
Un momento della giornata
Una platea attenta e partecipe ha accompagnato questa mattina l’iniziativa “Violenza e indifferenza, anatomia di un silenzio complice”, organizzata dalla CISL Marche e dalla FNP CISL per riportare al centro dell’agenda pubblica un tema che continua a incidere profondamente sulla vita di migliaia di donne e delle loro famiglie.
L’apertura è stata affidata all’intenso monologo dell’attrice Isabella Carloni, che ha portato in scena la storia di una violenza e le sue risonanze emotive, introducendo il cuore di un dibattito che ha intrecciato testimonianze, analisi, esperienza professionale e responsabilità sociale. Selena Soleggiati, segretaria CISL Marche, nella sua relazione introduttiva ha offerto una lettura lucida del fenomeno: «Violenza e indifferenza non sono fenomeni separati, sono un sistema interconnesso che si autoalimenta. La vittima subisce due traumi: la violenza dell’aggressore e il non intervento della comunità».

La segretaria ha richiamato l’effetto spettatore «più persone assistono, minore è la probabilità di intervento» e ha ricordato come la mancanza di autostima possa portare molte donne a normalizzare comportamenti prevaricatori. Soleggiati ha citato i dati ISTAT 2025, che fotografano «una realtà allarmante: il 32% delle donne ha subito violenza». Una violenza che può essere fisica, psicologica, economica e che lascia segnali profondi anche nei figli: «Imparano che la violenza è un modo possibile di gestire i conflitti».
Ha poi stigmatizzato la narrazione culturale che tende a naturalizzare la violenza: «Non è un destino biologico, come sostiene il ministro Nordio, ma una costruzione culturale e una scelta personale». Sul tema delle denunce, Soleggiati ha evidenziato un gap ancora drammatico: «Solo il 10% delle vittime di violenza da partner denuncia. Ma alla denuncia deve corrispondere certezza della tutela. La nuova legge sul femminicidio va in questa direzione». Da qui l’impegno della CISL Marche: «Diventiamo la crepa nel muro dell’indifferenza: il cambiamento è una scelta collettiva e quotidiana». La mattinata è proseguita con una tavola rotonda moderata da Carmen Carotenuto, FNP CISL Marche, che ha riunito competenze e visioni diverse: la prof.ssa Donatella Pagliacci (Università Cattolica), che ha richiamato il dovere civile della memoria: «L’indignazione deve essere il nostro pane quotidiano, non il silenzio»; la psicologa Margherita Carlini, che ha ribadito i tre pilastri dell’azione: «Prevenzione, protezione, punizione.

La violenza sulle donne nasce da una cultura patriarcale difficile da sradicare: va contrastata senza esitazioni» ; il dott. Massimo Panfili (Centro Uomini Autori di Violenza – CUAV), che ha spostato il focus sul maschile: «Reggere posizioni differenti dagli stereotipi sessisti è scomodo. Dal 2022 il CUAV è operativo: ad Ancona abbiamo 25 uomini in percorso e 80 in lista d’attesa». A chiudere la giornata è stata la riflessione del segretario generale CISL Marche, Marco Ferracuti, che ha sottolineato la necessità di un’alleanza sociale stabile contro violenza e indifferenza: «Quella di oggi è un’occasione di denuncia, riflessione e sentimento. L’indifferenza non è assenza di reazione, è complicità attiva». Ferracuti ha richiamato la responsabilità educativa verso le nuove generazioni: «Dobbiamo aiutare i giovani a difendersi dalla rete, a decodificare i messaggi. Come CISL da anni siamo parte attiva con iniziative nei luoghi di lavoro e nelle scuole».
L’obiettivo è rafforzare una rete di protezione: «Ci assumiamo l’impegno di far conoscere e potenziare gli strumenti di prevenzione che nella nostra regione esistono e funzionano. Servono risorse, formazione, informazione. Riconoscere i segnali della violenza può salvare vite». Il segretario ha concluso con un appello alla responsabilità collettiva: «La violenza è semplice. Il dialogo è faticoso perché chiede ascolto. Nessuna persona deve restare sola. Una società sana deve essere accanto a chi soffre. La violenza cresce dove si spegne la coscienza. Noi vogliamo che, in questa regione, in ogni casa e in ogni luogo di lavoro, la coscienza resti accesa».


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