
La visita guidata stamattina nell’ex rifugio della carceri di Santa Palazia, aperto al pubblico grazie alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino che lo utilizza come deposito
Splendeva il sole ad Ancona, il 1 novembre 1943. Era la festa di Ognisanti e alle 12 suonò il primo allarme aereo che segnalava l’avvicinarsi della guerra dal cielo. Molti residenti del Guasco entrarono nel rifugio delle carceri di Santa Palazia. Poco dopo uscirono pensando che fosse tutto finito invece alle 12.50 circa una nuova sirena consigliò a tutti di rimettersi al sicuro e molti civili, anche le orfane dell’istituto Birarelli con le suore, tornano ad affollare insieme ai detenuti il rifugio, sotto al carcere penale e giudiziario di Ancona. Un luogo non collaudato ma ritenuto sicuro perché protetto dall’abbraccio di una collina. Poco dopo, 4 bombe da 500 libbre furono sganciate dagli aerei. Volevano centrare il porto invece colpirono proprio Santa Palazia. Un ordigno esplose all’ingresso in via Fanti, uno nel cortile del carcere, due sull’edificio.
Le deflagrazioni provocarono un’onda d’urto che trasformò il rifugio in una trappola mortale per 724 persone. In quella scena apocalittica, pochi riuscirono a salvarsi uscendo da un varco aperto sul cortile del carcere. Per evitare epidemie, il rifugio fu murato con tutte le vittime dentro. Fu riaperto soltanto nel 1959 e i poveri resti, molti rimasti senza nome, furono trasferiti al cimitero di Tavernelle dove nel 1969 fu realizzato un monumento commemorativo.

Foto commemorative di alcune delle vittime che persero la vita nel rifugio dove erano entrate pensando invece di mettersi in salvo dai bombardamenti aerei
Una tragedia che ha lasciato una ferita profonda nella storia del ‘900 di Ancona. Qualcuno solo per piccoli inconvenienti o ritardi non entrò in quel tunnel che non risparmiò la vita ad altri suoi familiari. Una storia che questa mattina è stata ancora una volta raccontata in questo luogo simbolo, aperto al pubblico per tre visite guidate grazie alla disponibilità della Direzione Regionale Musei Nazionali Marche – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino. Alle ore 11.15 in via Birarelli proprio davanti all’ingresso dell’ex rifugio si è svolta anche la tradizionale cerimonia di deposizione di una corona di alloro da parte delle autorità cittadine.
(Redazione CA)
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