Omicidio Renata Rapposelli:
sconto di pena per l’ex marito
27 anni al figlio Simone

IN AULA - La decisione della Corte d'Assise d'Appello del tribunale de l'Aquila: 18 anni a Giuseppe (erano 24), conferma della condanna di primo grado per Simone. I reati: omicidio volontario e soppressione di cadavere. La vittima era scomparsa da Ancona nell'ottobre 2017 per poi essere trovata senza vita in un dirupo di Tolentino un mese dopo. Sarebbe stata uccisa a casa dei familiari, a Giulianova

Renata Rapposelli

 

Omicidio Renata Rapposelli: riformata in parte la sentenza di primo grado. I giudici della Corte d’Assise d’Appello de l’Aquila hanno confermato la condanna per il figlio Simone a 27 anni di reclusione. Sconto della pena, da 24 a 18 anni, per l’ex marito Giuseppe. Attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate. Il verdetto è stato emesso del pomeriggio. Padre e figlio, accusati di aver ucciso la donna nella loro abitazione di Giulianova il 9 ottobre del 2019, dovevano rispondere di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Il corpo della pittrice 63enne, che viveva in via della Pescheria, ad Ancona, era stato trovato un mese dopo il delitto in un dirupo a ridosso del Chienti, a Tolentino. Il cadavere era quasi irriconoscibile. In quel momento, l’indagine era coordinata dalla procura di Ancona: erano infatti stati alcuni amici di Renata a sporgere denuncia per la sua scomparsa, non riuscendo più – a metà ottobre 2017 – a rintracciarla. La donna era partita dalla stazione di Ancona verso Giulianova proprio il 9 ottobre, il giorno in cui – stando alla procura – sarebbe stata uccisa per soffocamento e asfissia, riportava il capo d’imputazione.

Simone e Giuseppe Santoleri

Il movente? Di natura economica. La pittrice pretendeva dall’ex marito Giuseppe almeno 3mila euro di arretrati di mantenimento. La lite era avvenuta in casa. Poi, l’omicidio e, dice la procura, il trasporto del cadavere a bordo di un’auto, fino a Tolentino. Padre e figlio erano stati arrestati dai carabinieri di Ancona nel marzo del 2018 e portati in carcere, dove tuttora si trovano. In un secondo momento, ravvisata Giulianova come località del delitto, l’inchiesta era passata alla procura di Teramo. Le motivazioni della sentenza d’appello si potranno leggere tra 90 giorni. In un primo momento, Giuseppe aveva sostenuto di aver accompagnato, di ritorno da Giulianova, l’ex moglie a Loreto e di averla lì lasciata. In realtà, per la procura, Reny non avrebbe mai lasciato da viva l’abitazione di Giulianova.  Stando ai passaggi delle della sentenza di primo grado, entrambi gli imputati hanno agito per «un movente di natura economica». Giuseppe Santoleri «aveva maturato un’esposizione debitoria nei confronti della moglie e non aveva alcuna intenzione di adempiere». Il figlio Simone «aveva da tempo manifestato la volontà di far desistere la madre dal perseguimento delle somme dovute dal marito a titolo di arretrati». Inoltre, è emersa a carico di Simone «una serie sterminata di indizi gravi, precisi e concordanti» che «rilevano in modo innegabile un radicato e risalente sentimento di rancore nei confronti della vittima».

(fe.ser)

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