di Giampaolo Milzi (foto Giusy Marinelli)
L’annunciata onda di protesta propositiva per la riapertura, dopo quasi sei anni, della Stazione ferroviaria marittima di Ancona è arrivata puntuale stamattina in porto. Quando alle 11 davanti e sotto le pensiline della moderna struttura (con vari binari e banchine) si sono presentati una cinquantina di manifestanti.
Quelli che hanno riposto all’appello di 6 soggetti pubblici tra associazioni e partiti – Italia Nostra, Legambiente, aps Portonovo per Tutti, Comitato Mezzavalle libera, Movimento 5 Stelle, Altra Idea di Città, Democrazia collettiva – per “il ripristino del collegamento su ferro con la Stazione centrale (piazza Rosselli, ndr.)”, un’operazione “dai costi non proibitivi, e dalle ricadute positive per gli anconetani, i pendolari e i turisti, anche nella prospettiva di realizzare finalmente il link ferroviario tra con l’Aeroporto regionale Raffaello Sanzio di Falconara e dl completare il progetto per la metropolitana di superficie (“Uso metropolitano della ferrovia”, ndr.)”. Progetto avviato nel 1994 con un accordo di programma tra Regione, Provincia di Ancona, Rete ferroviaria italiana (Rtf) e addirittura 32 Comuni dell’area urbana di Ancona – di cui la Stazione marittima era destinata a costituire uno snodo fondamentale (snodo approvato nel maggio 1998) – ma realizzato solo il parte, col risultato di una marea di soldi pubblici sprecati, come minimo 2 milioni d euro.
Concetti e analisi ribaditi dai manifestanti – tra questi anche l’assessore ai Trasporti del Comune di Fabriano, Ioselito Arcioni – che hanno impugnato il microfono durante il presidio protrattosi fino a mezzogiorno.« Il ripristino di questa stazione come capolinea del tratto stazione Centrale Ancona Nord e porto è assolutamente necessario – ha detto Maurizio Sebastiani, presidente della locale sezione di Italia Nostra – per vari motivi: la grande utilità per i pendolari, che in una media di 800-1000 al giorno usavano questo link di treni a zero impatto ambientale per e da, in sostanza, il centro del capoluogo regionale (a poche decine di metri, in piazza Kennedy, c’è una strategica fermata degli autobus, ndr.); questa stazione nello scalo portuale deve tornare ad essere un capolinea del noto progetto per la Metro di superficie, per cui a suo tempo furono stanziati molti milioni di euro in base a un accordo tra Regione e Provincia, con molti di questi fondi che erano stati spesi per l’adeguamento di alcune stazioni nel percorso tra Falconara- Stadio (con fermate anche a Falconara-Aeroporto, Falconara Centrale, Palombina, Torrette, Ancona Stadio, Varano) fino alla zona Ikea all’Aspio nel comune di Camerano, dove proprio l’Ikea aveva contribuito con 350mila euro per la fermata attrezzata; Stazione marittima di Ancona e metro di superficie devono rientrare in una strategia da definire per la generale mobilità futura più snella, dolce, capace di abbattere l’inquinamento, del porto dorico; una strategia che deve includere lo spostamento dei traghetti alla Banchina Marche (ad ovest, ndr.) e la pedonalizzazione e massima apertura possibile del’area storica che dello scalo portuale».
D’accordo Daniela Diomedi, consigliera comunale del M5S, che ha citato dati emblematici: «Prima della sciagurata decisione di chiudere, qui passavano ben 38 treni al giorno, per un costo di 800mila euro annui a carico della Regione nell’ambito dell’accordo sul Trasporto pubblico locale». Per rimettere in funzione il tratto Stazione Marittima-Stazione centrale ad Ancona servirebbero circa 3 milioni e mezzo di euro, ma come abbiamo spiegato è una spesa foriera di enormi benefici, per anconetani, pendolari e lavoratori in genere, turisti. A gonfiare l’onda movimentista per “resuscitare” la Stazione Marittima, le recenti dichiarazioni favorevoli del governatore della Regione, Acquaroli, appoggiato dal direttore di Aerdorica Marco Morriale. «Dopo che l’assessore al Porto del Comune di Ancona aveva addirittura chiesto che fossero smantellati i binari da qui, in porto, fino alla Stazione Fs di Ancone centrale», ha osservato Sebastiani. Ma come e perché era stata decisa la condanna a morte della Stazione Marittima, con “sentenza eseguita” tra il 13 dicembre 2015 e gli inizi del 2016? Il fortissimo input era arrivato da Rtf che, che mossa dall’esigenza di mettere in sicurezza il tratto in link con Ancona Centrale – esigenza che avrebbe comportato la chiusura dei passaggi a livello per ben 7 minuti, rispetto ai 60 secondi ordinari, oltre alla predisposizione di reti di protezione dei binari – aveva considerato i costi troppo alti. Da qui la delibera di chiusura della Giunta regionale (guidata allora da Ceriscioli, dopo un infuocato dibattito nell’assemblea legislativa delle Marche), «con pieno assenso dell’Autorità Portuale e della Giunta comunale di Ancona», ha ricordato la Diomedi. Non si contarono le proteste. Tra i dissenzienti, oltre al M5S, il consigliere comunale della lista civica Sessantacento, Stefano Tombolini, il gruppi consiliari Sel e La Tua Ancona, Rifondazione Comunista, Italia Nostra, Legambiente, Acu Marche e molte associazioni ambientaliste, con relativa raccolta di tantissime firme.
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