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Foto intime sulla chat della scuola
e insulti perché troppo bella
Bullismo su due 13enni

Sono gli ultimi casi emersi dopo un ciclo di incontri fatti dall'analista forense Luca Russo. L'esperto ha preso parte a delle sedute con gli studenti ad Osimo e Porto Recanati. Nel mirino due studentesse: una dell'interland anconetano e l'altra della costa maceratese. "C'è stato anche un bullo che ha chiesto scusa perché pentito della sofferenza arrecata"

Luca Russo

Foto intime di una ragazzina, rubate e messe sulla chat della scuola, un’altra minore derisa in gruppo perché troppo avvenente e un baby bullo pentito che davanti alla classe ha chiesto scusa. Sono diversi i casi di bullismo della provincia. Tra gli ultimi quello di due studentesse, 13enni, una dell’hinterland anconetano e l’altra di quello della costa maceratese. Entrambe sono state derise e prese di mira: la prima dopo un furto di foto intime fatte poi girare nella chat tra coetanei. L’altra a voce e sempre via cellulare. Un bullismo che viaggia anche tra i social. Casi emersi ieri, durante la fine di un ciclo di incontri che hanno visto partecipare gli studenti delle scuole medie Giulio Cesare di Osimo e Medi di Porto Recanati, con l’analista forense Luca Russo, originario di Osimo e presidente dell’associazione Ragazzi in Rete.

«Il bullismo nelle scuole c’è ed è un fenomeno persistente», ha detto l’esperto. Al centro dei suoi incontri proprio la questione del bullismo e del cyberbullismo. Due temi delicati che hanno portato Russo ad incontrare, in un mese di attività, oltre 500 studenti di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Si è parlato di suicidio, di social network, dei reati connessi ai comportamenti da bullo e della difficoltà di denunciare, a volte, il proprio vicino di banco. Ma si è discusso anche di episodi concreti, come le prese in giro ai danni di una ragazza, descritta come una poco di buono, e la circolazione smodata sulle chat scolastiche di foto intime rubate. Due i casi accaduti, uno in provincia di Ancona e l’altro in provincia di Macerata. Riguardano due studentesse.

L’INCONTRO CON L’ESPERTO. «Le prime cose sui cui i ragazzi si sono confrontanti – ha detto Russo – sono state le conseguenze legate agli atti di bullismo, sia dal punto di vista della vittima che degli eventuali complici. Da un parte, c’è la consapevolezza che certi comportamenti possano spingere verso il suicidio, dall’altra gli studenti hanno chiesto chiarimenti sull’eventuale responsabilità derivata dalla partecipazione a fenomeni di violenza. Hanno voluto capire il limite oltre il quale non si può andare». Poi c’è il terrore di denunciare. «Anche chi non è vittima ha paura del bullo – ha detto Russo – alcuni pensano che il rischio di divulgare la verità sia quello di ricevere ritorsioni e diventare, a loro volta, vittime predestinate». Anche per i ragazzi che subiscono è difficile. «Il più delle volte non vedono la soluzione all’interno delle famiglie, perché provano imbarazzo per certi comportamenti tenuti. Fanno, ad esempio, fatica a confessare ai genitori una serata a base di alcool che è poi stata la causa delle prese in giro». Un circolo vizioso micidiale. Quasi sempre i social fanno da cassa di risonanza per gli atti di bullismo.

I CASI. Le foto intime rubate ad una ragazzina sono diventate il veicolo per offese e insulti pesantissimi pronunciati sia a voce che tramite le chat scolastiche. Delle ingiurie, invece, sarebbero state indirizzate ad un’altra minore, presa di mira quotidianamente dai propri coetanei perché considerata troppo avvenente. Episodi su cui, dopo la denuncia delle vittime ai genitori, i dirigenti scolastici stanno facendo chiarezza. C’è poi anche il caso del bullo che, dopo un anno di prepotenze, ha fatto dietrofront. Durante le lezioni con Russo, si è alzato davanti ai compagni di classe e ha chiesto scusa per aver insultato, picchiato e deriso i coetanei tra le mura dell’istituto. «Ho capito che con il mio comportamento ero rimasto solo. Poi, vedendo la sofferenza che avevo inflitto agli altri, ho deciso di smetterla», ha detto il bulletto pentito. «Il bullismo è un fatto diffuso ed è agevolato da internet – ha concluso Russo – dalle lezioni è emerso come i ragazzi usano il cellulare anche 8 ore al giorno perché per loro la vita reale è quella. Per fortuna, alcuni genitori stanno capendo i rischi che ciò comporta, limitandone l’utilizzo e quindi le possibili conseguenze negative che possono derivare».

Redazione CA

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