Chiude il supermercato Crai Le Coccinelle:
21 lavoratori in cassa integrazione

OSIMO - Il ricordo corre al 2019, quando Sma chiuse i battenti in tutta la regione. Allora, ventuno lavoratori decisero di restare con Crai, rinunciando agli incentivi all’esodo pur di continuare. Sei anni dopo lo stesso bivio. I sindacati: «L'indennità non basta a sostenere il peso di una famiglia, servono soluzioni immediate e incisive»

Il supermercato Crai Le Coccinelle di via Molino Basso

Cala il sipario, definitivamente. Dopo anni di difficoltà e tentativi di rilancio, il supermercato Crai “Le Coccinelle” di via Molino Basso ha chiuso i battenti. Una serranda abbassata che lascia dietro di sé ventuno lavoratori – sette a tempo pieno e quattordici part-time – sospesi nel limbo della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre. Poi, il vuoto.

Il dito è puntato contro la società che gestiva il punto vendita. «Non basta firmare l’accordo per la cassa integrazione –scrivono Fisascat Cisl Marche e Filcams Cgil Ancona in una nota – servono soluzioni immediate e incisive. Il territorio non può permettersi di perdere un servizio essenziale e ventuno posti di lavoro senza aver esplorato ogni possibile alternativa». Le ipotesi? Riassorbire almeno una parte degli addetti in altri supermercati Crai della regione. O cercare operatori interessati a rilevare il ramo d’azienda. Una corsa contro il tempo.

La Regione Marche, dicono i sindacati, ha attivato un piano di politiche attive, ma il rischio è che resti lettera morta senza azioni concrete. «È necessario un intervento sistemico – spiegano – che coinvolga istituzioni e imprenditori per attrarre investitori sul territorio o favorire il reimpiego dei lavoratori. Parliamo di persone qualificate, con esperienza nel settore della distribuzione: un capitale umano da non disperdere in un momento storico in cui in tanti non vogliono più fare questo mestiere, gravoso, sette giorni su sette, anche nei festivi, con orari che lasciano poco spazio alla vita privata».

E poi c’è anche un altro dato: l’età. L’età media degli ex dipendenti è 50 anni. Troppo alta per un rapido reinserimento, troppo bassa per pensare alla pensione. «La società deve riaprire il tavolo senza escludere nulla, anche un piano di incentivi all’esodo che accompagni economicamente i lavoratori nella transizione – insistono i sindacati – l’indennità di cassa integrazione, limitata all’80% della retribuzione entro i massimali, non basta a sostenere il peso di una famiglia».

Il ricordo corre al 2019, quando Sma chiuse i battenti in tutta la regione. Allora, a Osimo, ventuno lavoratori decisero di restare con Crai, rinunciando agli incentivi all’esodo pur di continuare. Sei anni dopo si ritrovano di nuovo davanti allo stesso bivio, ma con meno alternative e più amarezze.

I sindacati promettono battaglia. La vertenza non si chiude qui.

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