di Giampaolo Milzi
Quarantasei anni, sì, avete capito bene, 46, tanti ce ne sono voluti perché finalmente, ieri pomeriggio, la Chiesa di San Gregorio Illuminatore (ex San Bartolomeo) colpisse di nuovo con una forte e suggestiva ondata emozionale i tanti che per la straordinaria occasione ne hanno affollato la navata unica a pianta rettangolare. Perdendosi piacevolmente, tra l’atro, nel labirintico percorso di pareti a specchio che faceva da scenografia all’inaugurazione dell’intrigante mostra fotografica “Save terre in movimento”, dedicata ai territori marchigiani devastati dal terremoto nel 2017 e 2017. Una grande, attesissima festa, visto che l’edificio di culto sconsacrato che si apre in via Birarelli accanto all’archeosito dell’Anfiteatro Romano era rimasto chiuso dal 1972, messo in ginocchio dal sisma che colpì duramente Ancona. Una gran festa, parzialmente rovinata – e i più attenti ai preziosi gioielli della storia dorica se ne sono accorti – dall’assenza dietro l’altare maggiore del capolavoro di San Gregorio, la pala cinquecentesca del Siciolante da Sermoneta, ancora assurdamente relegata nella sacrestia di Calcinate, paesello in provincia di Bergamo. Quella pala era stata trafugata su ordine di Napoleone nel 1811, e portata a Milano dai commissari del provvisorio Regno italico. Mancano ancora all’appello le altre quattro pale degli altari laterali, custodite presso la caserma della Guardia di Finanza che occupa l’area tra piazza del Plebiscito, via Zappata e corso Mazzini.
Tuttavia manca poco, ed era ora, per il rientro a San Gregorio del dipinto del Siciolante. Sarà festa piena in primavera, al massimo all’inizio dell’estate. Una promessa, dopo tanti rinvii, davvero credibile. Visto che a formularla, alle 18 di oggi, poco dopo la brevissima cerimonia per la “rinascita” della chiesa tenutasi alle 17 con varie autorità civili e religiose, è stato Luigi Moriconi, lo storico dell’arte della Soprintendenza unica delle Marche, l’uomo che si è battuto più di ogni altro, con passione, tenacia, professionalità e diplomazia, per riavere ciò
che Calcinate deve ad Ancona: “Dopo il 7 gennaio andrò a Milano, incontrerò i funzionari della Pinacoteca di Brera (l’ente proprietario della Pala del Siciolante, ndr.), poi raggiungeremo insieme il parroco di Calcinate e lo convinceremo, anche perché la Pinacoteca di Brera ha assicurato, nero su bianco, che in cambio la sua sacrestia riceverà un’altra opera di valore”. Una specie di ultimatum (Moriconi non lo dice) volto a far cadere le ultime resistenze campanilistiche di Calcinate, avallate, pare, anche dal vescovo di Bergamo. Mentre non pare che mons. Angelo Spina, titolare dell’Arcidiocesi Ancona – Osimo, si sia dato molto da fare in merito. Tra i presenti – oltre al governatore della Regione Marche, Luigi Ceriscioli, e al presidente dell’Autorità Portuale, Rodolfo Giampieri – una delegazione della Giunta comunale, guidata dal sindaco Valeria Mancinelli e dall’assessore alla Cultura Paolo Marasca. I quali hanno sottolineato come “la riapertura di San Gregorio e il ritorno della pala dell’altare maggiore sono stati sempre un obiettivo primario di questa amministrazione municipale”. Obiettivo oltremodo “sudato”, ma tant’è, si festeggia. Marasca: “La chiesa è gestita in convenzione da una cooperativa, all’interno verrà installato, con spese a carico nostro, il laboratorio di restauro dell’olio su tela dipinto nel 1570 dal Siciolante da Sermoneta (altezza 530 cm, larghezza 270, raffigura la Madonna col Bambino Gesù in trono, ai lati Sant’Agnese e Sant’Agata, sotto San Paolo, San Bartolomeo, e probabilmente Sant’Antonio Abate e San Ciriaco; in basso a sinistra il mercante armeno Giorgio Morato che lo commissionò, ndr.) e i visitatori potranno ammirarlo anche durante i lavori necessari a riportarlo al suo splendore”.
