«Mezzanotte di un venerdì sera, centro storico di Jesi, clima ideale per stare fuori. Tredici locali in trecento metri, centinaia di persone in giro, atmosfera amabile. Distanze interpersonali? Minime; si parla del più e del meno, vacanze terminate, progetti per domani. Mascherine? Poche, pochissime; si beve qualcosa, si fuma una sigaretta. Scenari possibili? Incerti, dipende. Due tamponi su cento, eseguiti in questi giorni a persone che non hanno sintomi, risultano positivi. Mille persone in giro? Venti potenziali diffusori inconsapevoli di coronavirus, ognuno ne infetta un altro, forse anche due. Domani potrebbero pertanto essere quaranta, sessanta». Con un post, l’assessore di Jesi, Luca Butini, medico immunologo degli Ospedali Riuniti di Ancona richiama alla correttezza i concittadini più giovani nell’applicazione delle misure anti-contagio.
Butini si domanda quanti saranno i positivi dopodomani. «Fra una, due settimane quanti? – si chiede nella riflessione consegnata ai social media – Dipende, se facciamo attenzione, più attenzione rispetto a stasera (venerdì per chi legge ndr), i numeri rimarranno contenuti, gestibili, i locali rimarranno aperti, gli orari rimarranno liberi, potremo continuare ad uscire, parlare, bere qualcosa… Se invece continueremo a fare come stasera, è verosimile che i numeri diverranno tali da rendere necessario intervenire con nuove limitazioni di circolazione e di orario, nuove chiusure dei locali, niente più chiacchierare amabilmente, bere qualcosa in compagnia… abbiamo già sperimentato il lockdown. Possiamo scegliere, in quale direzione vogliamo andare?»
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