Romano: «La mia candidatura?
Un atto d’amore per la città»

SENIGALLIA - L'11 gennaio affronterà Lion e forse anche Campanile. «Sono entrambi persone di valore. Al di là dei nomi, però, se gestite con intelligenza, forniscono un grande valore aggiunto in termini di partecipazione e di scelta»

Dario Romano

di Sabrina Marinelli

Il Comune di Senigallia al voto in primavera per eleggere il consiglio comunale e il primo cittadino. Il Pd ha scelto l’attuale capogruppo Dario Romano che dovrà affrontare le primarie di colazione del centrosinistra. Dario Romano, perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Credo che Senigallia abbia bisogno di tornare a immaginare il proprio futuro con coraggio, visione e radicamento nella realtà. Non mi muove l’ambizione personale ma il desiderio di costruire, insieme, una città più giusta, più vicina alle persone e più capace di rispondere alle sfide che ci aspettano: dal cambiamento climatico alla coesione sociale, dalla qualità urbana alla partecipazione. È un atto d’amore per la città, che mi è stato richiesto da tantissime persone, soprattutto fuori dai partiti».
Prima, però, dovrà affrontare le primarie di coalizione, la spaventano?
«Le primarie sono da sempre uno strumento di selezione della classe dirigente. In questi giorni si sta mettendo a punto l’aspetto organizzativo, con lo svolgimento previsto per domenica 11 gennaio. Avrei preferito si fossero svolte prima ma qualche partito ha rivendicato la possibilità di scegliere il proprio candidato con più tempo. È il caso di Marco Lion, iscritto ai Verdi di lungo corso, che ha fornito la propria disponibilità ai giornali».
Affronterà sicuramente Lion, forse anche Campanile, quale dei due teme di più?
«Se Gennaro Campanile si dovesse rendere disponibile, sarebbe anche lui un valore aggiunto e sanerebbe in qualche modo la situazione del 2020».
In che senso?
«Nel 2020 purtroppo uno degli errori principali è stato quello di non fare le primarie e di non coinvolgere la città dopo 20 anni. Giusto, quindi, lavorare nella direzione della partecipazione e del coinvolgimento del popolo del centrosinistra».
Li teme o no?
«No, sono entrambi persone di valore. Al di là dei nomi, però, le primarie, se gestite con intelligenza, forniscono un grande valore aggiunto in termini di partecipazione e di scelta. La destra si sognerebbe di farle, anzi, nemmeno le immagina».
Se dovesse vincerle si troverebbe a sfidare Olivetti (se non si candideranno anche altri), come la vede?
«Cinque anni di amministrazione con 30 milioni di Pnrr sono tanta roba, a livello di risorse. Abbiamo visto tanti lavori e manutenzioni effettuate ma il tutto sembra sempre slegato da un filo conduttore. Ciò che si percepisce, nei cittadini, è che si è fatto ciò che si doveva fare, con le risorse che si avevano a disposizione ma non si sono gettate le basi per la Senigallia del 2050».
Come risponde a chi la identifica come un “vecchio” amministratore essendo stato già presidente del Consiglio?
«Dico che il vero “vecchio” non è chi ha esperienza ma chi non ha idee nuove. Io porto con me un bagaglio di conoscenza ma anche la libertà di chi non ha ambizioni personali da realizzare. Non voglio ricoprire un ruolo, voglio essere utile. La mia è una candidatura per aprire, non per conservare: per coinvolgere nuove energie, costruire ponti tra generazioni e restituire alla politica senso, ascolto e visione. Alle primarie porteremo avanti un progetto di vero rinnovamento, vedrete diversi volti nuovi sia nelle facce che nei contenuti, è lì che si marcherà la differenza rispetto al passato».
Perché i senigalliesi dovrebbero votarla?
«Il nostro obiettivo è immaginare, progettare e costruire la Senigallia del 2050, una Senigallia dove si viva bene, insieme e vicino. Abbiamo una visione, siamo innamorati della nostra città e vogliamo portare avanti tutti quei temi che sono stati messi ai margini in questi anni di Amministrazione Olivetti, in primis lo sport, il sociale, la partecipazione e una nuova visione urbanistica improntata sulle relazioni. Il nostro progetto sarà umile ma ambizioso, perché Senigallia è la prima città turistica della regione, uno dei riferimenti nazionali per il turismo e non solo. E’ lì che dobbiamo riportarla».
Le sue priorità nel caso venisse eletto sindaco?
«La casa è al primo punto, vista l’emergenza abitativa che riguarda l’Italia e anche Senigallia. Dovremo trovare modalità innovative, con il pubblico in testa, per governare questi processi e dare alloggi accessibili alle persone bisognose e alle giovani coppie, oltre che il contrasto alla speculazione immobiliare. Poi la sanità, argomento centrale nell’agenda politica, con un’attenzione al territorio e soprattutto alle fragilità delle persone più anziane. Ridare sicurezza idrogeologica alla città con interventi strutturali veri: vasche di espansione, manutenzione dei fossi, agricoltura rigenerativa e stop a soluzioni parziali e sbagliate. Lo sport, che deve essere per tutti: la situazione dell’impiantistica e della gestione dei rapporti con le società è ai minimi storici, vedi la vicenda dello stadio, della piscina delle Saline. Poi c’è il sociale, con un’attenzione che deve essere rinnovata per le fasce più deboli ed emarginate, così come al lavoro, che deve essere di qualità e non sfruttato. Ritengo poi che ci debba essere una nuova fase sull’urbanistica cittadina, che dovrà tenere conto del valore della prossimità e delle relazioni. Mettere al centro i rapporti tra le persone dovrà essere uno dei primissimi punti. Così come la partecipazione dei cittadini, messa ai margini da questa Amministrazione. Ultimo ma non per importanza: il ponte Garibaldi. Così non è accettabile, va rivisto il progetto nella sua interezza, come già rivendicato in tutte le sedi istituzionali a partire dal Consiglio Grande».

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