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Il porto del futuro
dopo la bocciatura dell’Uscita Ovest

L'INTERVISTA - Il presidente della nuova Autorità di sistema del Medio Adriatico Rodolfo Giampieri traccia gli scenari futuri dello scalo. "Indispensabile il collegamento con la grande viabilità". Dopo la bocciatura della grande opera viaria da 480 milioni di euro attesa da oltre 30 anni, ecco la nuova ipotesi di progetto. E poi: nuove banchine all'insegna della sostenibilità e della lotta all'inquinamento. Avanza il progetto del terminal crociere e torna a crescere la cantieristica

La nuova ipotesi per il collegamento porto-autostrada, in rosso il nuovo tracciato

Rodolfo Giampieri, presidente Ap di Sistema del Medio Adriatico

 

di Agnese Carnevali

Un tunnel a cielo aperto, in termine tecnico, una strada in trincea, invece di una vera e propria galleria, all’altezza della concessionaria Bartoletti. Così si taglierebbe l’area di frana, evitando pendenze, per collegare il porto all’autostrada. Costo, 80 milioni. E’ l’ipotesi al vaglio di ministero dopo l’archiviazione dell’Uscita Ovest. A dire quale sarà la soluzione definitiva saranno specifici studi geologici e geotecnici. Intanto il Comune ha presentato il dossier stilato dai propri tecnici l’altro giorno al summit con il ministro Delrio. Il ministero delle Infrastrutture valuterà se dare seguito alla progettazione, partendo dalle indicazioni locali, inserendo un impegno formale alla costruzione dell’opera viaria nel protocollo d’intesa sul Lungomare Nord. Proprio il progetto di spostamento a mare della ferrovia, che consoliderà anche il piede di frana, è una delle premesse sulle quali si è sviluppato il report del Comune. L’opera consentirà di raddoppiare la Flaminia e creare due strade separate. Una dedicata alla viabilità cittadina verso Torrette, nella zona dove attualmente corrono i binari. L’altra, l’attuale Flaminia, diventerebbe un percorso dedicato al porto. Da lì l’ingresso alla strada, in galleria o meno, da costruire all’altezza di Bartoletti, collegata alla rotaroria a monte di via Esino e che proseguirà fino all’innesto con la variante alla statale 16 della quale è in fase di progettazione definitiva il raddoppio da parte dell’Anas. Presente all’ultimo vertice romano anche il presidente dell’Autorità di sistema, Rodolfo Giampieri.

Giampieri, l’ipotesi proposta dal Comune è la soluzione alla viabilità da e per lo scalo?

E’ un’ipotesi sulla quale lavorare, come emerso dall’incontro con il ministro a cui sono stato invitato. Permetterebbe di collegare l’opera al progetto del Lungomare Nord. In questo momento è necessaria la condivisione di tutti di una via alternativa all’Uscita Ovest. Le strade non hanno colore politico devono essere solo finalizzate al miglioramento della mobilità e allo sviluppo. Il collegamento tra porto e grande viabilità resta indispensabile e fa parte della strategia che vede Ancona all’interno dei porti internazionali. Siamo l’unico scalo che non ha ancora una rete viaria adeguata al ruolo. Come Autorità portuale abbiamo chiesto che all’interno del protocollo d’intesa che verrà a firmare il ministro Delrio siano indicate scadenze precise.

Infrastrutture, tema chiave anche all’interno del porto.

Sì. Tra le idee di ampliamento degli spazi portuali c’è la possibilità di realizzare il terminal crociere al di là dell’area Fincantieri. Qualche giorno fa a Ginevra, Msc ha confermato che Ancona è strategica nelle loro prospettive di sviluppo futuro.

Sono stati fatti passi avanti nell’ambizione di diventare l’Home port crocieristico della compagnia Msc?

Abbiamo appaltato lo studio dei flussi ad un’azienda specializzata, la Steer Davies Deavle, che in sei settimane ci dirà quale sarebbe l’impatto di traffico e presenze su quell’area se dovesse diventare terminal crociere. Vogliamo affrontare ogni aspetto in maniera scientifica e anche in questo caso condividere le scelte con l’intera comunità, non solo anconetana, ma di tutta l’area del Medio Adriatico.

E sul fronte banchine commerciali?

Dobbiamo assegnare i lavori di consolidamento della 22, intervento da circa 5 milioni, ed abbiamo appaltato anche la realizzazione della banchina 27, che porterà a quasi 700 metri la banchina lineare nella nuova darsena, per 35 milioni. E davanti alla 26 porteremo i fondali ad una profondità di – 14, solo nella zona utile di ormeggio della nave. Procediamo per step e non per opere faraoniche.

Sull’ipotesi penisola e spostamento traghetti per liberare un altro pezzo di porto antico?

I tecnici della Politecnica hanno verificato che sussiste la fattibilità. Ora valuteremo i costi e benefici di una simile operazione. Intanto continuiamo a perseguire l’obiettivo di restituire alla città il suo porto. Ad esempio, vogliamo spostare tutti i tir dal molo Rizzo allo scalo Marotti, il che consentirebbe di tagliare circa 50 mila chilometri di passaggio in quell’area, senza contare l’importante riduzione dell’inquinamento. Il futuro è fatto di imprese sensibili al tema della sostenibilità. E’ anche per questo che abbiamo avviato un monitoraggio di tutte le fonti di inquinamento del porto. La cosa più evidente è certo il fumaiolo della nave, ma vogliamo valutare tutte le forme di consumo di energia da cui derivano emissioni. In tre mesi lo studio sarà pronto e ci confronteremo con l’amministrazione per dire dove intervenire e in che tempi. In questo senso un altro aspetto importante è quello dell’intermodalità.

Impossibile spostare il traffico da gomma a ferro, evitando la costruzione di altre strade?

Pensare di eliminare il traffico stradale spostandolo tutto sulla ferrovia è irrealistico. L’intermodalità funziona solo sulle lunghe percorrenze, oltre i 400 chilometri, e la percentuale di intermodalità in un porto non supera il 35 %. Vogliamo arrivare a quel 35%, ed entro quest’anno porteremo il percorso dei binari a 550 metri.

Cantieristica, qual è lo stato di salute dopo la grande crisi? 

E’ un momento d’oro per il suo rilancio, per cercare un asset di sviluppo economico e creare nuova occupazione. E parlo di Ancona ma anche di tutta la regione. A Pesaro l’ex cantiere Rossini è stato rilevato con un piano di investimenti di 12 milioni. Ad Ancona i cantieri delle Marche hanno in portafoglio 6 contratti chiusi. Crn prevede un investimento di 20 milioni per allargare il cantiere. Isa rilevata da Palumbo ha un piano di investimenti da 12 milioni. Fincantieri ha assicurato lavoro a pieno ritmo fino al 2020. Insomma, si sta creando un vero polo della cantieristica al centro dell’Adriatico».

 

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