di Giampaolo Milzi (foto Giusy Marinelli)
Un miglioramento dell’adeguamento della sistemazione del presbiterio, adeguamento già avvenuto nel 2007-2008, in modo che si ottenga «il recupero dello spazio fisico di un presbiterio che deve il suo nome al fatto che lì è il luogo dove siedono i presbiteri che concelebrano con il vescovo, rendendo visibile la piena comunione cattolica sull’esemplarità della liturgia episcopale».
Questo uno dei punti più significativi della lunga nota stampa diramata oggi dall’ Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi Ancona-Osimo in risposta all’ondata di critiche pervenute da semplici cittadini ed esperti professionisti. Ondata che si è abbattuta sulla parte – del generale cantiere di “lifting” della Cattedrale di San Ciriaco – che ha determinato, tra l’altro, l’abbassamento dell’altare maggiore del 1730 e il sezionamento della sua parte restrostante, considerata troppo alta, in modo che l’officiante possa usarlo al posto del consueto altare moderno del 2007 affacciandovisi da dietro.
Grazie al progetto in atto, voluto fortemente dall’arcivescovo mons. Angelo Spina, inoltre i presbiteri «avranno uno spazio (sufficiente, ndr.) dedicato nella parte retrostante l’altare, nel coro ligneo e nella parte laterale». E ancora, altri chiarimenti rassicuranti su quello che, tra gli altri, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il docente d’Arte Marco Moreschi (uno dei quattro membri laici della Commissione d’arte sacra della Curia), gli architetti Massimo Di Matteo e Vittoria Ribichini, l’ex direttrice della Pinacoteca comunale Costanza Costanzi, avevano definito «una stupidità», «uno scempio», «una violenz», «un pasticciaccio», «un tradimento del culto» inutili. «L’altare del 1730 smontato – si legge nella nota – viene rimontato integralmente con gli stessi pezzi e gli stessi marmi, nello stesso posto, su cui verrà celebrata l’eucaristia come è avvenuto dal 1730 fino al Concilio Ecumenico Vaticano II. Tra altare, ambone e presbiterio non ci sono più barriere e gradini, perché posti sullo stesso piano. La bretella superiore dell’altare viene collocata, come memoria storica, all’interno della cattedrale. Viene recuperata integralmente la bellezza e la funzionalità del coro ligneo del seicento-settecento e restituito alla cattedrale il suggestivo spazio liturgico dell’abside».
Grazie al progetto in atto, in occasione delle concelebrazioni, i sacerdoti non saranno più «seduti nell’aula liturgica dove sono i fedeli», superati «i due livelli con un gradino (eliminato, ndr.)» riguardanti la logistica dell’altare del 2007 si eviterà, come avvenuto che «più sacerdoti, spostandosi da un punto all’altro durante le celebrazioni, cadano», senza contare che «i gradini per accedere all’ambone non permettono a persone disabili di poter andare a proclamare la parola di Dio» e questa barriera architettonica viene eliminata. Mons. Spina, ispiratore del comunicato stampa, e facendo riferimento a necessità liturgiche, richiama le Istruzioni Generali del Messale Romano del 200, n. 299, dove è scritto che «l’altare sia costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo: la qual cosa è conveniente realizzare ovunque sia possibile. L’altare sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli».
I lavori in generale compresi quelli «per l’arretramento dell’attuale presbiterio con ambone e sede, la rimozione del nuovo altare del 2007, l’abbassamento dell’altare del 1730, con lo spostamento della bretella superiore da collocare in uno spazio della cattedrale (…) l’eliminazione dei tre gradini» rispondono a tre esigenze mutuate anche da «osservazioni ricevute da alcuni sacerdoti: la centralità e l’essenzialità della liturgia; la funzionalità degli spazi liturgici; la conservazione dei manufatti storico-artistici che nel corso del tempo sono stati utilizzati». Infine la nota dell’Arcidiocesi precisa che il progetto tanto criticato ha ottenuto per ben due volte l’avallo come prevede la legge: dall’ex soprintendente prima, e poi l’ok autorizzativo della Soprintendenza il 13 luglio 2021 poi. Sull’ipotesi progettuale scelta l’anno scorso si «trovò il punto d’intesa» per renderla definitiva nel corso di una presentazione, con allegato «un rendering e una relazione nel corso di un incontro preliminare presso la sede della Soprintendenza, con la partecipazione di alcuni funzionari, l’arcivescovo, il Direttore degli Uffici Beni culturali della Arcidiocesi, l’architetto e l’ingegnere incaricati».
Infine, una precisazione sul tema, anch’esso oggetto di critiche, dell’informazione e trasparenza dell’azione progettuale: «Ai sacerdoti dell’Arcidiocesi più volte, in sede plenaria, è stato esposto il nuovo adeguamento del presbiterio, anche con delle immagini in rendering che mettevano in evidenza i cambiamenti che venivano apportati. Nessun presbitero ha mostrato contrarietà alla proposta dell’adeguamento e dei cambiamenti».
Cattedrale di San Ciriaco, via al restauro: riaprirà alle visite la Cripta delle Lacrime
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati