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Suicidio assistito, la Regione:
«Sarà il tribunale a decidere»

IL CASO DI MARIO - Per l'amministrazione guidata dal governatore Acquaroli, il parere del Comitato Etico non metterebbe la parola "fine" all'iter iniziato dal 43enne marchigiano che vorrebbe porre fine alla propria vita. Il Cerm ha sollevato dubbi sulla metodologia del decesso e il farmaco da utilizzare

 

«Sarà il tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito. Il Comitato Etico dal canto suo ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che il soggetto avrebbe chiesto (il Tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi, senza specificare come dovesse essere somministrato)»Così la Regione Marche irrompe sul caso del marchigiano Mario che da oltre un anno sta portando avanti la propria battaglia per poter accedere al suicidio assistito. Il Comitato Etico delle Marche, dopo l’ordinanza firmata dal tribunale, ha verificato le quattro condizioni fondamentali per cui il paziente potrebbe accedere al suicidio assistito, come ribadito dalla Consulta in merito alla sentenza Cappato/dj Febo. Tra queste, che il paziente sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, che sia affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili e che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, che non sia sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. Su altri punti, però, il Comitato non si è espresso. In particolare ha posto dei dubbi sulle metodologie che dovrebbero portare alla morte del 43enne e al farmaco utilizzato, in primo momento identificato nel Tiopentone sodico. Stando alla nota rilasciata dalla Regione, il Cerm «non motiva quali siano i presupposti per i quali è stata richiesto il dosaggio indicato di 20 gr, quantità non supportata da letteratura scientifica; non spiega se e con quali modalità si debba procedere tecnicamente alla somministrazione e, se in via preventiva, per conculcare lo stato d’ansia derivante dall’operazione, si voglia avvalere di ansiolitici; non risulta chiaro se deve essere utilizzato solo il farmaco indicato dal paziente, nell’ipotesi in cui non si riesca a portare a compimento la procedura di suicidio medicalmente assistito. Il Comitato etico, rispondendo, infine, ai quesiti del tribunale medesimo, ha ritenuto non essere di sua competenza l’eventuale individuazione di altre modalità per assicurare il decesso dell’interessato». Di qui, il verdetto della Regione: sarà il tribunale a decidere sulle sorti di Mario. Niente di vero secondo l’associazione Coscioni che ha seguito tutto il percorso del 43enne. Attraverso le indicazioni di un medico per chiarire i punti lasciati scoperti dal Cern, verranno fornite ulteriori indicazioni per consentire alla composizione del Comitato di esprimere un ulteriore parere. In caso positivo, «l’aiuto fornito a Mario per morire sarà legittimo e non sarà considerato reato» ha specificato Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’associazione Coscioni.  La equipe che ha visitato Mario era composta da: un medico palliativista, un neurologo esperto della patologia dalla quale è affetto il paziente, uno psichiatra, uno psicologo, un medico specialista nel trattamento dei sostegni vitali ai quali il paziente è sottoposto, un infermiere esperto nelle cure domiciliari integrate.

«Tetraplegico potrà accedere al suicidio assistito»: l’ok dal Comitato Etico

 

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