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Per il dopo De Micheli c’è già la fila,
Coltorti e Terzoni tra i papabili

RICOSTRUZIONE - A settembre l'attuale commissario andrà in scadenza. C'è chi sospetta una riconferma, chi fa i nomi di Pazzaglini e Pirozzi, ma il neo governo gialloverde ha ampio margine di scelta e le quote 5stelle sono più alte

Mauro Coltorti

 

di Federica Nardi

Non esistono elezioni per il commissario alla Ricostruzione. Ma i candidati papabili, con Paola De Micheli in scadenza a settembre, non mancano.  Nell’alleanza gialloverde, i 5stelle hanno ampio terreno per rivendicare un commissario. I nomi che circolano sono quelli dello jesino Mauro Coltorti il quale, sfumata la carica data per certa da ministro alle Infrastrutture, potrebbe essere “ripagato” con un ruolo di primo piano ora che la ricostruzione, pur tra mille difficoltà, comincia a dare segni di partenza. E poi la fabrianese Patrizia Terzoni, deputata marchigiana da sempre molto attenta al tema del sisma. Nel frattempo già è arrivato l’endorsement a mezzo Facebook per il neo senatore leghista e sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini. Un endorsement partito da alcuni volontari e circa 30 terremotati che caldeggiano apertamente per il parlamentare del Carroccio (leggi l’articolo). Ma le candidature dei grillini, Coltorti in primis, sembrano più probabili.

Patrizia Terzoni

Insomma, a Roma la nomina di viceministri e sottosegretari – che regalerà di certo altri nomi “interessanti” per il prossimo commissario alla Ricostruzione – è slittata di una settimana ma nei territori dove la devastazione del terremoto si tocca ancora con mano, sapere se e quando l’attuale commissario Paola De Micheli avrà un successore, è una questione che non arriva mai troppo in anticipo. Tra le ipotesi che circolano non è escluso nemmeno un De Micheli bis, soprattutto ora che il commissario sta riuscendo a trovare la quadra per dare un senso all’eredità di ordinanze di Vasco Errani. Tra le ipotesi più remote anche un non marchigiano, l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, ora consigliere regionale nel Lazio. Infine sul tavolo anche un’alternativa non banale a quella del commissario unico: abbandonare il modello verticista e nominarne quattro, possibilmente i presidenti di Regione (Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo), che al momento sono anche vice commissari.

 

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