
Cristian Moroni con Furia, la cavalla di 16 anni che lo accompagna nel giro d’Italia
di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)
Sembra un po’ un cavaliere medievale Cristian Moroni, 39 anni, sangue sardo e proveniente da Roccasecca dei Volsci, e proprio come un cavaliere ha intrapreso un’avventura in solitaria d’altri tempi, al fianco della sua cavalla Furia, un po’ cammino spirituale, un po’ wild spirit. Un viaggio lento lungo il perimetro dell’Italia.

L’arrivo a Civitanova ieri nel pomeriggio
Ma il suo non è solo un percorso per un’impresa che prima di lui nessuno ha compiuto, è un gesto di ribellione, un taglio netto col passato, con una vita che non si specchiava più con ciò che Cristian sentiva di voler fare. E allora il 24 maggio del 2021, dopo 4 anni di preparazione e il Covid ad interrompere momentaneamente i piani, è partito dal borgo del Lazio per percorrere lungo la costa tirrenica la prima parte del suo viaggio arrivando fino a Ventimiglia. Nei mesi più freddi ha affrontato l’arco alpino e prealpino arrivando al Vajont, passando per il confine francese, il Friuli, un pezzo di Slovenia e arrivando a Trieste.
Da qualche mese ha raggiunto l’Adriatico e oggi ha fatto tappa a Civitanova dove ieri notte è stato accolto dal centro ippico A briglie sciolte di Marco Pertecarini. Un’avventura romantica e al tempo stesso estrema, in solitudine, alla riscoperta di ciò che è essenziale, senza mezzi e sponsor che pagano o risorse finanziarie, ma solo con la voglia di arrivare al centro delle cose. Ed è lì che Cristian ha scoperto solo il buono che c’è e la grande umanità delle persone che in questi mesi e in oltre 2600 chilometri hanno accolto lui e Furia con generosità e amicizia sincera. «Il mio non è né un trekking né un viaggio – ci ha raccontato – è uno stile di vita, ho scoperto che è possibile vivere con poco, che l’amore e la generosità degli altri è importante. All’inizio erano tutti scettici, perfino i miei familiari, però ce l’ho fatta. Ci sono voluti 4 anni per prepararmi mentalmente e fisicamente e al termine di questa avventura non so dove deciderò di vivere, devo terminare il viaggio prima poi vedremo. Ho incontrato tantissima bella gente, gli italiani sono un popolo meraviglioso, ovunque andassi ci hanno accolto e provveduto alle nostre necessità».

Cristian Moroni assieme a Marco Pertecarini di “A briglie sciolte”
Un’impresa arrivata per sfuggire alla monotonia e alla noia di una vita che cominciava a stare stretta: Cristian Moroni così ha lasciato il suo lavoro di autista, gli affetti, una casa e ha scelto la libertà, dormendo all’aperto, in tenda finché le temperature lo hanno concesso e beccandosi a Venezia anche il Covid che lo ha costretto ad una tappa prolungata. Ora il piano di marcia che viene comunque programmato giorno per giorno prevede una nuova sosta a Porto San Giorgio al ritmo lento di 25, massimo 30 chilometri al giorno e una pausa più lunga a Pescare per recuperare forze ed energie. Nelle Marche la scoperta di un luogo del cuore in cui gli piacerebbe ritornare: «immaginavo che durante questo cammino un posto prima o poi mi avrebbe rapito. E quel posto è stato il Monte Conero. Mi sono fermato qui per un po’ di giorni in questo eremo in mezzo al monte e se penso ad un posto dove vorrei tornare e dove ho trovato la pace questo è proprio il monte Conero, qui si respira un’energia positiva particolare». Marco Pertecarini del circolo ippico ha accolto subito la richiesta di Moroni: «ieri mi ha scritto e avevo già sentito la sua storia, ne avevo letto in occasione della partenza e pur non seguendo tutte le tappe sapevo cosa stesse facendo, per cui quando ci ha contattato ne siamo stati felici. Cercava un posto poco lontano dalla costa e il circolo qui sopra Fontespina era l’ideale, spazio e foraggio ce n’è in abbondanza. Abbiamo dovuto fare un pezzo di statale ieri a causa dei lavori alle scogliere e quando è arrivato con l’imbrunire poteva essere pericoloso percorrere la statale così l’ho scortato in auto per sicurezza fino a qui, una bella esperienza anche per noi». Tra i prossimi obiettivi ora c’è un percorso ancora più ardito lungo la Route 66 e forse, in futuro, un libro.



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