Piccioni, «la soluzione è fuori città»:
il retroscena degli abbattimenti
con i fucili

SENIGALLIA - Il consigliere Floriano Schiavoni (Lega): «Il problema è che molti hanno paura delle minacce degli animalisti. Quando andiamo ad operare avvisiamo la polizia Provinciale, i carabinieri e la Forestale». Tutto si svolge secondo le regole e lontano dalle case

I piccioni su in tavolino del centro

di Sabrina Marinelli

Piccioni in calo, ma comunque ancora presenti, abbattuti nei campi dagli operatori faunistici.
Una realtà, ignota ai più, che sta dietro al contenimento dei volatili. I commercianti lo scorso anno avevano presentato un esposto per chiedere un intervento rapido e urgente, che c’è stato. Infestavano infatti i tavolini dei bar e non solo. Sono tornati ma in quantità più contenute. Pochi sanno cosa accade lontano dal centro storico dove la soluzione è il fucile. L’ha detto ieri pomeriggio in commissione bilancio Floriano Schiavoni, consigliere comunale della Lega.
Lui è in primo luogo un tecnico dell’Ambito territoriale di caccia «E’ un ente gestito da agricoltori, cacciatori e organizzazioni ambientali – spiega – che, grazie ai finanziamenti della Regione e dei cacciatori, paga i danni della fauna selvatica e gestisce la caccia stessa, le cui regole base sono dettate dalla Regione. Come tecnico ho il compito di valutare i danni della fauna selvatica e prevalentemente organizzo gli abbattimenti dove piccioni o cinghiali provocano danni alle colture, nel tempo libero partecipo anche agli abbattimenti».
Nel centro storico, ovviamente, questo non è possibile. Lì il Comune interviene con metodi che possano contenere il proliferare dei volatili.

Floriano Schiavoni consigliere comunale della Lega

«L’importante è che si coordinino tutti i comuni altrimenti è tempo perso – spiega Floriano Schiavoni – di certo i dissuasori servono a nulla perché spostano la popolazione. I mangimi sterilizzati servono a poco, perché il grosso dell’alimentazione i piccioni se la procurano in campagna».
Durante la seduta non è entrato nel dettaglio ma a margine ha spiegato che «chi controlla la popolazione è un operatore faunistico che utilizza il fucile per tale attività. Occorre frequentare un corso e superare un esame abilitativo, c’è una legge regionale che lo permette. L’attività non è compresa nella caccia e lo dimostra il fatto che si può operare anche all’interno delle riserve faunistiche. Per abbattere si utilizza il fucile, si è così, quando vanno a mangiare nei campi appena seminati. L’anno scorso abbiamo fatto notevoli abbattimenti nel terreno dove è stato seminato il mais e dietro Borgo Ribeca, l’importante è operare in sicurezza a 150 metri dalle case».
A chi potrà dire che è crudele lui risponde così: «chi dà il veleno contro le zanzare avvelena le stesse, con il fucile la morte è molto più rispettosa dell’animale. Siamo almeno 200 nella provincia di Ancona a poter operare, il problema è che molti hanno paura delle minacce degli animalisti. Quando andiamo ad operare avvisiamo la polizia Provinciale, i carabinieri e la Forestale».

 

 

 

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