
foto d’archivio
Minacce di morte, botte, ricatti hard e abusi sessuali: rinviato a giudizio un 40enne originario del Bangladesh, domiciliato poco fuori Ancona. L’uomo dovrà affrontare il processo a partire dal primo marzo del 2023. Cinque le accuse da cui dovrà difendersi: violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, lesioni personali e detenzione di materiale pedopornografico. I primi quattro reati hanno come vittima l’ormai ex moglie, una connazionale di 26 anni. La donna si è costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Calogiuri. Ha denunciato l’uomo nell’estate del 2019 e da allora si trova in una località protetta, lontano dall’imputato. I fatti sono riferibili ad episodi partiti nel 2018. Tra le mura domestiche, la 26enne avrebbe vissuto un inferno: ha denunciato minacce («Ora ti taglio il viso, così non ti sentirai più bella»), intimidazioni e umiliazioni.

L’avvocato Alessandro Calogiuri
Una volta sarebbe stata picchiata selvaggiamente, presa a pugni sul torace e trascinata per i capelli sul pavimento di casa. Era finita al pronto soccorso con una prognosi di 25 giorni. Stando all’imputazione, lui l’avrebbe costretta a subire atti sessuali sotto costante minaccia: «Se non fai sesso con me pubblico online le tue foto», facendo riferimento a scatti intimi della donna. E ancora: «Ti ho portato qua per usarti e per soddisfarmi. Ti ho lasciata chiusa in casa per questo motivo». Inoltre, la procura imputa all’uomo di aver diffuso senza il permesso della moglie sue foto intime. Gli scatti proibiti (la vittima ha raccontato agli inquirenti di essere stata costretta a farli in alcuni casi, sempre sotto minaccia del marito) sarebbero stati veicolati sui vari profili Facebook e Instagram. Infine, dall’analisi del cellulare dell’imputato, sono emersi anche file pedopornografici. La procura gli contesta il possesso di centinaia di foto illecite. Essendo il dibattimento programmato tra un anno, l’avvocato Calogiuri farà istanza per accorciare i tempi, data la «gravità dei fatti contestati». La difesa del 40enne non ha chiesto riti alternativi sicura di poter smontare le accuse a processo.
(fe.ser)