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‘No alla chiusura dell’ospedale’:
ecco le proposte della Sinistra VIDEO

OSIMO - Ieri sera il convegno sul futuro del Ss. Benvenuto e Rocco nella prospettiva della fusione con l'Inrca di Ancona. Dialogo sereno tra Pasquinelli e Cagnoni (entrambi L'Altra Osimo con la Sinistra) ma posizioni distanti. Tra il pubblico anche il vice sindaco di Castelfidardo. Con lui medici, infermieri e sindacalisti hanno raccontato i disagi che vive chi lavora sul campo
Stefano Tenenti, Iside Cagnoni, Rosalia Alocco e Fabio Pasquinelli: gli interventi dei quattro relatori del convegno 'No alla chiusura dell'ospedale di Osimo'

Il pubblico presente al convegno della sinistra, organizzato ieri sera dalla Sinistra al Cantinone di Osimo

Nessuna ricerca della terza via per risolvere il problema della sanità locale. Tutte le anime della sinistra di Osimo, ieri sera si sono date appuntamento nella sala convegni dei Cantinoni per parlare di quale futuro si prospetta per l’ospedale Ss. Benvenuto e Rocco. Le soluzioni trovate durante il convegno ‘No alla chiusura dell’ospedale’, non passano per percorsi nostalgici e anacronistici ma ruotano attorno al dilemma: è meglio fondere il Ss. Benvenuto e Rocco con l’Inrca o è più opportuno lasciarlo vivere nella rete del presidio unico formata dai 4 ospedali dell’area vasta 2? Sul punto il consigliere Fabio Pasquinelli (L’Altra Osimo con la Sinistra), uscito da 4 giorni dalla coalizione di maggioranza (leggi l’articolo), si è trovato più in linea con le posizioni di Rosalia Alocco e Stefano Tenenti (Partito Possibile), convinto della necessità di mantenere l’autonomia del Ss. Benvenuto e Rocco nella sua centralità per la Valmusone. La collega di movimento, Iside Cagnoni che appartiene all’ala di Sel de L’Altra Osimo ha invece approcciato il problema con un’altra sensibilità. Per lei sarebbe più opportuna l’integrazione del vecchio ospedale di via Leopardi con il presidio dorico della Montagnola. La serata è scivolata via in un dibattito cordiale e sereno tra i quattro relatori, arricchito dal contributo di medici, infermieri e sindacalisti seduti tra il pubblico, che hanno raccontato al microfono la loro esperienza sul campo tra difficoltà quotidiane e incertezze per l’avvenire.

Iside Cagnoni, durante l’intervento al convegno ‘No alla chiusura dell’ospedale di Osimo’

ISIDE CAGNONI: “ISTITUIAMO UN TAVOLO TECNICO PER MONITORARE QUESTA FUSIONE– In un veloce excursus, Iside Cagnoni ha riepilogato la tappe salienti dei 40 anni di battaglie osimane per ottenere un nuovo ospedale, dalla petizione con 11mila firme raccolte in 15 giorni per opporsi alla chiusura del Muzio Gallo nel 1988, al complesso contenzioso dell’ospedale di rete di San Sabino chiuse nel 2010. Ha poi passato in rassegna quello che non va, non tralasciando le difficoltà nelle quali si dibattono i servizi sanitari territoriali, motivando perché il progetto di fusione Inrca-Osimo, è conveniente. “Pugnaloni ha ereditato 40 anni di errori – ha detto- Dobbiamo impegnarci tutti perché l’odg votato nella Sala Gialla (leggi l’articolo) divenga operativa”. Ha quindi lanciato la proposta “di costituire di un tavolo congiunto tra organizzazioni rappresentative della cittadinanza, operatori e amministrazione comunale per seguire i passaggi attuativi del percorso previsto per l”attuazione del nuovo Osimo-Inrca. Un tavolo che si dovrà riunire a scadenze programmate per raccogliere i problemi e le istanze dei cittadini e dei tecnici per sottoporle all’assessore e al sindaco. Loro si dovranno fare carico di affrontarle e risolverle con l’Asur”.

