Riaprono le discoteche ed è subito ballo. «Hanno messo a dura prova il settore dei locali di intrattenimento ma siamo ancora qui. Hanno tentato di ucciderci ma siamo fermi qui a mostrare il petto, ci rialzeremo e riprenderemo da dove abbiamo lasciato il nostro lavoro, perché abbiamo dignità da vendere. Mi sento di lanciare un ‘in bocca al lupo’ a tutti i colleghi e alle orchestre, ai lavoratori del nostro comparto». Questa volta sono venate di ottimismo ed entusiasmo le parole di Maurizio Casarola, presidente di Assointrattenimento Marche che, almeno oggi, mette da parte le polemiche dopo aver dato voce in questi due anni di crisi pandemica alla categoria dei locali da ballo, penalizzata dal perdurare dei contagi e dai provvedimento del Governo per contenerli.
Casarola è il titolare del ‘Melaluna Center Dance’ che questo pomeriggio a Castelfidardo ha riaperto i battenti dopo quasi 24 mesi di stop. «La sala da ballo al chiuso è stata aperta al 50% della capienza e si è riempita subito per circa un terzo della normale clientela. – racconta- Non c’è stato alcun problema nella verifica rigorosa dei green pass, delle mascherine nel rispetto delle regole. Molti mi hanno confidato di essere emozionati per questo appuntamento, Giovani e meno giovani ne avevano bisogno: anche per loro è stata dura dover rinunciare al ballo». Ballerini dai 45 ai 70 anni che sono scesi in pista oggi pomeriggio sulle note del gruppo musicale ‘Luca Bachetti’ e altri che si sono già prenotati per i prossimi eventi, programmati fino al veglione di Carnevale.
«In Italia il 30% delle imprese ha chiuso i battenti: 1000 aziende cancellate e 30.000 dipendenti a spasso – ricorda il presidente regionale di Assointrattenimento dati alla mano – In questi 24 mesi ne abbiamo viste di tutti i colori: non si balla, si consumano pasti e bevande solo seduti, ci si siede solo in 4 ogni tavolo, si fa quello che si vuole se ci si dichiara conviventi, mascherina no seduti, mascherina si in piedi, ingresso con green pass al chiuso, ingresso senza green pass all’aperto, e chi più ne ha più ne metta. Faccio osservare che i nostri giovani ed anche i meno giovani si nutrono della socialità che il nostro settore esprime. E’ ormai di pubblica evidenza il malessere dei giovani, che si esprimono con azioni al di fuori della normalità vedi rave party (incapaci di essere fermati dalle istituzioni) e risse organizzate attraverso i social network, ancorché in ritrovi in strutture private non agibili a pubblico spettacolo, in piazze e pubbliche vie per dare sfogo alla volontà di socializzazione».
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