L’assessore alle Pari opportunità Cinzia Petetta accolta, si fa per dire, da un gruppo di donne davanti alla Rotonda, dove era in programma il convegno “La violenza oltre il genere, la discriminazione contro le donne non si combatte discriminando gli uomini”. Dell’aggressione verbale subita ne ha voluto parlare proprio lei al pubblico presente. Tutto è poi proseguito senza problemi, giusto dei volantini sparsi sul pontile davanti all’ingresso. Situazione sotto controllo come constatato da qualche rappresentante della polizia. «Mi hanno detto che mi devo vergognare e c’erano presenti anche delle bambine, mi guardavano in faccia – ha raccontato – questa situazione mi è dispiaciuta molto, non ho risposto, non rispondo a queste provocazioni per rispetto di quei bambini che hanno vissuto, a mio avviso, una violenza. Ci viene chiesto di insegnare educazione sessuale all’interno delle scuole? Iniziamo a parlare di rispetto. Iniziamo a dare l’esempio di come si dialoga con idee diverse».
L’assessore, a cui va bene essere declinata al maschile, ha aggiunto. «Ho letto di uomini che dicono: noi non ci sentiamo rappresentati da questo convegno, a parte che è un convegno, nessuno vuole rappresentare nessuno, e lo dicono perchè loro non si vogliono mettere sullo stesso piano delle donne. No, no, io voglio che le donne siano sullo stesso piano dei uomini e viceversa. La società è cambiata, non possono bastare le leggi, sono importanti sì, ma iniziamo a parlare di come si dialoga dentro casa con i figli. La violenza non può essere intesa solo considerando la donna, che c’è, ma noi dobbiamo considerare anche i giovani di questa aggressività che dilaga. Dobbiamo riuscire a tenere un tono moderato e questo parte da dentro casa, dalla famiglia. Solitamente non ho l’ansia ma oggi mi sono trovata persone che mi hanno gridato contro. Insegniamo il rispetto e non, alla presenza dei bambini, a insultare una persona che neanche conoscono». Infine ha spiegato che «un problema grande è quello degli uomini separati, che si comportano bene, che vogliono essere padri che, però, si ritrovano con uno stipendio medio: 1600, 1700, 1800 euro. costretti a lasciare la casa all’ex moglie o compagna, è uguale, a mantenere i figli. Sono i nuovi poveri.
Mi chiedono: come assessore lei non può fare niente per me? Io non sono né un’agenzia immobiliare, che riesce a trovare soluzioni abitative, né tantomeno ho la possibilità di trovare un’occupazione stabile. Il nostro lavoro, comunque, è stato sempre in modo tale che ci sia una parità».
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