Steano Tenenti (Possibile)

STEFANO TENENTI: “L’INTEGRAZIONE NASCONDE LA TRAPPOLA DEL TAGLIO DEI POSTI LETTO PER OSIMO” – Di parere opposto l’ex sindacalista della Cgil, Stefano Tenenti (Possibile) che chiede invece all’Asur di “lasciare l’ospedale di Osimo con tutte le sue attuali specialità all’interno del presidio unico composto anche dagli stabilimenti sanitari di Jesi, Senigallia e Fabriano. Sono convinto – ha aggiunto- che con le sue professionalità è in grado di contribuire a far crescere questo presidio unico. La fusione Inrca-Osimo è, al contrario, funzionale a una riduzione dei posti letto osimani. Se oggi sulla carta quelli per acuti sono 88 più 10 di lungodegenza, dopo l’integrazione quanti ne resteranno se non a servizio dell’Inrca che non potrà mai rinunciare alla sua vocazione geriatrica? Il peso dei posti letto di Torrette, ospedale di secondo livello (leggi l’articolo) fa ridistribuito su tutta la regione. Mi domando inoltre se l’Asur aveva bisogno di acquistare una nuova sede per il 118 all’Interporto spendendo 11 milioni di euro? Quel denaro sicuramente aiuterà a ripianare i conti in rosso dell’interporto ma una parte magari poteva essere investita anche per la manutenzione dell’ospedale di Osimo o per potenziarlo”.

Oltre a Iside Cagnoni, seduti al tavolo dei relatori (da sinistra) ieri sera c’era Stefano Tenenti, Rosalia Alocco, Fabio Pasquinelli

ROSALIA ALOCCO: “MEGLIO PROSEGUIRE NELLA PROSPETTIVA DELL’OSPEDALE DI RETE Rosalia Alocco, referente osimana di Possibile, ha invece messo in evidenza le discordanze tra le sue convinzioni con il percorso  invece sostenuto dal sindaco Simone Pugnaloni e illustrato nell’ultimo consiglio comunale. “Il sindaco non ha mai relazionato sul protocollo d’intesa siglato con la Regione nel maggio 2016 – ha rimarcato – ma al tempo non ha neanche fatto le debite verifiche sulle unità operative per fare il punto sullo stato di salute del nostro ospedale. Noi non crediamo che sia possibile l’accorpamento Inrca-ospedale di Osimo. Per noi  di Possibile – ha ribadito- è meglio proseguire nella prospettiva dell’ospedale di rete, come è sempre stato”

FABIO PASQUINELLI: “LA VALMUSONE HA BISOGNO DI UN SUO OSPEDALE” – Ha parlato invece del nuovo corso per lui ed il gruppo consiliare de L’Altra Osimo con la Sinistra, oltre che del nuovo feeling che la politica deve avere con i cittadini, Fabio Pasquinelli. “Un approccio che non può essere più solo istituzionale ma che può anche portare allo scontro e questo non significa fare battaglie di retroguardia – ha rimarcato- L’ospedale di Osimo è sparito dal sito dell’Asur già da diverso tempo e la fusione con l’Inrca decreterà solo la scomparsa del Ss.Benvenuto e Rocco. A differenza del Pd, io con la Regione e il governo nazionale voglio andare allo scontro. – ha ripetuto- Lasciamo costruire il nuovo Inrca all’Aspio (leggi l’articolo) ma che sia solo Inrca. L’ospedale di Osimo deve restare a servizio della Valmusone. Al di là dei colori politici, tutti i sindaci di quest’area dovrebbero contrattare con l’Asur per riprenderlo”. Sul fronte politico ha arricchito la narrazione con qualche retroscena e anticipazione. Ha raccontato di aver chiesto più volte all’amministrazione Pugnaloni “di aumentare alla massima addizionale l’Irpef per le classi più abbienti” e di essersi sentito dire “che la Legge di Stabilità blocca gli aumenti della pressione fiscale. Ma la legge principale e la Costituzione lo permettono perché quindi non fare una politica fiscale più equa?” Ha inoltre anticipato che tra le prossime iniziative che porterà all’attenzione del consiglio comunale, inserirà la riforma dei consigli di quartiere. “Non è possibile che Osimo Stazione oggi sia compresa nello stesso quartiere di San Biagio – ha fatto rilevare- come può un unico presidente seguire i problemi di un pezzo di città così grande?”

Gli operatori dell’ospedale di Osimo, al consiglio comunale sulla sanità dello scorso 1 marzo

GLI INTERVENTI DEL PUBBLICO – Il vice sindaco di Castelfidardo, Andrea Marconi (M5S) è un operatore sanitario dell’ospedale di Loreto. Durante gli interventi aperti al pubblico, ieri sera, ha ricordato che nel presidio di Osimo di fatto “sono rimasti 55 posti letto e dovrebbero servire i 100mila abitanti della Valmusone quando i parametri del ministero prevedono 3,7 letti ogni mille abitanti compresi quelli per la riabilitazione. Ogni giorno i medici del pronto soccorso combattono per trovare un posto letto dove ricoverare i pazienti. Questa percentuale si assottiglierà ancora di più se ci fonderemo con l’Inrca. – ha ipotizzato – La fusione a mio giudizio è sbagliata perché l’ospedale di Osimo deve stare all’interno della Valmusone. I sindaci devono coalizzarsi e chiedere che il Ss. Benvenuto e Rocco resti ospedale di rete”. In platea erano presenti, tra gli altri, anche i consiglieri comunali pentastellati Sara Andreoli e David Monticelli che già nel consiglio comunale del 1 marzo aveva espresso tutte le loro perplessità sulla questione (leggi l’articolo) e l’on Luigi Giacco, presidente della Asso.

