Demolizione della veranda all’Hotel Regina:
il Tar accoglie il ricorso
e chiede chiarimenti al Comune

SENIGALLIA - Sospesa l'ordinanza per l'albergo sulla Spiaggia di Velluto dove 40 anni fa venne girata una scena del film Miranda, di Tinto Brass, con Serena Grandi. I giudici hanno ravvisato una "non sufficiente chiarezza" nell'individuazione delle opere da abbattere, che includevano anche parti vincolate dalla Soprintendenza

di Sabrina Marinelli

Concessa dal Tar la sospensiva ai proprietari dell’Albergo Regina nel ricorso contro il Comune di Senigallia.
Avevano impugnato l’ordinanza di demolizione della veranda. Non erano contrari ad abbatterla ma, avendo delle parti vincolate dalla Soprintendenza, chiedevano chiarimenti che pretendono ora anche i giudici.

«La planimetria allegata all’impugnata ordinanza del 16 giugno 2025 non indica con sufficiente chiarezza le opere oggetto di demolizione – spiega il Tar nell’ordinanza pubblicata ieri, che fa seguito alla camera di consiglio di giovedì scorso, in cui i giudici hanno ravvisato – la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento, ai soli fini del riesame, dell’istanza cautelare, ai fini della precisazione del contenuto dell’ordinanza impugnata».
Il Comune deve quindi fornire i chiarimenti richiesti e il Tar ha fissato anche la tempistica perché l’esatta individuazione delle opere da demolire dovrà avvenire entro 40 giorni dalla comunicazione dell’ordinanza.

Una vicenda che si protrae da quasi 40 anni, da quando nel 1986 gli attuali albergatori, subentrando come proprietari, hanno chiesto al Comune di poter condonare la veranda, ricevendo un diniego nel 2016. Sono seguiti vari ricorsi fino ad arrivare all’attuale responso del Tar. Stop, dunque, alla demolizione delle parti non condonate per lo storico albergo senigalliese che insiste sulla spiaggia di velluto, dove nel 1985 è stata girata una scena del film Miranda diretto da Tinto Brass, con Serena Grandi come protagonista.

Il legale dei proprietari, l’avvocato Roberto Paradisi, aveva contestato l’ordinanza definendola “grossolana” perché gli uffici avevano indicato le opere oggetto di demolizione con una linea colorata tracciata sulla planimetria, che comprendeva anche lo storico muretto originario di epoca fascista e le vetrate originali tutelate, appunto, dalla Sovrintendenza.
«Si tratta di un’ordinanza totalmente ineseguibile – commenta l’avvocato Roberto Paradisi -. I ricorrenti avevano tutta l’intenzione di adempiere all’onere di demolizione e per questo, prima di fare ricorso al Tar, abbiamo formalmente chiesto all’ufficio di emanare un nuovo e chiaro provvedimento dettagliato annullando il primo in auto-tutela. Tutto ciò perché deve esistere una leale collaborazione tra cittadino e pubblica amministrazione ma la risposta è stata per nulla chiarificatrice. Consapevoli delle ragioni e dei diritti degli albergatori abbiamo chiesto la sospensiva al Tar».

La prossima camera di consiglio, in cui i giudici amministrativi si riuniranno per decidere, è stata fissata per il 29 gennaio 2026.

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