
di Nicoletta Paciarotti
Chamonix, venerdì ore 17.45. Sotto la pioggia e con l’aria frizzante delle Alpi, inizia una delle gare più dure e sognate al mondo: l’Ultra-Trail du Mont Blanc, la finale mondiale di corsa in montagna con 176 chilometri, 10 mila metri di dislivello positivo e tre Paesi da attraversare, Francia, Italia e Svizzera. In mezzo ai 2500 atleti selezionati tra oltre 12 mila richieste, c’erano anche due volti della Vallesina: Paola Quattrini, 50 anni, di Jesi e il compagno Michele Vescovo, 43, di Castelbellino.
La loro, una storia di sport e complicità. «Ci siamo incontrati correndo, la passione per il trail è stato il nostro cupido», racconta Paola. Insieme hanno cominciato nel 2018 prima con le gare corte, poi con le maratone. Un anno intenso li ha portati fino a Chamonix lo scorso 29 agosto. «Abbiamo corso la Lavaredo Ultratrail, la Hero Südtirol Dolomites in mountain bike, la Maratona dles Dolomites su strada», spiegano. In mezzo, la preparazione di tutti i giorni: salite di Castelletta, Genga, Monte San Vicino, ore strappate al lavoro e alla famiglia, la mappa della gara appesa in cucina come promemoria del sogno. «Ho pianto al traguardo. Si aspetta quel momento per anni, la l’Ultra-Trail du Mont Blanc è come un’olimpiade per noi corridori e quando la viva sembra irreale». Due anni fa Paola aveva già provato a inseguire il sogno, ma un infortunio al ginocchio l’aveva fermata a metà percorso. Quest’anno, invece, la determinazione ha vinto su tutto: pioggia, vento, neve sopra i 2000 metri, notti gelide. Michele e Paola hanno impiegato 46 ore per arrivare al traguardo. «Se ho mai pensato di mollare? Mai. Abbiamo corso fianco a fianco, sostenendoci a vicenda», continua. L’Ultra-Trail du Mont Blanc non è solo corsa. È la disciplina del corpo e della mente: fame e sonno da tenere a bada, ristori ogni venti chilometri, le salite ripidissime, anche di notte.
«Quest’anno il tempo non ci ha aiutato, le temperature sono scese sotto lo zero – a parlare è Michele – abbiamo affrontato la pioggia e il freddo. Io nel finale ho avuto qualche problema con le vesciche ai piedi per via delle scarpe fradice, abbiamo attraversano corsi di acqua. Paola invece ha avuto qualche doloretto al ginocchio. Ma quando ci mettiamo un obbiettivo in testa difficilmente molliamo». Due giorni dopo, nel pomeriggio di domenica, erano circa le 16, hanno varcato insieme l’arrivo. «Questo traguardo lo dedichiamo a noi – dicono – superare le selezioni è impegnativo, ma abbiamo lavorato sodo per farcela, tra i mille impegni quotidiani. E poi ai nostri figli, che hanno sopportato i nostri racconti infiniti di gare e le serate in cui ci vedevano uscire tardi per allenarci».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati