
Nuova azione legale nei confronti dell’Asur Marche. A presentare una diffida, attraverso i legali dell’associazione Coscioni, è stato il 43enne tetraplegico Marcio che, da oltre un anno, ha avviato l’iter affinché gli venga conosciuto l’accesso al suicidio assistito. Nei giorni scorsi, è arrivato il parere del Comitato Etico delle Marche, chiamato dal tribunale a verificare le condizioni della cosiddetta ‘sentenza Cappato’. I quattro requisiti sono stati riscontrati. Il Cerm non si è però espresso, andando così contro alle indicazioni del giudice, sul farmaco da utilizzare per morire. Stando all’associazione Coscioni, Mario «è stato costretto a diffidare nuovamente l’Asur Marche, perché inadempiente in merito alle dovute verifiche sul farmaco letale. Questo è, infatti, l’ultimo passaggio da effettuare prima di poter accedere legalmente alla morte medicalmente assistita, secondo l’iter stabilito dalla sentenza Cappato/Antoniani della Corte costituzionale. Mario ha dunque diffidato nuovamente l’Asur “ad effettuare come previsto dal Tribunale di Ancona in tempi brevissimi le dovute verifiche sulla modalità, la metodica e il farmaco idonei a garantire la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile”», così come ordinato dal tribunale lo scorso giugno. «Alla luce di questi ritardi ingiustificati e ostruzionistici rispetto al diritto di Mario alla verifica di tutte le condizioni necessarie per l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita, con i colleghi del collegio legale abbiamo provveduto, su indicazioni di Mario, ad inviare un’ulteriore diffida ad adempiere per mettere in mora l’Asur Marche affinché proceda alla verifica del farmaco idoneo e le relative modalità di esecuzione – ha dichiarato Filomena Gallo, avvocato di Mario e segretario dell’associazione Luca Coscioni -. «Per facilitare tale operazione, che per legge incombe sull’azienda sanitaria, il collegio legale ha nominato un consulente medico di parte nella persona del dr. Mario Riccio, anestesista di Piergiorgio Welby, allegando alla diffida la sua relazione completa di indicazioni sull’idoneità del farmaco indicato e la procedura. Si configurano ormai precise responsabilità per l’omissione dell’intera esecuzione dell’ordine del tribunale di Ancona. Omissione che determina un danno grave e irreparabile al signor Mario la cui situazione di salute e sofferenza in 15 mesi è aumentata». Mario è disabile dal 2010, dopo un incidente stradale che lo ha paralizzato dalle gambe alle spalle. Stando alla sentenza Cappato, chi aiuta un paziente al suicidio assistito, in presenza di determinate condizioni, non è punibile dalla legge. Già per ben due volte, Mario aveva diffidato l’Asur, lamentando ritardi nella procedura per la verifica delle sue condizioni.
(fe.ser)
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