Omicidio di Pamela, la Cassazione:
appello bis per violenza sessuale
Difesa Oseghale: «Può cadere l’ergastolo»

LA CASSAZIONE ha confermato oggi le responsabilità del nigeriano sull’omicidio della 18enne e rimandato alla Corte d’appello di Perugia per la sola contestazione della violenza sessuale

 

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Innocent Oseghale in aula nel processo d’appello

di Gianluca Ginella

«Annullata la sentenza limitatamente all’aggravante di violenza sessuale, resta confermato l’omicidio, però ora può cascare l’ergastolo per Innocent Oseghale, per noi difensori è una grande vittoria». Così l’avvocato Simone Matraxia che pochi minuti fa ha avuto notizia della decisione della Corte di Cassazione sull’omicidio di Pamela Mastropietro (l’udienza si è svolta oggi). I giudici hanno confermato la responsabilità di Oseghale nell’omicidio.

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Gli avvocati Simone Matraxia (a sinistra) e Umberto Gramenzi oggi davanti alla Cassazione

Il legale e l’avvocato Umberto Gramenzi, difensori di Innocent Oseghale oggi hanno partecipato all’udienza a Roma. E c’è stato un colpo di scena.

«I giudici hanno annullato la sentenza limitatamente all’aggravante della violenza sessuale e rinviato al tribunale di Perugia, hanno accolto le nostre richieste. La sentenza è stata annullata nella parte in cui è stato condannato per la violenza sessuale e a questo punto può cadere l’ergastolo».

Presenti all’udienza anche i famigliari di Pamela Mastropietro, che si sono costituiti parte civile con lo zio, Marco Valerio Verni. Al processo ci sono anche altre due parti civili, il comune di Macerata, tutelato dal legale Carlo Buongarzone, e il proprietario della casa in cui avvenne il delitto di Pamela, l’avvocato Andrea Marchiori. Pamela Mastropietro è stata uccisa il 30 gennaio del 2018. Pamela aveva incontrato Oseghale ai Giardini Diaz di Macerata e gli aveva chiesto se avesse dell’eroina. L’uomo, 33enne, aveva detto di non vendere quel tipo di droga e aveva chiamato un suo connazionale che aveva portato la droga e la ragazza aveva poi seguito Oseghale nella casa in cui l’uomo viveva in via Spalato. Da quella abitazione la ragazza non uscì viva. Il corpo fu fatto a pezzi da Oseghale che poi lo mise in due trolley che abbandonò a Pollenza, lungo via Dell’Industria.

(servizio in aggiornamento)

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Marco Valerio Verni, al centro, con i genitori di Pamela, Stefano Mastropietro e Alessandra Verni davanti alla Cassazione

 

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