
La protesta dei corrieri
di Laura Boccanera (Foto e video di Federico De Marco)
Nessun pacco caricato, nessuna consegna. Braccia incrociate questa mattina davanti alla sede della Tiway di Civitanova per i driver che hanno avviato una protesta con lo sciopero indetto dalla Cgil dopo il cambiamento di orario deciso dalla dirigenza.

Questa mattina all’apertura i 60 dipendenti a tempo indeterminato non sono partiti per le consegne (sono entrati solo 20 lavoratori con contratto a termine), ma si sono fermati all’esterno dell’azienda con bandiere e striscioni per manifestare la propria contrarietà alla misura che seppur minima (la richiesta è di spostare di 40 minuti in avanti l’avvio del lavoro e terminare quindi 40 minuti dopo) sconvolge gli equilibri dei corrieri.

Il lavoro dei driver è organizzato per “wave” ovvero flussi di uscita dei furgoni. Si tratta di partenze scaglionate con 12/14 furgoni ogni turno con i rientri previsti fra le 19,30 e le 20. Lo slittamento di un’ora, oltre che ad essere una misura indigesta per i lavoratori, contesta la Cgil, non è stata neanche concordata e comunicato solo durante le ferie con un messaggio sulla chat Whatsapp.
«La Cgil non è stata coinvolta nella trattativa e l’azienda l’ha gestita unilateralmente – dice Angelo Ceccarelli Filt Cgil – i lavoratori hanno chiesto un incontro con la richiesta di sospendere questi orari, ma non è stato accordato e i lavoratori hanno deciso di fermarsi, non accettano un orario che è uno stravolgimento della vita familiare e che peggiora la sicurezza in strada».

«Protestiamo – conferma Moammed Salim Aboussaoud, driver – perché i nuovi orari per noi non vanno bene, il ritorno è posticipato in avanti e nella stagione invernale si lavora per la metà del tempo senza la luce del sole, è un pericolo soprattutto per chi fa le strade di montagna. Vogliamo fare l’orario normale».

La questione sicurezza è al centro delle preoccupazioni dei lavoratori come conferma anche Nunzia Pagliari, anche lei corriere: «Il problema è che non si tratta di una variazione di 5 minuti, ma di 40 – spiega – senza considerare il fatto che rispetto ai primi anni già c’era stato uno spostamento in avanti di 10 minuti, per cui in totale sono 50 minuti rispetto agli orari che si facevano all’inizio.

Andiamo verso l’inverno e alle 16 già è notte, percorriamo strade di campagna, contrade di montagna con rotte fatte male che spesso ci costringono a fare avanti e indietro. Già facciamo pranzo sui furgoni, dobbiamo farci anche cena? Considerando che al rientro bisogna controllare i furgoni, fare il debrief non si esce prima delle 21-21,30 in base al turno ed è impraticabile, per la sicurezza e per la vita familiare».
Al termine del presidio se non ci saranno richieste di convocazione da parte della proprietà il sindacato minaccia di proseguire col presidio ad oltranza e confermare anche per domani un’altra giornata di sciopero.
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