
L’ingresso della Lanterna Azzurra (Archivio)
di Sabrina Marinelli
Non si sono presentati ieri due medici legali che avrebbero dovuto testimoniare nel processo d’appello del filone bis sulla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Per loro, che hanno presentato una giustificazione, c’è un’ultima chiamata. Se non si presenteranno alla prossima udienza del 13 novembre il giudice li manderà a prendere dai carabinieri.
Avrebbero dovuto riferire sulle autopsie eseguite nei corpi delle sei vittime, cinque adolescenti e una mamma, con cui hanno stabilito l’esatta causa della morte.
Si è aperto ieri il dibattimento in Corte d’Appello del processo di secondo grado, incentrato sui permessi rilasciati e sulle questioni relative alla sicurezza.
Sette gli imputati, tra cui i componenti della commissione di vigilanza e di pubblico spettacolo del Comune, che aveva autorizzato l’apertura del locale da ballo dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 si verificò una strage.
Tra loro l’ex sindaco di Corinaldo, che ne era stato presidente. Oltre ai cosiddetti “colletti bianchi”, alla sbarra anche un consulente tecnici dei gestori. In primo grado erano stati assolti dai reati più gravi che gli venivano contestati: omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Condannati solo per falso, con pene sospese fino a 1 anno e 2 mesi.

La discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo
Il consulente della procura, l’ingegnere civile Marcello Mangione ha nuovamente illustrato la situazione dell’uscita di sicurezza numero 3, elencando i nove punti di assoluta criticità tra cui la rampa realizzata «per trasportare la paglia e far passare gli animali» in quello che era accatastato come magazzino agricolo. Le balaustre carenti, ne serviva una anche in mezzo, poi il corrimano mancante. Quella coinvolta nel cedimento l’ha definita «un ammasso di ferraglie».
Tutto non a norma e senza che venisse eseguito il cambio di destinazione d’uso. Il locale era inagibile.
«E’ stata un’udienza importante perché il consulente della procura ha messo in risalto tutte le irregolarità dell’uscita di sicurezza numero 3, quella della tragedia – racconta Fazio Fabini, padre della 14enne Emma morta quella notte – Ne ha elencate ben nove, dalla altezza irregolare, alla maggior pendenza, alla mancanza di un pianerottolo, all’altezza e profondità dei gradini. Ma soprattutto la mancanza assoluta di una ringhiera, prevista per legge, al centro della scalinata e su un lato delle scale».

La rampa esterna del locale, uscita numero 3
L’ingegnere ha riferito anche che la balaustra di contenimento, invece dei 300 chilogrammi per metro lineare, aveva, essendo «improvvisata e fatta con materiale inadeguato» una resistenza di 40 kg.
È stata la caduta di quella balaustra a provocare la morte dei ragazzi. «La verità dell’accaduto è stata incontrovertibile – prosegue – anche se dalla difesa hanno continuato a ribadire la presenza di un numero eccessivo di persone. Se credessi ancora nella giustizia sarei ottimista».
Giuseppe Orlandi, che a Corinaldo ha perso il suo unico figlio, Mattia di 15 anni, aggiunge: «Ci auguriamo che il giudice ritenga opportuno esaminare tutto l’accaduto perché il nesso di casualità, che in primo grado non era stato considerato, come riportano le motivazioni della sentenza, c’è eccome. E’ evidente che se fai aprire un locale che non ha nulla a norma la colpa è della negligenza di chi l’ha fatto riaprire».

L’avvocato Marina Magistrelli, legale di tre imputati, evidenzia invece il fatto che solo un’uscita di sicurezza sia stata aperta, costringendo più persone presenti, rispetto a quelle che il locale avrebbe potuto contenere, a dirigersi verso l’unica disponibile. «Ho vissuto tutto questo con grande ansia – spiega la legale – ma sono sicura che nessuno della commissione di vigilanza, che aveva fatto il sopralluogo 14 mesi prima, avesse una qualche responsabilità. E questo l’ha capito anche il giudice di primo grado».
Il processo di primo grado si è chiuso a giugno 2024 con una sentenza di condanna a 1 anno rispettivamente per Matteo Principi ex sindaco di Corinaldo, che presiedeva la commissione, Massimo Manna responsabile del Suap, Francesco Gallo dell’Asur, Massimiliano Bruni perito e Stefano Martelli della polizia locale e 1 anno e 2 mesi per il vigile del fuoco Rodolfo Milani. Questi i componenti della commissione, che nell’ottobre 2017 aveva rilasciato la licenza di pubblico spettacolo, a cui si aggiunge Francesco Tarsi, consulente della società che gestiva il locale condannato a 4 mesi. Erano stati assolti invece Quinto Cecchini socio della Magic srl ,società che gestiva la Lanterna Azzurra, e Maurizio Magnani consulente dei proprietari dell’immobile.
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