Per bollette di 241 euro non pagate, il Comune di Ancona dovrà liquidare 9.790 euro al creditore anche per interessi di mora e spese di giudizio. Così ha deciso il giudice e stamattina il Consiglio comunale ha votato, con 19 sì di maggioranza e l’astensione degli 8 consiglieri di minoranza, di inserire la somma a tre zeri nei debiti fuori bilancio dei conti pubblici. «Un debito che si è generato a fronte di un vero e proprio equivoco contabile e che getta le sue basi a partire dal 2008» ha ricordato in aula il vice sindaco Giovanni Zinni riassumendo i vari passaggi della vicenda. Con atto di citazione notificato nel 2020 la Banca Farmafactoring S.p.a., ha portato in giudizio dinanzi al Tribunale di Ancona il Comune, lamentando ritardi di pagamento di fatture, principalmente riferite a bollette di utenze telefoniche, elettriche, etc. richiedendo l’applicazione di interessi e risarcimento spese di recupero crediti.
«Il soggetto che recupera crediti riteneva che il Comune non aveva pagato o avesse pagato in ritardo alcune fatture che ha iniziato a riscuotere innanzitutto con una cessione del credito per il quale non c’è stata mai nessuna adesione da parte del Comune. – ha ricordato Zinni – Poi ha iniziato a rivendicare al Comune somme veramente cospicue. L’area finanziaria ha ricostruito tutti i passaggi e non ha soprasseduto pensando che questa somma fosse modesta. Pensate che in un bilancio come quello del Comune di Ancona che consta di 145 milioni di euro di spesa corrente, per i 50.000 euro che venivano richiesti si poteva anche dire che gli uffici si eravamo sbagliati. Invece l’Area Finanza molto seriamente è andata ad analizzare ogni singola fattura richiesta da questo soggetto, andando a scoprire che erano per le più fatture pagate e che, al limite, ci poteva essere un differimento di tempo fra l’effettiva liquidazione contabile e il mandato dato dagli uffici in termini di liquidazione».
Alla fine si è scoperto che «le somme richiese non erano dovute. – ha proseguito il vicesindaco e assessore al Bilancio – Purtroppo però il soggetto richiedente non ha voluto saperne e si è andati in giudizio. In sede di giudizio, a fronte della richiesta di 50.000 euro, il giudice ha stabilito che solo 241 euro erano dovuti, 241 euro di sorte e una serie di interessi maturati invece su questo lieve differimento temporale di alcune fatture. Aggiungendoci le spese di giudizio e una serie di balzelli che fanno parte di queste procedure in sede giudiziale, alla fine il comune deve pagare meno di 10000 euro».
Zinni ha eccepito che «può esser discutibile che la macchina comunale non sia stata perfetta dal 2008 in poi per quelle fatture, ma sicuramente va dato atto all’Area Finanze, quella odierna, di aver fatto un lavoro molto serio di ricostruzione di tutte queste fatture. Ha fatto molto bene a portare in sede di giudizio le nostre rivendicazioni perché il giudice ha dato in larga parte ragione al Comune di Ancona riducendo in maniera quasi totale la cifra che veniva rivendicata dal soggetto creditore». Nella dichiarazione di voto il consigliere di maggioranza Jacopo Toccaceli (FdI) ha voluto sottolineare come «le bollette erano state pagate e riguardano tutte la precedente Amministrazione, quindi il Comune ha fatto il suo dovere ed i ritardi nei pagamenti erano solo collegati a problemi con la fatturazione elettronica» e si è detto perplesso «sulle modalità di azione del soggetto di recupero crediti».
(Redazione CA)
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