Logistica, nelle Marche un addetto
su 5 ha lavorato senza contratto
e con mansioni pericolose

ANCONA – E’ quanto emerge dall’indagine, commissionata dalla Cgil Marche in collaborazione con Filt Cgil e Nidil Cgil nazionale, presentata questa mattina. L’apertura dell’hub Amazon nell’interporto di Jesi avrà un forte impatto a livello di assunzioni con una previsione di circa 800 posti di lavoro

Il tavolo dei relatori che hanno presnetato l’indagine sulla logistica realizzata da Vittorio Lannutti e commissionata da Cgil Marche

Migranti, logistica e piattaforme informatiche: 1 su 5 ha lavorato senza contratto svolgendo mansioni pericolose, 1 su 4 dichiara di essere stato discriminato, quasi la metà ha problemi fisici per rispettare i ritmi di lavoro. È quanto emerge dall’indagine, commissionata dalla Cgil Marche in collaborazione con Filt Cgil e Nidil Cgil nazionale e realizzata da Vittorio Lannutti, docente di Sociologia dell’ateneo feltresco e della Politecnica delle Marche. I risultati della ricerca sono stati illustrati oggi nel corso del convegno “Il prezzo della consegna: logistica, piattaforme e sfruttamento del lavoro migrante nelle Marche”, in programma ad Ancona, presso la sede della Cgil. Con l’introduzione di Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil, sono intervenuti: Vittorio Lannutti, docente Sociologia ateneo Urbino e Politecnica delle Marche, Stefano Malorgio, segretario generale Filt Cgil nazionale, Andrea Borghesi, segretario Nidil Cgil nazionale. Le conclusioni sono state affidate a Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche. «Il lavoro migrante è ancora segnato da disuguaglianza e marginalizzazione – spiega in una nota Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche – fino a includere vere e proprie forme di sfruttamento con lavoro grigio, nero e violazioni di orari nonché rispetto delle norme di salute e sicurezza».

Nelle Marche sono circa 3300 le aziende della logistica con circa 15mila addetti: secondo i dati della regione Marche, nel primo trimestre 2024, erano 8722 i migranti presenti nel settore “trasporti e magazzinaggio”, secondo la codifica Ateco 2007, di cui 6558 non comunitari, 2047 cittadini europei e 117 con cittadinanza non definita. La ricerca realizzata è stata effettuata su un campione di 189 lavoratori di cui il 92% uomini, 6% donne Il 62% ha meno di 50 anni. La nazione più rappresentata è il Perù con l’11,4% seguita dal Ghana, 9,1%, Romania, 8%, Pakistan,7,4%, India, 6,9% e Senegal, 5,7%. Il 41,7% è impiegato nel settore da meno di 5 anni, la maggior parte degli intervistati lavora in una piccola o media azienda della logistica, 43,3%, più di un quarto, il 26,4%, per una multinazionale, il 14% in un’azienda di servizi vari tra cui la logistica, il 13,5% per una cooperativa e il restante 2,8% per un’agenzia per il lavoro. La maggior parte degli intervistati, il 76,5%, è stabilizzato in quanto ha un contratto a tempo indeterminato, il 21,9% è a termine, l’1,6% ha un contratto a chiamata.

Per quanto riguarda le retribuzioni, la maggior parte, il 32,6%, guadagna tra i 1601 euro e i 1800, il 23,4% guadagna meno di 1400 euro. Per lo più, hanno basse qualifiche: il 69% è magazziniere, il 20,3% trasporto merci, 8,6% ultimo miglio. In tema di discriminazione, per l’86% non c’è il caporalato nella propria azienda, 1 lavoratore su 4 dichiara di essere stato discriminato. Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, il 78,6% non ha mai lavorato senza contratto, 1 su 5 ha lavorato senza contratto svolgendo mansioni pericolose, il 43% dichiara di avere problemi fisici per rispettare i ritmi di lavoro. Secondo il 61,6%, il sindacato cui sono iscritti fa tutto quello che può, l’89,4% ritiene utile la presenza del sindacato in azienda.

Dalle interviste ai testimoni privilegiati, emerge che l’apertura dell’hub Amazon nell’interporto di Jesi avrà un forte impatto a livello di assunzioni con una previsione di circa 800 posti di lavoro. Tuttavia si tratterà di contratti flessibili. Amazon tende a reclutare lavoratori svantaggiati, disoccupati di lungo periodo e persone a basso livello di istruzione. In ogni caso, occupazione temporanea visto che la durata media di permanenza di un lavoratore in un magazzino Amazon è di soli 6 mesi.«L’apertura dell’hub di Amazon avrà ripercussioni su tutto il territorio – spiega Fontana – e conferma l’espansione della logistica nelle Marche. Per questo, è importante avviare un confronto con la Regione e le istituzioni locali così da garantire la massima integrazione e trasparenza. Fondamentale sarà anche la formazione, a partire dai corsi di lingua ma anche su sicurezza e diritti lavorativi».

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