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Truffe online: vendeva
come nuovi pezzi di ricambio
per l’auto ma erano usati

FABRIANO - Il piemontese, accusato di aver raggirato un 60enne fabrianese, ha venduta merce danneggiata ma si è rifiutato di restituire i soldi. la vittima ha chiesto consiglio ai poliziotti del Commissariato di Fabriano che hanno fatto partire una denuncia per truffa

Contrattano su whatsapp il prezzo di pezzi per automobile nuovi, disponibili su un sito web di vendita di accessori per automobili, ma arrivano arrugginiti e danneggiati. Ecco la truffa che ha subito un sessantenne di Fabriano che si è rivolto alla Polizia.  Una truffa da mille euro totali subita dal fabrianese che ha ordinato, in un sito specializzato di autoricambi, 2 kit per airbag guidatore e passeggero,  una centralina ed un cruscotto, ma quando gli è arrivato il pacco a casa ha scoperto che era seriamente danneggiato. Il venditore si è rifiutato di restituire tutti i soldi, avanzando una proposta di rimborso di sole 200 euro e affermando con spavalderia che, se non fosse stato sufficiente, il 60enne avrebbe potuto rivolgersi ad un legale. Il fatto è accaduto nei giorni scorsi. I poliziotti agli ordini del Commissario Capo, Sandro Tommasi, dopo complesse indagini, fatte anche di testimonianze e di riscontri in Piemonte, sono riusciti a risalire al venditore, un torinese di 30 anni. Il sessantenne ha prima trattato il prezzo, fino a farlo scendere all’appetibile cifra di mille euro in contanti, poi, dopo che su Whatsapp ha ricevuto le foto del pezzo ordinato (che però ritraevano solo le parti in perfetto stato d’uso), ha confermato l’ordine e ha versato la caparra di 500 euro. Ma, una volta giunto a casa del denunciante, il corriere incaricato della consegna, ha preteso di essere saldato prima di dare l’opportunità all’acquirente di vedere la merce. Il fabrianese, a quel punto, rifiutava la condizione postagli, cosicché il corriere, adirato, se ne andava con il pacco da consegnare. A nulla sono valse le immediate proteste del 60enne che, cont attato il rivenditore, si è sentito rispondere che quella modalità di spedizione era un sistema da loro collaudato per evitare inaspettate insolvenze e che non c’era nulla di cui preoccuparsi perché aveva a che fare con dei professionisti seri e diligenti. A quel punto, il fabrianese, convinto dalle parole rassicuranti del suo interlocutore, decideva nuovamente di ricevere la mercanzia, che, una volta arrivata, non apriva subito, dando per scontato non vi fossero problematiche particolari.

Dopo due giorni l’amara sorpresa: il cruscotto era visibilmente tagliato e l’airbag lato passeggero era arrugginito. Le rimostranze del fabrianese, tuttavia, nonostante le scuse del rivenditore, non sortivano effetto: i poliziotti, considerato l’inequivocabile raggiro subito, consistito nel porre in vendita ricambi per auto come nuovi, salvo poi scoprire le loro pessime condizioni d’uso tanto da essere pressoché inutilizzabili, ed altresì rilevate le innumerevoli volte in cui il 60enne aveva vanamente richiesto la restituzione dei soldi versati, hanno rilevato l’esistenza della truffa, reato che, il 30enne torinese, stando alla banca dati delle forze dell’ordine, potrebbe aver commesso anche in passato con analoghe modalità; non solo, sarebbe anche stato indagato per ricettazione per aver inviato ricambi d’auto risultati poi essere rubati. Proseguono quindi le indagini per cercare di capire se la truffa subita dal fabrianese sia, o meno, la punta di un iceberg di un fenomeno magari collaudato ed esteso: quello dello smercio di ricambi d’auto rubate, potenzialmente agevolato anche grazie a truffe come quella che gli investigatori del Commissariato hanno smascherato.

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