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