
Il tempio del Valadier all’interno della grott della Beata Vergine di Genga

di Sara Bonfili
Ritorna il concorso per valorizzare l’immagine della Venere Paleolitica, rinvenuta a Frasassi nella grotta della Beata Vergine. A lanciare la sfida a tutti gli artisti contemporanei, il Comune di Genga, il Museo di Genga “Arte Storia Territorio” in collaborazione con il Consorzio Frasassi e il festival “Lo Spirito e la Terra”.
Il premio si chiama “Dalla Venere alle Veneri” ed è aperto a tutti gli artisti contemporanei senza limiti di età, sesso, nazionalità e a qualsiasi applicazione artistica.
C’è tempo fino al 18 giugno per scriversi al Premio Arte; entro il 25 giugno sarà pubblicato l’annuncio delle 16 opere selezionate ed entro il 9 luglio 2018 la consegna dei lavori selezionati per la mostra. Dal 15 luglio al 21 ottobre le opere selezionate saranno in mostra al Museo di Genga “Arte Storia Territorio” e domenica 21 ottobre sarà proclamato e premiato il vincitore.
La Venere di Frasassi rientra nel gruppo delle Veneri del Gravettiano, figurine femminili a tutto tondo realizzate nel Paleolitico superiore tra 28mila e 20mila anni fa. È stata ritrovata un decennio fa, nel 2007, in una delle Grotte di Frasassi, la grotta della Beata Vergine, durante un sopralluogo archeologico. La Venere di Frasassi è inoltre al centro di uno studio multidisciplinare che coinvolge le Università di Roma, Siena e Ferrara, guidato da Mara Silvestrini della soprintendenza per i Beni archeologici delle Marche. I dati preliminari dello studio sono stati presentati all’ultimo Congresso IFRAO (International Federation of Rock Art Organization) di Tarascon-sur-Ariègeche (Francia).
Come studiato a scuola, le Veneri paleolitiche sono una testimonianza diffusa in questo periodo storico in tutta Europa, da ovest a est. Hanno caratteristiche simili, simboliche ed estetiche: grandi pance e seni, anche e natiche enormi, rappresentano la fertilità e l’abbondanza femminile, legate probabilmente a rituali religiosi, nelle loro forme esagerate, con le gambe a punta e la testa e le braccia accennate. Di solito sono rappresentate erette, e sono diverse dalle Veneri dei periodo successivi.
Da questa – e dalle altre Veneri paleolitiche le cui interpretazioni ed ipotesi di culto sono ancora da scoprire – gli artisti si possono lasciare ispirare, partecipando a questo premio, giunto alla terza edizione, con una singola opera. La scorsa edizione è stata vinta da Danjel Kosma, artista greco-albanese, con una bellissima scultura rappresentante una Venere dalle forme materne e dolci realizzata in legno d’eucalipto.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati