di Marco Benedettelli
Un anziano dall’aspetto canuto, il naso sottile, lo sguardo ieratico e il fisico robusto. San Ciriaco, nei primi secoli della Cristianità, poteva avere questo aspetto. O almeno tale è l’immagine del patrono di Ancona appena generata dalla intelligenza artificiale, non sulla base di nuove scoperte della tradizione iconografiche, ma a partire da 12mila immagini catturate dagli esami radiologici sul corpo del Patrono e dai seguenti rilevamenti in scala numerica. Tonnellate di dati, ricombinanti in Ai.
Il Santo è stato mostrato anche in un video dove Ciriaco saluta la sua città in greco antico e poi in italiano con lieve accento anconetano, in una proiezione sempre in AI che è uno dei risultati più curiosi – ma non il solo e il più interessante – del nuovo rilevamento scientifico delle reliquie del Santo, presentato ieri nella sua Cattedrale, alla presenza di autorità militari, cittadine, con il monsignor Angelo Spina ad accogliere la comunità nella navata centrale gremita.
La nuova ricognizione segue quella del 1979. A condurla con mezzi ben più all’avanguardia e precisi del secolo scorso è stata l’equipe scientifica del professor Antonio Fornaciari, Divisione di Paleopatologia del Dipartimento di Ricerca e Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia Università di Pisa. Le indagine radiografica (Rx – Tac) sono il frutto del lavoro del professor Giovagnoni, ordinario di Radiologia dell’Univpm e direttore del Dipartimento di Scienze Radiologiche dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche.
Intanto una smentita. I nuovi esami negano quella che è una delle tradizioni agiografiche più radicate nell’immaginario anconetano, che vuole il Santo patrono martirizzato per ingestione di piombo fuso.
Una immagine che ci è stata tramandata dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine e che aveva trovato un possibile riscontro nel 1979, quando la prima ricognizione aveva dimostrato un alto contenuto di piombo a livello tracheale, nella bocca e nella cute mummificata. Ma le nuove rilevazioni mostrano altri esiti, la presenza di piombo nel corpo del Santo è in linea con quella che si ritrova in altre salme tumulate, a seguito del periodo di giacitura.
Tuttavia la scienza non smentisce la dimensione agiografica e la convinzione dei fedeli. Sebbene resti impossibile determinare le cause del decesso, quel martirio per aver rifiutato di abiurare la fede cristiana nell’era dell’imperatore Giuliano l’Apostata non è da escludersi.
Il corpo del Santo presenta delle lesioni, la prima all’orecchio destro che, ha spiegato il professor Giovagnoni «può essere dovuta a un colpo, a una caduta o alle percosse del martirio». Tutte le ipotesi sono possibile, al pari di un altro elemento, la lussazione dell’articolazione costo-vertebrale sinistra, verosimilmente dovuta a un trauma violento pre-mortem. «È come se avesse ricevuto un grosso colpo con uno spostamento all’interno della vertebra». La vecchia ricognizione sospettava la presenza di una frattura orbitale pre-mortem, senza segni di riparazione, che dai nuovi esami invece non è stata rivelata. La salma, dalle ossa incredibilmente ben conservate, dimostra una statura di circa 165-170 cm, di robusta corporatura. Si rivela una scoliosi causata probabilmente dalla sua zoppia, indotta dalla frattura al femore destro che già era stata rilevata nella precedente ricognizione degli anni 70.
Importantissimo anche il nuovo contributo sulla datazione del corpo del Vescovo di Gerusalemme poi patrono della città dorica.
La ha annunciato il professor Antonio Fornaciari, sulla scorta dei nuovi esami al radiocarbonio che indicano «un range compreso tra il 261 e il 522 d.C., con ben un 88% di possibilità che la morte sia avvenuta tra l’anno 340 e l’anno 434 d.C.».
Il dato conferma la tradizione agiografica che pone la vita di San Ciriaco in età tardoantica. Inoltre, ad oggi è il più antico corpo mummificato di un santo, conosciuto in Occidente.
Anche l’analisi isotopica dei denti ha consentito di ipotizzarne la provenienza geografica senza smentire la tradizione.
La composizione dello smalto è compatibile con la Palestina e la Galilea, così come con l’area marchigiana interna. Altre analisi mostrano che il corpo sosteneva un’alimentazione ricca di carne, (non pesce), dato questo plausibile per lo stile di vita di una persona delle classi più privilegiate, come poteva essere quella del vescovo di Gerusalemme.
Indagini e analisi sono iniziate nel novembre del 2023 e hanno previsto la transizione del Santo dalla Cripta di San Ciriaco verso i laboratori dell’Università, in un connubio di scienza e misticismo dove la tecnica ha dialogato con il dogma in un’atmosfera di partecipazione.
Lo raccontano bene i video girati in quelle occasioni e proiettati al Duomo. Tra le protagoniste dell’operazione c’è anche la Croce Rossa di Ancona. «È stato un momento davvero toccante. Quando ci è stata affidata la responsabilità di trasferire il corpo di San Ciriaco per le indagini scientifiche, abbiamo subito percepito il significato profondo di questo gesto. Non si è trattato solo di un servizio logistico, ma di un compito carico di rispetto, di storia e di spiritualità – spiega il presidente del Comitato Ancona della Cri, Gianni Barca – Personalmente, ho vissuto questa esperienza con grande emozione e senso del dovere. Sentire di essere parte, anche in modo silenzioso e discreto, di un passaggio così importante per la nostra città, è stato motivo di orgoglio ma anche di profonda riflessione. Abbiamo agito con assoluta riservatezza, consapevoli del valore simbolico del Santo per la comunità anconetana. Il nostro impegno è stato accompagnato da un silenzio rispettoso, quasi sacro, che ha reso questo momento ancora più solenne. È in occasioni come questa che si percepisce quanto il servizio della Croce Rossa sia vicino alle persone non solo nei bisogni materiali, ma anche nei passaggi più delicati della vita collettiva.»
L’Arcivescovo Angelo Spina, che ha voluto con passione la nuova indagine scientifica dopo il convegno di studi del 2018 per i 1600 anni dell’arrivo del corpo del patrono ad Ancona, ha ricordato alla sua comunità che «San Ciriaco non è solo le bancarelle», ma che il messaggio del Santo è quello profondo della Croce che diventa Amore, da portare e donare nella vita.











Angelo Spina

Da sin. Gino Fornaciari, Mons. Angelo Spina, Andrea Giovagnoni, Antonio Fornaciari

Gino Fornaciari

Antonio Fornaciari

Andrea Giovagnoni






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