Hekuran, il ricordo di amici e colleghi:
«Buono e rispettoso, al lavoro sempre col sorriso»

TRAGEDIA - Il 23enne di Fabriano è stato ucciso nella notte tra venerdì e sabato a Perugia, dopo il venerdì universitario. Ferito anche il fratello minore. La Procura indaga per omicidio: sentiti testimoni e acquisite le immagini delle telecamere

Hekuran Cumani

di Nicoletta Paciarotti

Aveva ventitré anni, Hekuran Cumani, e una vita semplice, piena di piccole abitudini: la palestra, il lavoro d’estate all’Hotel Riviera di Senigallia, i lavoretti d’inverno per dare una mano in famiglia.

Il ragazzo è stato trovato morto nella notte tra venerdì e sabato nel parcheggio della facoltà di Economia a Perugia, dopo una serata trascorsa a Perugia per il venerdì universitario. Sarebbe stato aggredito con un coltello da tre coetanei al termine di una lite nella quale sembrerebbe essere stato ferito ad una gamba anche il fratello minore Samuele. La Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, indaga per omicidio. La polizia ieri mattina ha sentito testimoni e acquisito le immagini delle telecamere, in questura è arrivato anche il padre e la madre di Hekuran, insieme a Samuele spinto nella sedia a rotelle. Le indagini sono in corso.

Ventitré anni ma con la testa sulle spalle, riservato e tranquillo. Aveva appena comprato una casa a San Donato, dove viveva con i genitori e il fratello Samuele. Il fratello maggiore, Denis, da poco le aveva regalo la sua gioia più grande: un nipotino. Di origine albanese, era nato e cresciuto a Fabriano doveva aveva frequentato le scuole elementari e medie Aldo Moro, prima di iscriversi istituto alberghiero Panzini di Senigallia. «Era una persona gentile, cordiale, rispettosa» racconta un ex compagno di classe alle elementari e medie. «Abbiamo giocato insieme per un po’ di tempo, a calcio. Amava lo sport – dice – ci eravamo sentiti poco fa su TikTok, per chiedere come stavamo. Mai avrei pensato fosse l’ultima volta». Una descrizione univoca che rimbalza da Fabriano a Senigallia, dove il 23enne da sei anni faceva la stagione turistica come cameriere, nello stesso Hotel in cui il fratello Denis era chef.

All’Hotel Riviera di Senigallia, tra i colleghi di lavoro, Luljeta Zguri non era per Hekuran solo una collega. Era la “zia”. «Sul lavoro era instancabile: preciso, educato, sempre con voglia di fare – racconta –  Gli piaceva quello che faceva, si vedeva negli occhi. Era onesto, rispettoso, e i clienti lo adoravano. Gli avevano dato anche un soprannome, ma non riesco più a ricordarlo. So solo che gli volevano bene tutti».

 

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