
Un tratto della nuova ciclabile
di Federica Serfilippi
Comoda, ma insidiosa in alcuni tratti. E’ il primo parziale bilancio della nuova pista ciclabile che, una volta ultimata, dovrà collegare la stazione a piazza Kennedy, diventando un’ideale prosecuzione del tratto di via Giordano Bruno riservato alle bici. Il ‘drive test’ effettuato ieri con un mezzo pieghevole ci ha permesso di rilevare pro e contro del progetto coordinato dal Comune di Ancona insieme alla società Mobilità & Parcheggi. In linea di massima, la pista è comoda, perchè rappresenta un modo alternativo per raggiungere il cuore di Ancona in pochi minuti, consentendo anche al ciclista di avere un colpo d’occhio non indifferente sul porto e sul colle Guasco. Ci sono dei però, rappresentati da alcuni pericoli che il ciclista non può ignorare. Anzitutto, ci sono dei tratti scoperti, dove il ciclista non è protetto dal traffico che imperversa lungo la strada. Parliamo del confine tra via Marconi e via XXIX settembre e dove si trova l’ingresso per accedere alla Mole. C’è solo una linea dipinta sull’asfalto a dividere la pista dalla corsia dove passano auto, motorini e bus. Nel caso un mezzo sbandasse o si allargasse verso la ciclabile, si creerebbe un serio rischio per il ciclista, alle prese con un possibile investimento. In altri punti, invece, è protetto dalla fila di veicoli parcheggiati tra la pista e la carreggiata dove passano i mezzi a motori. E’ il caso del tratto centrale di via Marconi, quello compreso tra il parcheggio degli Archi e l’incrocio per l’ingresso al porto.

Un tratto di via Marconi
Un’altra incognita: a volte, forse troppo spesso, la corsia rossa si interrompe a causa delle fermate dei bus. Dunque, il ciclista deve stare particolarmente attento e avere sempre un occhio rivolto verso lo strada. La situazione si complica quando la direzione di marcia della bici è dal centro verso la stazione. I mezzi pesanti arrivano alle spalle del ciclista, come per esempio avviene per la fermata che si trova proprio sotto il viadotto di via Mattei. Un altro rischio è rappresentato proprio dai veicoli che dal bypass di immettono lungo via Marconi in direzione della rotatoria di piazzale Italia. In quel caso, il ciclista è obbligato a fermarsi se non vuole tentare la sorte e rischiare di essere abbattuto. Una delle impressioni avute è che la pista manca di continuità proprio a causa di alcuni tratti a rischio e delle fermare dei bus. E’ una ciclabile segmentata. C’è da dire che non è conclusa, i lavori sono ancora in corso. E non è quindi detto che a progetto ultimato non vengano istallate delle protezioni (tipo guardrail in plastica o paletti) per tutelare un po’ meglio chi desidera recarsi in città con un mezzo green e sentirsi sicuro lungo una strada trafficatissima, dove non è raro vedere auto che sfrecciano a velocità sostenuta. Servirebbe poi un po’ più di civiltà: ieri, durante il giro, c’erano mezzi parcheggiati in mezzo alla pista. Simile situazione lungo la ciclabile di via Giordano Bruno con pedoni che, probabilmente disabituati a vedere biciclette in transito, occupano gran parte del tratto riservato ai pedali. L’asfalto della pista è ormai scolorito. I tombini, seppure piccoli, rappresentato un problema di dislivello per chi possiede una city bike o una pieghevole. In alcuni punti (dove ci sono per esempio gli incroci) si trovano dei gradini, particolarmente scomodi. Un ultimo appunto: mancano le rastrelliere per parcheggiare le bici. Due piste nel giro di pochi chilometri e nessun appiglio per lasciare i mezzi. Per il resto, le ciclabili sono un’opportunità. Ancona e i cittadini, sperando in qualche accorgimento in più per proteggere chi sceglie la mobilità green, devono solo abituarsi al nuovo ritmo.







Via Giordano Bruno

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