di Sabrina Marinelli
E’ stata rinviata al 15 aprile la decisione del Tar Marche sul ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste senigalliesi contro il progetto del nuovo ponte Garibaldi.
Ieri si è tenuta l’udienza per discutere nel merito ma una mossa della struttura commissariale, compiuta martedì, ha indotto le associazioni, capitanate da Italia Nostra, a chiedere tempo. «Il rinvio è stato richiesto dai nostri avvocati – spiega Marco Lion, presidente di Italia Nostra Senigallia –, in quanto il vicecommissario delegato per gli eventi meteorologici di settembre 2022 ha trasmesso, nella giornata immediatamente precedente alla riunione del Tar, un parere del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici a cui, per la tempistica scelta, non si poteva necessariamente controdedurre senza un congruo approfondimento e una riflessione sul tema sollevato».
Per Italia Nostra, che ha raccolto 10mila firme contro il progetto approvato dalla struttura commissariale, di cui è soggetto attuatore Anas, la richiesta che il vicecommissario ha inoltrato lo scorso mese di luglio al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è tardiva.
Non è, infatti, compresa nella documentazione istruttoria allegata all’approvazione del progetto definitivo del Ponte Garibaldi, con decreto del 27 gennaio 2025 e nemmeno nel progetto esecutivo approvato con decreto del 1° aprile 2025.
«Ma soprattutto la richiesta di indicazioni dà una confusa e falsa rappresentazione della realtà – insiste Lion -. La questione centrale è la ricostruzione dello storico Ponte Garibaldi nella sede originaria. Il vicecommissario Babini sta cercando di mettere una pezza a una decisione presa senza avere la cognizione esatta di quello che si poteva fare. Per questo ha fatto una domanda che già conteneva una risposta. Ha chiesto lumi su quello che ha fatto e poteva chiederli sicuramente prima».
Il nodo è il franco idraulico, che obbliga a realizzare il nuovo ponte più alto del precedente, e la possibilità o meno di poter ricorrere ai martinetti, che consentirebbero di alzare la struttura in caso di piena.
«Nel leggere la richiesta e la risposta – insiste Lion – cadiamo veramente nel ridicolo internazionale, secondo loro l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui non è possibile costruire ponti che si sollevano». Adesso che succede? I lavori andranno avanti lo stesso? E se ad aprile il Tar dovesse dare ragione alle associazioni? Mentre la strutturale commissariale valuterà con il Comune come procedere, Italia Nostra mette in guardia. «Se il Tar dovesse dare ragione a noi – conclude – qualcuno si assumerà in proprio le spese fatte con soldi dei cittadini».
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