“Speriamo che sia un’attrattiva in più per i turisti, una volta che San Gregorio sarà riaperta stabilmente”, ha aggiunto la sindaca. Ad oggi lo ”stabilmente” durerà fino al 3 marzo 2019, quando chiuderà la mostra organizzata dalla Soprintendenza. Protagonisti Olivio Barbieri, col “Site specific_Marche 17 (earthquake) – Marche Terremoto 2017 2018”; Paola De Pietri con la sua collezione “Improvvisamente” e Petra Noordkam con “Fragile – Handel with Care”. Poi ancora una chiusura della chiesa, per ultime rifiniture degli interni, e la riapertura definitiva, si spera, al massimo a giugno. Rifiniture a coronamento di un cantiere estenuante e a singhiozzo avviato nel lontano 1973, che aveva subito un’accelerazione nella decade degli ’80; poi, tra uno stop e un altro, aveva proceduto spedito in questi ultimi anni. Spesa complessiva, a carico del Segretariato generale Marche del Mibact, quasi 1 milione di euro. Forse. Perché neanche il soprintendente unico Carlo Birozzi sa quantificare esattamente la cifra. Ma sorride anche lui. “Sicuro che la Pinacoteca di Brera restituirà il Siciolante”. E soprattutto perche grazie a 4 milioni di euro stanziati dal Mibact, sarà avviato e completato un più ampio progetto di lavori del Segretariato generale Marche e della Soprintendenza. Progetto che prevede il totale restauro dell’ex Orfanatrofio Giovanni Birarelli sul fianco sinistro di San Gregorio (cadente e in abbandono da decenni) e le vecchissime quanto degradate casette di fronte alla chiesa, per costituire un polo per eterogenei eventi culturali ed ospitare, pare, archivi e biblioteche della Soprintendenza. Intanto i visitatori della chiesa – eretta nel 1520 con annesso convento, hanno ammirato e ammireranno la scenografia costituita dalle pareti scandite da semi-colonne e lesene; dalla spaziosa volta a botte frutto finale di una risistemazione del 1760 dovuta al genio dell’architetto Francesco Maria Ciarrafoni; dalle lunette in corrispondenza delle finestre; e soprattutto, nella zona absidale, di forma ellittica, della ridonata bellezza agli stucchi, anch’essi del secolo XVIII, che rappresentano gli “angeli in gloria”, attribuiti alla scuola dello scultore romano Gioacchino Varlè. Ecco, quegli angeli sono l’unica opera d’arte che resta nella chiesa, assieme alla statua della Vergine Maria che orna la nicchia del secondo altare sul lato sinistro. Ma lo storico dell’arte Moriconi fa chiarezza anche su questo, ovvero sul recupero e il ricollocamento a San Gregorio delle pale dimenticate per davvero troppo tempo nel salone d’onore della Finanza. Lì ci sono finite in base ad un verbale d’accordo firmato nel 1988 dall’allora arcivescovo Maccari e i vertici delle Fiamme Gialle (autorizzato dalla Soprintendenza), che si impegnavano a promuoverne la conservazione, ad occuparsi di eventuali restauri e a restituirle su richiesta dell’Arcidiocesi. Moriconi – e il soprintendente Birozzi ha confermato (“Ne ho parlato col Cardinale Menichelli”) – ha spiegato che “il ruolo dell’Arcidiocesi non è ormai più fondamentale, perché in base ad un accordo progettuale (quello già citato, ndr.) è la Soprintendenza che, dopo il trasferimento del Siciolante, si attiverà con la Finanza, presentandole formale richiesta scritta, per la restituzione delle quattro pale”. Non capolavori, ma certo pregiate. Una, tutte di autore ignoto, raffigura proprio San Gregorio l’Illuminatore (sec. XIX). I soggetti delle altre: il Sacro Cuore con Sant’Ignazio di Loiola e San Francesco Saverio (sec. XVII); San Bernardo in estasi davanti a Madonna con Bambino ed angeli (sec. XVIII), Santa Palazia in preghiera con Cristo tra due Santi (sec. XVIII).
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