Stazione marittima, vertice con Rfi:
«Un progetto di massima pronto
già nei primi mesi del 2026»

ANCONA – Il sindaco Daniele Silvetti ha riferito dell’incontro di ieri mattina alla presentazione del libro "Restaurare la natura" del professore Roberto Danovaro, riportando che i binari della linea ferroviaria inutilizzati dal 2016 rientreranno nel nuovo Piano Regolatore del porto come elemento infrastrutturale strategico

Il sindaco Daniele Silvetti ieri pomeriggio alla presentazione del libro “Restaurare la natura” del professore Roberto Danovaro negli spazi di ‘The Mole’

«Stamattina (ieri per chi legge, ndr) c‘è stato un vertice, un incontro con Rfi per quello che riguarda la riapertura della stazione marittima ferroviaria. La sospensione, che non è dismissione, dà la possibilità a questo tipo di infrastruttura, dietro una riprogettazione e a una serie di attività, di opere ovviamente, perché si tratta di ripristinare la linea, e Rfi sarà pronta a dare una prima prospettazione di progettazione ai primi mesi del prossimo anno». Il primo progetto potrebbe essere presentato quindi da Rfi per l’inizio del 2026. Questa la notizia riportata dal sindaco Daniele Silvetti ieri pomeriggio alla presentazione del libro “Restaurare la natura” del professore Roberto Danovaro, riportando che i binari inutilizzati dal 2016, che hanno fatto parte di un contenzioso tra l’Amministrazione comunale e l’Autorità Portuale, rientreranno nel nuovo Piano Regolatore del Porto come elemento infrastrutturale strategico. Si attende a questo punto l’insediamento della nuova Giunta Regionale per decidere quali saranno gli investimenti. Nel corso dell’incontro si toccato anche l’argomento del parcheggio multipiano da circa 200 posti che il Comune vorrebbe realizzare sempre nella stessa area della stazione e sul quale si sta confrontano ancora con l’autorità portuale.

«Nel centro-destra –  ha proseguito durante la conferenza di ieri ppomeeriggio il sindaco Silvetti – il dibattito sulla tutela ambientale, sulla conservazione, in realtà è un dibattito che latita e che comunque non è mai stato affrontato in modo pieno, cosciente e critico. Ammesso e non concesso che ci sia una particolare attitudine di chi ha una cultura di centro-destra, più attenta agli aspetti economici, il dibattito c’è. Presiedere un ente che gestiva un’area protetta, mi ha permesso di approfondire certi temi e cerco di farlo maturare all’interno del centro-destra, affinché ci siano meno tabù, per mettere in discussione certe finte certezze. Ma c’è effettivamente un tentativo di controriforma».

Inevitabile il caso della gestione della conservazione dei moscioli come paradigma di una risorsa economica e ambientale in grave crisi, nonostante lo sforzo importante di riunire un tavolo tecnico altamente qualificato. «All’epoca c’era l’assessore Antonini, la questione fu molto dibattuta e ci fu anche un momento di confronto piuttosto forte. La politica, lo ripeto, può essere anche dello stesso colore, ma ci fu una contrapposizione a livello gerarchico. Non si devono danneggiare le imprese ma non si deve nemmeno vanificare il lavoro scientifico e il lavoro di tutela che avevano prodotto secondo me risultati molto significativi» ha evidenziato Silvetti.

Le conclusioni del professore Danovaro hanno offerto un suggerimento al sindaco, una linea da intraprendere tra desideri e possibili progetti.« Il mio sogno è sempre stato quello di poter entrare nel porto, arrivare fino alla zona del Passetto, passando su una passeggiata lungomare. – ha ricordato il docente – E’ la capacità di immaginare una città diversa, una città che veda un osmosi tra mare e terra. Incoraggerei molto l’idea di un piano regolatore che tenga in considerazione questo aspetto di un porto del futuro, vivibile, arrivandoci da Corso Garibaldi. Sarebbe molto importante per che fosse la città a entrare nel piano regolatore portuale più che alzare degli steccati. Quindi aprire un dialogo sarebbe molto importante perché il porto è un elemento di sviluppo che deve contribuire alla vita dei cittadini. Mi piacerebbe molto che tutto questo venisse visto in modo integrato».

«L’elettrificazione delle banchine, l’esempio di questa rete ferroviaria interna che potrebbe portare la gente che arriva a piedi dal centro e raggiunge la stazione. Una città sostenibile, che guarda al futuro, tiene alla salute delle persone, che cerca una programmazione intelligente in cui la politica sa usare le risorse anche culturali del territorio per farlo. Il Comune potrebbe attivare tantissime risorse private e volontarie; magari non sarebbero sufficienti, ma renderebbero ancora più partecipata la scelta di come costruire il territorio» ha concluso Danovaro.

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