
Ospedale di Osimo
Utero perforato a seguito di un intervento e mai diagnosticato: condannato ginecologo dell’ospedale di Osimo a scontare un mese di reclusione, pena sospesa. L’accusa era di lesioni colpose gravi per non aver prescritto alcun approfondimento diagnostico che avrebbe potuto far rilevare la lesione uterina che si era creata a seguito di un intervento di isterosuzione, reso necessario dopo il parto naturale affrontato dalla paziente, un’osimana di 35 anni. L’operazione era stata eseguita il 25 giugno. Poche ore dopo la sua conclusione, un’ecografia aveva mostrato dei coaguli in cavità endometriale. Il giorno, la donna era stata sottoposta ad altre econografie e tutte avevano mostrato la presenza di materiale corpuscolato. Stando alla procura, questo avrebbe dovuto indurre il medico a sottoporre la donna ad altri esami. Invece, era stata dimessa. A inizio luglio, la paziente – in preda ai dolori – era tornata dal medico per farsi visitare. C’era stata un’altra ecografia e il consiglio di sottoporsi a un’isteroscopia dopo 2/3 mesi. Il 23 ottobre, il ricovero della paziente per tre giorni nel reparto di Ginecologia. Ma anche in questo frangente – l’accusa del pubblico ministero Pucilli – il ginecologo avrebbe omesso di approfondire il quadro clinico. La donna era stata dimessa con la prescrizione di una cura antibiotica a largo spettro e la diagnosi generica di una “infiammazione pelvica”. A metà novembre, la paziente aveva deciso di rivolgersi all’ospedale di Macerata. Qui, con una tac, era emersa la lesione uterina per cui si era immediatamente proceduto a un intervento laparoscopico. Si era reso necessario non solo per rimarginare la lacerazione, ma anche perché si era formata una patina di grasso intestinale che premeva sull’utero della donna e che avrebbe potuto aggravare ulteriormente il quadro clinico.
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