
L’assessore Simonella
di Martina Marinangeli
AAA: presidente di Autorità portuale cercasi. La decisione su chi arriverà a Molo Santa Maria per il dopo Giampieri dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere presa a stretto giro di posta, ma dopo 10 mesi di gestione in regime di proroga prima e commissariale poi, il porto inizia a sentire gli effetti negativi del pasticcio politico consumato intorno alla figura che guida una delle infrastrutture più importanti della Regione (se non la più importante). Dopo la bocciatura, lo scorso giugno, della candidatura di Matteo Africano in commissione Trasporti del Senato – con l’astensione della Lega che ha permesso di silurare un nome su cui era stata raggiunta l’intesa tra il ministro Giovannini ed i governatori Acquaroli e Marsilio (Abruzzo), entrambi battenti bandiera FdI -, alla seconda call hanno partecipato addirittura in 52 ed ora la rosa sarebbe stata sfoltita, arrivando a sette papabili, tra cui Massimo Stronati, presidente Confcooperative Marche, ed Enrico Musso, direttore del Centro Italiano Eccellenza Logistica. Quale che sia il prescelto, dalla città di Ancona si leva un sentito appello: «non abbiamo un presidente con pieni poteri da novembre scorso. La nostra priorità è che ne venga nominato uno il più presto possibile». A parlare è l’assessora comunale al Porto Ida Simonella, che aggiunge: «il commissario Pettorino sta facendo un ottimo lavoro ma, in quanto commissario, nella gestione ha confini ben precisi. Non solo il Comune, per i programmi in generale, ma soprattutto gli operatori portuali, hanno bisogno di interlocutori con cui possano interfacciarsi per tutte le questioni quotidiane. Al momento, non c’è neanche il segretario generale. Non nominare il presidente è un limite forte allo sviluppo del porto, ma anche alla sua operatività quotidiana». Sull’identikit a cui dovrebbe rispondere il nuovo inquilino di Molo Santa Maria, non si sbilancia («c’è una legge che stabilisce quali debbano essere i requisiti e le competenze del presidente»), ma un desiderata lo avanza: «una cosa che vorremmo venisse mantenuta rispetto all’esperienza avuta in questi anni è la capacità del presidente di dialogare con la città». Intanto, gli occhi restano puntati sul dicastero delle Infrastrutture, dove il ministro Giovannini sta per chiudere un dossier che, c’è da scommettere, gli è costato molta più fatica di quanto si aspettasse.
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