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«Ho sparato per spaventarlo,
non volevo uccidere mio figlio»

IN AULA - La testimonianza del 73enne Loris Pasquini, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola lo scorso 29 marzo Alfredo, nella loro abitazione di Roncitelli di Senigallia. «Ho saputo che era morto quando ero già in caserma, non ho mirato. Quel giorno era arrabbiato con me, era una belva, volevo solo che la smettesse»

Loris Pasquini

 

«Non ho mirato, ho sparato un colpo solo per spaventarlo. Non volevo uccidere mio figlio Alfredo». Così il 73enne Loris Pasquini oggi in aula nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise che lo vede sotto accusa per aver ucciso il figlio 26enne, lo scorso 29 marzo, all’interno della loro abitazione di Roncitelli di Senigallia. L’imputato, attualmente agli arresti domiciliari, è accusato di omicidio volontario.   La prima domanda del pm Paolo Gubinelli nei confronti di Pasquini: «E’ stato lei ad uccidere Alfredo?» «Purtroppo sì. Quel giorno ho avuto paura di essere sopraffatto, lui mi intimidiva, era arrabbiato con me, determinato a farmi male» ha detto l’imputato, ricordando di quel pomeriggio in cui i due avrebbero litigato, fino all’epilogo finale, con l’esplosione di un colpo di pistola, detenuta irregolarmente dall’imputato e «comprata per difesa personale».

Alfredo Pasquini

Alfredo  era conosciuto al Centro di Salute Mentale e titolare di una pensione di invalidità per i suoi problemi psichici.  «Quel giorno – ha detto il 73enne – è stato l’unico momento della mia vita in cui non sono stato in me. Mio figlio, che era una belva, non sapeva che io detenessi un’arma, non ho mirato alcun punto. Ho sparato solo per spaventarlo, per fargli capire che ero armato. Non ero certo in grado di affrontarlo fisicamente, a mani nude». Si sarebbe difeso dopo un’aggressione subita col bastone. «Alfredo era alterato, parlava di questione economiche, voleva soldi. Ha preso un bastone per colpirmi, mi sono protetto con il braccio, tanto che l’orologio da polso si è rotto. Nei mesi precedenti mi aveva colpito anche in testa». E ancora: «Perchè era aggressivo con me? Lui pensava che io fossi la causa di tutti i suoi guai, che l’avevo abbandonato». Per un periodo Pasquini si era trasferito in Thailandia, sposando una giovane donna. C’era poi stato il ritorno a Senigallia, a Roncitelli «per stare vicino ad Alfredo». «Ma lui mi dava sempre contro, io mai. Mi dava anche la colpa dei precedenti Tso». In passato, il 73enne aveva denunciato  il figlio per maltrattamenti in famiglia, scrivendo anche un esposto indirizzato alle forze dell’ordine e al sindaco di Senigallia per far presente la situazione che s’era creta in casa. Il giorno dell’omicidio non si sarebbe subito accordo delle gravità della ferita riportata dal figlio, alla base del collo. «Alle undici e mezzo di sera ho chiesto ai carabinieri come stesse mio figlio. E’ stato così che ho scoperto che era morto. Non mi ero neanche accorto che in casa c’erano tracce di sangue». 

(fe.ser)

L’ingresso della villetta di Roncitelli

 

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