I vertici della sanità regionale, dall’Inrca e dell’area vasta 2 ospiti nella sala consiliare di Osimo

Giacomo Mancinelli, (Cgil – Rsu ospedale di Jesi) ha rincarato la dose, manifestando gli stessi dubbi di Marconi. “Nel 2012 l’ospedale di Osimo aveva più posti letto di quello di Senigallia in rapporto agli abitanti, adesso sicuramente è il contrario– ha ricordato l’infermiere sindacalista – Il sindaco di Osimo, quando è stato presentato il protocollo del 2016 avrebbe dovuto prima appurare se tutto quello che era stato previsto nel precedente documento era stato attuato nella realtà. La fusione giuridica Inrca-Osimo? Negli atti ufficiali della Regione e dell’Asur non se ne parla mai, si parla del nuovo plesso dell’Aspio che ingloberà i reparti. Si sono inventati questo escamotage”. Poi è tornato sull’esborso di risorse per l’acquisto dell’immobile all’Interporto “quando una minima parte sarebbe bastata per risollevare l’ospedale di Osimo dove sono invece riusciti a smantellare anche le eccellenze come l’Abi e non hanno ancora messo mano al progetto di riqualificazione del pronto soccorso. L’atto con i soldi stanziati per sistemarlo ancora non l’ha visto nessuno. I servizi diminuiscono però intanto i cittadini pagano le tasse per la sanità”.

Il sindaco Simone Pugnaloni in consiglio comunale

Il responsabile della Gastroenterologia dell’ospedale di Osimo, il dottor Marco Silvestrelli, ha invece riassunto tutto il percorso che da dicembre ha portato l’Asur a ‘declassare’ da unità complessa a unità semplice il suo servizio, fiore all’occhiello del Ss. Benvenuto e Rocco (leggi l’articolo). E’ quasi un paradosso, ma Urbino, città con 15mila abitanti vanta 2 unità operative e un Dipartimento di Gastroenterologia nel proprio ospedale, Osimo e la Valmusone con un bacino di utenza di 100mila abitanti solo un’unità semplice. Nell’evidenziare l’assenza della cittadinanza osimana che non ha fatto sentire la sua voce sui problemi che attanagliano la sanità locale, il dirigente medico ha ricordato come lo stabilimento ospedaliero di Osimo si sia depauperato di mezzi e risorse nel tempo, nonostante l’impegno del personale per garantire servizi efficienti.

Fabio Pasquinelli nell’aula consiliare, con il collega di gruppo Carlo Catena, durante l’intervento risolutore per lo strappo d maggioranza

“Dai 13 primariati di qualche anno fa, il Ss. Benvenuto e Rocco, ad oggi, è rimasto con un solo primario – ha detto- In particolare il personale della Gastroenterologia che oggi è sotto la guida del primario di Senigallia avrebbe dovuto andare già a lavorare all’ospedale Mazzoni, inserito nei turni di reperibilità. Se siamo riusciti fino ad oggi ad evitarlo è grazie alla distanza geografica tra Osimo e Senigallia. Per legge la reperibilità si esplica entro mezz’ora dalla chiamata. Per raggiungere Senigallia da Osimo ci vuole almeno un’ora. Ma Osimo fa parte del presidio unico e se restiamo nell’Area vasta 2, qui non rimarrà che un ambulatorio di Gastroenterologia, oltre ai soli reparti di Chirurgia, Medicina e Ortopedia. Ecco perché credo che il progetto di fusione con l’Inrca può garantire un futuro al Ss. Benvenuto e Rocco, con il mantenimento di tutte le sue specialità. Ne riceveremmo benefici tutti. Non pensiamo al progetto irrealizzabile di costruire un nuovo ospedale per la Valmusone, perché abbiamo messo almeno 3 prime pietre, senza esito, negli anni”.

I consiglieri grillini Andreoli e Monticelli in consiglio comunale

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Milena Montesi (Cgil-Fp) che ha sottolineato “come di questa fusione con l’Inrca si parlava già dal 2010. Io ci ho creduto molto perché per qualche anno è stato l’unico modo per far proseguire l’attività del reparto di Urologia di Osimo dove lavoravo. Un reparto che era un’eccellenza. Certo, il nuovo progetto va ancora messo a fuoco in molti dettagli, ma potrebbe essere la soluzione per garantire salute alla Valmusone e anche alla città metropolitana di Ancona perché altrimenti Torrette non riuscirà più a decollare. Anche lì ci sono gravi problemi di carenza di personale”.
(m.p.c.)

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