di Sabrina Marinelli
Avviato l’’iter per presentare una proposta di legge d’iniziativa popolare per istituire il reato di bullismo. Una procedura lunga e complessa ma necessaria per l’avvocato Pia Perricci che, nel corso di una conferenza stampa, ne ha illustrato i passaggi insieme ai genitori di Leonardo Calcina. E’ per lui, il 15enne che si è tolto la vita il 13 ottobre 2024, e quanti sono stati vittime di bullismo e lo saranno ancora in futuro. «Abbiamo costituito un comitato e il 10 gennaio andremo a depositare la documentazione in Cassazione – spiega il legale della famiglia Calcina -, seguiranno le verifiche del caso poi verrà pubblicata in Gazzetta e da quel giorno avremo sei mesi di tempo per raccogliere le 50mila firme necessarie. Noi, però, ci siamo posti come obiettivo di arrivare a 60mila per stare più tranquilli perché qualche errore ci può sempre essere».
In ogni Comune si potrà andare a sottoscriverla. Scaduti i termini verranno verificate le firme e, se non ci saranno problemi, la proposta di legge verrà depositata in Parlamento. Ci sarebbe però un modo per fare prima. «Se qualche parlamentare prendesse a cuore l’iniziativa – interviene Francesco Calcina, padre di Leonardo – mi rivolgo in particolare a quelli marchigiani, potrebbe facilitarci le cose perché potrebbe portare a Roma la proposta di legge presentandola direttamente. Come referente dell’educazione stradale del Comune di Senigallia sono in costante contatto con le scuole e vedo cosa non va. Non credo sia cambiato molto dopo la morte di Leo, quindi tentiamo una strada difficile ma da qualche parte bisognava comunque partire perché occorre mettere dei limiti e delle regole per arginare questo fenomeno». Nella speranza che qualche parlamentare accolga l’appello e faccia propria la proposta di legge, il comitato proseguirà nel percorso tracciato.
Ne fanno parte quattordici persone tra avvocati, rappresentanti di reparti di artiglieria ed esercito, esperti, familiari di giovani vittime di bullismo, tra cui la mamma di Leo, poi ancora Paolo Baldini, protagonista della pedalata Montignano-Roma, che si è svolta lo scorso weekend, oltre alla studentessa Clara Anna Santella, vincitrice della borsa di studio “Io non bullo” organizzata dall’associazione Mani in Alto. «Non si nasce bulli ma ci si diventa per vari motivi – prosegue l’avvocato Pia Perricci – e uno degli obiettivi è anche quello di istituire delle regole, all’interno di ogni istituto, e dei percorsi per bulli e famiglie oltre alla protezione per le vittime. Nella proposta abbiamo individuato il reato di bullismo, il 612 quater, con pene fino a tre anni di reclusione e una serie di aggravanti, dalla minore età, al bullismo di gruppo, alla diffusione di video e audio della vittima. Poi prevediamo altre fattispecie come l’istigazione al bullismo e il cyberbullismo». La proposta di legge deve portare il nome di Leonardo Calcina poi su altri dettagli l’avvocato è disponibile a confrontarsi per eventuali modifiche.
«Stiamo cercando di tutelare i nostri ragazzi – dice Viktorja Romanenko, la mamma di Leo -, il problema è così grave che dobbiamo dare alle scuole il modo di reagire perché adesso chi deve difenderli ha le mani legate. Proviamo a cambiare la società. Molti mi scrivono, sono genitori, nonni oppure gli stessi ragazzi ma non so come aiutarli. Dopo di Leo ci sono stati altre morti, dobbiamo fermare questa piaga dando sostegno e aiuto anche alle scuole». Del comitato fa parte anche Paolo Baldini, reduce dalla pedalata contro il bullismo lo scorso weekend. La figlia era amica di Leo, ha la stessa età. «Sono pronto a rifarne un’altra se servirà – commenta –, è stata dura ma con molte soddisfazioni. Ho incontrato diverse persone, tra cui un ragazzo che ha subito bullismo. Lo costringevano a mangiare la focaccia con le graffette della pinzatrice dentro poi lui ha risolto da solo ma non tutti riescono. Molti mi hanno aiutato, non ci sono solo i bulli e le difficoltà le ho superate con l’aiuto degli altri».
La decisione di procedere in maniera autonoma nasce dall’indifferenza trovata nel corso della pedalata, sia in alcuni comuni dove ha fatto tappa, che a Roma dove la lettera dei genitori di Leo con la proposta di legge è stata consegnata ma non nelle mani del presidente Mattarella, della premier Meloni e dei Ministri Nordio e Valditara come avrebbero desiderato. In conferenza stampa è stato raccontato anche un dietro le quinte per ringraziare il vicesindaco di Orte e il comandante della Polizia locale. La diretta social si era interrotta con Paolo Baldini, la mamma di Leo e l’avvocato, che l’avevano seguito in auto, mentre entravano in Comune salendo e scendendo le scale perché era chiuso. Sembrava un altro silenzio istituzionale già sperimentato a Nocera Umbra, Foligno e Spoleto ma non era così. «In realtà poi abbiamo incontrato un agente che ha chiamato il comandante – racconta l’avvocato – e ci ha raggiunto con il vicesindaco quando stavamo andando via. Eravamo già in auto. Non avevano visto la Pec in cui avvisavamo che saremmo arrivati, c’è stato un disguido, e li ringraziamo molto per l’accoglienza».
Presenti alla conferenza stampa, che si è svolta nella sala conferenze del Comune di Senigallia, anche il presidente del consiglio comunale Massimo Bello, l’assessore alle Frazioni Gabriele Cameruccio e il regista Gabriele Ogiva che proprio sul bullismo, subito dalla figlia, ha incentrato il suo ultimo film.
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