Tavolini e pentole davanti al Comune,
la protesta dei ristoratori:
«Siamo a pezzi» (Foto)

ANCONA - Presidio simbolico questa mattina di alcuni rappresentanti del movimento BRUM. Nel mirino i ristori, non ritenuti adeguati e non arrivati a tutti i richiedenti. Mimmo Andreatini, della trattoria Clarice: «Non vogliamo elemosine ma sgravi sostanziosi e diversificati, anche per pagare le utenze»

Il presidio in municipio

di Giampaolo Milzi (foto di Giusy Marinelli)

Le loro attività commerciali sono appese a un filo, e allora stamattina a partire dalle 10 hanno “ruggito di rabbia” e fatto “Brum”, acronimo che sta per Baristi e ristoratori uniti delle Marche. Vivace e originale, nonostante l’incubo di chiudere bottega in tempi di perdurante pandemia da Covid, il sit-in messo in scena ad Ancona davanti al palazzo del Comune, in piazzale XXIV Maggio. Protagonisti una decina di esercenti del settore, tutti anconetani, all’insegna di slogan come “Sostegni indegni” e “Tu ci chiudi tu ci paghi”, rivolti principalmente al Governo nazionale, e decisi a tornare in strada presto. Già, i sostegni da Roma, bollati come “briciole” e tra l’altro «non per tutti, in quanto molte attività sono state completamente e ingiustamente escluse a causa di banali dimenticanze o cavilli burocratici. – ha gridato al megafono Daniele Pietroni, anima e cuore del bar Zazie di corso Mazzini -. E i soldi percepiti non sono pari al 40-50-60% del fatturato come dicono i ministri, ma appena del 2-6%. Inoltre è il colmo, quei soldi li hanno calcolati senza tener conto delle nostre spese d’impresa». «Ristori adeguati, soprattutto per chi ha ricevuto meno del 30% o ha aperto da poco, reintroduzione del credito di imposta sugli affitti» le richieste a Draghi & C; mentre agli enti locali l’appello ad introdurre «sgravi fiscali per le varie imposte comunali e regionali», come si legge in un volantino distribuito nella zona del presidio dotata dai portavoce Brum di un simpatico arredo scenografico: sedie e cinque tavolini, per servire cibi finti, di plastica, e alcuni attrezzi del mestiere, come un grande forno a microonde e una pentola. Tra cartelli e slogan, spiccava la scritta “Una data non basta!”. Un riferimento critico ai sindacati di categoria. «Certo, vogliamo riaprire e lavorare sapendo quando, ma è ancora più importante il come ripartire, la manifestazione di Confesercenti e Confartigianato è stata una protesta per modo di dire» ha detto Mimmo Andreatini, titolare della trattoria Clarice. Perché? «Perché appunto un giorno di mobilitazione non basta, né basta puntare sul giorno fissato al più presto per tornare a lavorare, i sindacati non hanno sbattuto i pugni sul tavolo di confronto col Governo per rivendicare non elemosine, ma sgravi sostanziosi e diversificati, anche per pagare le utenze». Tasse, bollette e affitti stanno in effetti strangolando bar e ristoranti.
E molti, troppi hanno già esalato l’ultimo respiro. Confcommercio ha stimato che sono 390mila le imprese del comparto hotel, ristoranti e catering, aziende dell’indotto comprese, che hanno chiuso definitivamente l’anno scorso. Mentre l’Istat valuta un 45% di imprese con meno di 10 dipendenti “a rischio strutturale”. Dati nazionali, ma realistici anche per Ancona e le Marche. «Ne so qualcosa io, costretto a tirare giù la saracinesca per sempre. – ha testimoniato Daniele Quacquarini, che per anni ha mandato avanti il Car Bar in via Valle Miano – Anche perché a causa del Covid hanno chiuso le tre palestre e la sede di Poliarte vicine al mio esercizio, e ciò ha comportato un calo della mia clientela dell’80%». C’è poi chi è stato particolarmente sfortunato, come Laura Innami, che aveva iniziato a lavorare al Bistrot Vagamondo di piazza del Plebiscito: «Il locale è nato alla fine di gennaio 2020, e poche settimane dopo è arrivato il Covid. Risultato: da allora è stato aperto solo 6 mesi e i titolari hanno percepito ristori per appena 6.000 euro». E non finisce qui. Secondo il Brum «l’assenza delle istituzioni nel darci davvero, concretamente una mano favorisce il dilagare di racket ed usura anche nel nostro territorio». Ne è prova ciò che è capitato a Massimo Sturani, del Maxi Bar di via Maggini: «Un paio di mesi fa sono entrati due tizi dall’atteggiamento sospetto, hanno preso il caffè, abbiamo iniziato a chiacchierare, ma poi ho tagliato corto perché ho capito dove volevano andare a parare….». Dove? «Propormi un prestito a tassi illegali». Su questo caso, e probabilmente su altri, hanno indagato e stanno indagando carabinieri e guardia di finanza. La notizia è rimbalzata sui social media. «Meglio così, perché soprattutto i collegi più giovani e inesperti possono cadere in trappola», ha sottolineato Sturani. Con lui e i colleghi citati, stamattina al sit-in c’erano anche gli esercenti di altri locali: il Donegal Irish Pub, il Bar Pinocchio, il “Pippo Bar, il ristorate Do’ Vizi, il pub Gasoline. Quelli del Brum, che hanno la loro pagina Facebook e la chat su WhatsApp non molleranno, torneranno a manifestare, “perché una data non basta!”

Daniele Pietroni

Corrado De Sanctis (Gasoline)

Mimmo Andreatini

Massimo Sturani

Giovanna Burattini (Bar Pinocchio)

Alice Daniele (Clarice)

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