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Cattedrale di San Ciriaco, via al restauro:
riaprirà alle visite la Cripta delle Lacrime

ANCONA – Con l’intervento, per una spesa complessiva di 350mila euro, si prevede di abbassare il livello dell’altare maggiore e di far tornare fruibile l’ambiente sotterraneo, chiuso dopo la seconda guerra mondiale perché danneggiato dai bombardamenti aerei. Al suo interno, su un altare, verrà esposto il reliquiario con il sasso che colpì il gomito del protomartire Santo Stefano durante la lapidazione

 

di Giampaolo Milzi (foto-servizio Giusy Marinelli)

Una mezza rivoluzione per la Cattedrale di San Ciriaco, dettata nel contempo da esigenze strutturali e liturgiche. Diverse e rilevanti le novità che si concretizzeranno entro la prima decade del prossimo aprile, a cominciare da un intervento sull’altare maggiore tale da renderlo il vero cuore suggestivamente pulsante del Duomo, e dallo spostamento all’interno di una delle cripte dell’edificio, riaperta dopo quasi 80 anni, del reliquario con uno dei sassi che martirizzarono Santo Stefano. Ma andiamo per ordine, per capire l’ardita strategia sottintesa dal cantiere in atto, fortemente voluti, l’uno e l’altra, dall’arcivescovo Mons. Angelo Spina, per una spesa complessiva di 350mila euro, per il 70% coperta dalla Conferenza Episcopale Italiana. Molto più di un restyling, coi lavori che verranno effettuati anche dall’esterno (pure dal lato dell’abside), la parte più corposa dei quali riguarderà la zona del presbiterio fortemente caratterizzata dal già citato altare maggiore. La monumentale e pregiatissima opera in marmo – voluta nella forma attuale tra il 1727 e il 1731 dall’allora cardinale Lambertini, futuro papa Benedetto XIV – sarà “alleggerita” della porzione sul retro che ingloba il tabernacolo, in modo che il sacerdote di turno (nella maggior parte dei casi il rettore della Cattedrale) potrà celebrare le funzioni religiose da questa postazione.

Contestualmente l’altare maggiore subirà un abbassamento di livello in misura pari a quella resa dall’abbassamento dei tre lunghi gradini (con relative pavimentazioni) che lo fronteggiano, mentre l’ambone, coerentemente, sarà spostato indietro. Celebrante e concelebranti, che prima operavano dietro il pluteo avanzato, si sistemeranno quindi nello spazio più in profondità del presbiterio. La parte dell’altare maggiore che sarà sezionata verrà probabilmente trasferita nell’adiacente, sulla sinistra, Cappella del Sacramento, mentre il bellissimo pluteo (parte residua della recinzione dell’XI secolo) con la raffigurazione dei Santi Stefano e Ciriaco sarà spostato nella Cripta delle Lacrime che si trova nella quota immediatamente sotto la Cappella del Crocifisso.

E proprio questo ambiente sotterrano, chiuso dopo la fine della seconda guerra mondiale perché danneggiato fortemente dai bombardamenti aerei (dal 1834 aveva rivestito le funzioni di Museo Diocesano con relativo lapidario), rappresenta l’altra grande novità. La Cripta delle Lacrime sarà riaperta e al suo interno, su un altare, verrò posta il reliquiario dorato con la teca che contiene il sasso che colpì il gomito del primo martire della Chiesa cristiana, Santo Stefano, durante la sua lapidazione decisa dal Sinedrio ebraico e avvenuta a Gerusalemme, nel 34 d.C., come tramanda il discorso 323 di Sant’Agostino. E al protomartire Stefano, compatrono di Ancona, sarà dedicata la cripta, che diverrà un vero e proprio luogo di culto, anche perché vi sarà collocata un’altra reliquia, la testa dell’apostolo San Giacomo il Minore, prelevata dal deposito che la custodiva.

Da luogo spoglio e “dimenticato”, una volta eseguiti gli interventi volti ad eliminare definitivamente le croniche infiltrazioni d’acqua, la nuova cripta sarà un ulteriore sito di attrazione per fedeli, cittadini e turisti. Il suo recupero, in ambienti della Curia, viene considerato un primo passo per una futura sistemazione, in termini di pubblica visibilità, dei resti delle fondazioni del tempio greco-italico su cui venne innalzata la Cattedrale nella sua forma paleocristiana prima e medievale poi. Il cantiere produrrà anche un consolidamento dall’esterno della Cappella della Madonna Regina di tutti i Santi (tra i siti danneggiati dal sisma del 2016) e l’installazione di un l’impianto di illuminazione a led.

Tornando al culto di Santo Stefano, vale la pena di ricordare come esso sia profondamente legato alle radici della fede ad Ancona. Di una antichissima sua “memoria” presente nella città Dorica fin dalle origini della Cristianità, racconta Sant’Agostino nel 425 d.C nel già citato discorso 323. “Sono in molti infatti a sapere quanti miracoli si verifichino in quella città (Ancona, ndr.) per l’intercessione del beatissimo martire Stefano. (…) – scrive tra l’altro Sant’Agostino – Una Cappella in onore di lui era là da gran tempo ed è là tutt’ora (…).

Quando Santo Stefano veniva lapidato erano pure presenti alcune persone innocenti, soprattutto coloro che già avevano creduto in Cristo. Si dice che una pietra gli avesse raggiunto un gomito e, rimbalzata di lì, fosse finita davanti ad un uomo religioso. Questi la prese e la conservò. Quell’uomo era marinaio di professione; un caso fortuito, proprio del navigare, lo sospinse sul lido di Ancona e gli venne rivelato che quella pietra doveva essere lì riposta. Quello assecondò la rivelazione e fece ciò che gli era stato ordinato: da questo fatto vi si edificò una Cappella in onore di santo Stefano (…)”. Secondo la maggior parte degli studiosi su quella bimillenaria Cappella-Santuario, ritrovo dell’originaria comunità cristiana anconetana, fu eretta nel IV secolo la prima basilica di Ancona, individuata nei resti paleocristiani presenti sotto la chiesa di Santa Maria della Piazza.

 

 

 

 

 

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