L’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Angelo Spina, ha rivolto ai fedeli il tradizionale messaggio di Natale. Oggi mercoledì 24 dicembre, vigilia di Natale, il presule celebrerà la Santa Messa a mezzanotte nella cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Domani, giovedì 25 dicembre, Natale del Signore, celebrerà la Santa messa alle ore 11 nella concattedrale di San Leopardo a Osimo e alle ore 17 di nuovo nella cattedrale di San Ciriaco ad Ancona. Domenica 28 dicembre, alle ore 17 nella cattedrale di San Ciriaco, ci sarà la chiusura dell’Anno Giubilare nell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, con la santamMessa presieduta da mons. Angelo Spina. Al termine della celebrazione, l’arcivescovo consegnerà la lettera pastorale. Di seguito il testo integrale del messaggio di Natale.
«Fammi strumento della Tua pace. Dove è odio, che io porti amore». Sono le parole che Francesco di Assisi rivolgeva al Signore in tempi di guerra. Lui aveva creato la prima rappresentazione vivente della Natività a Greccio nel Natale del 1223. Sono parole che anche noi vogliamo innalzare al cielo in questo Natale perché, perforando il buio della storia, giungano a Dio che si è fatto uomo per donare a tutti la pace. Un profeta, Isaia, ben ventisei secoli fa apriva spiragli di luce sull’umanità con queste parole: «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici…Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà…la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare» (Isaia 11,1-9).
Dal secco tronco di Iesse piantato in terra arida spunta il germoglio della speranza. Un tempo nuovo con la presenza dell’Emmanuele, il Dio con noi. Il profeta Michea aggiungeva alla piccolezza del “germoglio” il luogo di provenienza: «E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti» (Mi 5,1).
Betlemme, piccolo villaggio di periferia, insignificante geograficamente e socialmente, è il luogo dove nasce la pace universale. L’annuncio della nascita di Gesù è portato dagli Angeli ai pastori con il canto: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Luca 2,14). Siamo amati da Dio sempre, immensamente. Lui si è fatto uomo, è nato per noi, è l’Emmanuele, il Dio con noi, per donarci pace e salvezza. Ricordiamocelo: la pace è un dono! Nella prospettiva cristiana la pace è anzitutto un “dono”: il primo dono di Gesù a partire dalla sua nascita, dalla sua predicazione: «Vi do la mia pace» (Giovanni 14,27), dalla sua resurrezione: «La pace sia con voi» (Giovanni 20,21). La pace che il Signore Gesù porta e dona è per le persone e ne riattiva la vita. In questo Natale devono risuonare forti in ciascuno di noi le parole di Gesù: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5,44), come pure il suo provocatorio appello: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici». La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano.
Questo nostro tempo, attraversato da innumerevoli conflitti, segnato da immani sofferenze, vede rinascere muri di divisione. È un tempo che perde il buon senso e la memoria, la consapevolezza che la guerra e le guerre sono sempre distruttive per tutti e non fanno altro che riempire pericolosamente gli arsenali e svuotare i granai, tanto che una delle conseguenze immediate è la fame, insieme alla mancanza di ospedali e di scuole. Il Natale giunge a noi come buona notizia: la pace è possibile perché è un dono e un impegno, un lavoro da fare su se stessi. La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri, e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza.
Dobbiamo dire “no” «alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra», come ci ha detto Papa Lone XIV, il 12 maggio 2025. La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi.
«Beati gli operatori di pace» (Matteo 5,9), cioè beati coloro che si impegnano a costruire la pace, a cominciare dai propri rapporti con gli altri, in una cura che evita ciò che danneggia la fraterna convivenza. Il sogno della pace è l’alba del mondo nuovo. È necessario disarmare gli animi, le parole, le immagini, e “armare” la ragione per dare un volto più bello e più umano, più pacifico a questa martoriata terra. La pace è sempre affidata a ciascuno di noi e a chi accoglie l’antica profezia: «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà» (cfr Isaia 11,1-9).
Papa Leone XIV, il 3 agosto scorso, a Tor Vergata, diceva ai giovani parole che dovremmo fare nostre: «Carissimi giovani, faccio appello anche a voi che avete cambiato le sorti della storia: questa è la vostra ora! Non state ad abbeverarvi alle menzogne dei “grandi” troppo traviati, bevete il latte della speranza e del coraggio; cercate la verità e costruite ponti di pace! Scomodatevi, inquietatevi, inquietateci spingendoci a camminare con voi verso un futuro di pace».
È proprio a Natale che, più che mai, dobbiamo ritrovare la forza e l’audacia per dirci che guerre e conflitti, grandi o piccoli che siano, possono e devono avere fine, prima che a finire sia l’umanità e la meravigliosa ricchezza delle nostre relazioni. Lasciamoci prendere per mano da Maria e da Giuseppe e lasciamoci condurre verso il Bambino Gesù, Principe della Pace, per augurarci di cuore: Buon Natale, di pace e in pace. Auguri!
+Angelo, Arcivescovo
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