di Alessandra Pierini (foto Fabio Falcioni, video Gabriele Censi)
Ormai è virtualmente uno di casa Papa Francesco al Pellegrinaggio Macerata Loreto a piedi. Questa sera ha telefonato per la settima volta, appena prima dell’arrivo della fiaccola.
Amichevole e caloroso lo scambio rapido di battute con monsignor Giancarlo Vecerrica, ideatore del pellegrinaggio, che mercoledì scorso a Roma ha persino pranzato col pontefice. «Ha messo le scarpe da tennis?» gli ha chiesto Papa Francesco. «Certo, abito da vescovo e scarpe da tennis» ha precisato Vecerrica che il Papa ha subito ripreso: «Una bella macedonia insomma». Poi il saluto di Bergoglio ai pellegrini. «Vi sono vicino questa sera, vicino nel peregrinare e camminare, per fare in una sera quello che si fa in tutta la vita, andare avanti. Spiritualmente cammino con voi, prego per voi e voi pregate per me».
Monsignor Vecerrica ha salutato papa Francesco con una promessa: «Da questa sera saremo i discepoli missionari di Papa Francesco». «Ecco mi piace, avanti e coraggio» ha concluso il papa che domenica sarà a Camerino.
La “chiamata” del Papa è ormai diventato il momento che dà il via libera alla celebrazione e fa ormai parte di quel rituale sempre uguale e rassicurante che a tanti fedeli dà sicurezza e forza. «Ma un pellegrinaggio in cui dovete rinnovarvi sempre» ha detto il cardinale scout Gualtiero Bassetti prima della celebrazione per poi lanciare, durante l’omelia l’allarme per la mancanza di lavoro e per la ricostruzione. «Triste è quel paese – ha detto – che non sa dare un futuro ai propri giovani, qui facciamo sentire le nostre preghiere a tutti coloro che vivono nella precarietà dopo il terremoto. Sono passati tre anni e ancora la ricostruzione si fa attendere».
Dopo il consueto saluto del sindaco Romano Carancini, al suo ultimo pellegrinaggio nelle vesti di primo cittadino di Macerata, è stata la volta del vescovo della diocesi di Macerata Nazzareno Marconi che si è affidato alle parole di Claudio Baglioni. Riprendendo le parole di “Strada facendo” ha detto: «Il segreto, che vince la più radicale solitudine dell’uomo, è scoprire che siamo agganciati al Cielo. La nostra vita scorre, passo dopo passo, senza cadere, se ci agganciamo fortemente a quel punto sicuro, che è l’amore del Padre celeste. È l’amore di Dio Padre, la comunione con Cristo, la presenza dolce e forte nella nostra via dello Spirito Santo, quel “un gancio in mezzo al cielo” a cui è sospesa la nostra invincibile speranza. Auguro a tutti e ad ognuno che stanotte, “strada facendo”, tenuti per mano da Maria, scopriate la verità della mente e del cuore “che non sei più da solo”».
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