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«Scegliete di faticare»
La “maestra” Abbondanzieri saluta
i suoi alunni e la lettera diventa virale

SCUOLA - L'ex deputata va in pensione dall'insegnamento e lascia agli studenti i suoi consigli per affrontare la vita. Il pensiero firmato "maestra Marisa" spopola in rete e viene ripreso da tanti colleghi come manifesto per una buona educazione e formazione. "Ho avuto studenti svegli, questo era un modo per salutarli, ma anche un segno di rispetto" spiega la docente

Marisa Abbondanzieri

 

Un congedo che vuole essere anche un incoraggiamento. Ai suoi alunni, perché il seme della conoscenza, dell’emozione della scoperta instillato dalla scuola possa crescere e dare i suoi frutti. Un saluto, dopo 42 anni di lavoro, nelle scuole di Montecarotto, Arcevia, Serra de’ Conti, che consegna alla comunità uno spaccato della scuola italiana, così come vissuta tra i banchi delle valli tra Senigallia e Jesi, ricco di intelligenze e di entusiamo, vivace, positivo. Nasce così la lettera che Marisa Abbondanzieri, maestra poco più che sessantenne, un passato anche da sindaco di Arcevia e da deputata, ha consegnato ai suoi alunni lo scorso 8 giugno, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive per i bambini delle elementari di Serra de’ Conti, e ultimo giorno di insegnamento per lei, in pensione dal 1° di settembre. Righe che stanno diventando virali, come manifesto del mestiere dell’insegnare. «Gli ultimi due anni di scuola ho avuto queste due classi, numerose, in cui ho trovato tanti alunni svegli, intelligenti, con i quali ho instaurato un ottimo rapporto − racconta −. Così quando è arrivato il momento di salutarci ho pensato di lasciare loro due righe. Un modo per salutarli, ma anche un segno di rispetto, perché questi bambini sono piccoli, ma meritano un incoraggiamento, una riflessione. E poi − continua − volevo lasciare una testimonianza di ciò che di buono, ed è molto, la scuola fa e gli insegnanti fanno. La scuola, spesso screditata in questi ultimi tempi, resta la prima comunità che frequentiamo, dopo la famiglia, un luogo fatto di diritti e doveri, di prime esperienze, positive e negative. Questo è il messaggio che volevo esprimere con la mia lettera».

Una lettera dove risuona più volte la parola fatica, come “condanna” dell’homo sapiens. Fatica che serve per pensare, per scegliere, per realizzare i propri sogni. «Quella fatica che dà leggerezza − spiega ancora Abbondanzieri −, quella leggerezza che deriva dall’essere soddisfatto, perché la fatica dà autonomia. Oggi quest’idea si è persa, rincorrendo l’idea di un’eterna vacanza, come se si vivesse in un eterno oggi».

Ecco, dunque, cosa scrive la maestra Marisa: “È arrivato il momento di salutarci, termina l’anno scolastico e con esso la mia storia di insegnante iniziata il 5 ottobre 1975 qui vicino, a Montecarotto. Quarantadue anni di splendide esperienze, interessanti e pieni di incontri: gli alunni, le alunne, i genitori, il personale scolastico e gli insegnanti. Del resto l’insegnante è il mestiere più bello del mondo. Voi siete l’ultimo gruppo di alunni che si aggiungono a molti altri: cinquantatré tra splendide ragazze e splendidi ragazzi con i quali ho passato due anni importanti. Ho cercato di darvi ogni volta il meglio di quello che so fare, almeno credo, voi mi avete dato il bello della vostra età, della vostra vivacità e intelligenza, quindi come spesso vi ho detto alla fine della mattinata: è stato bellissimo. Spero di avervi insegnato un po’ di cose che giudico molto importanti. Ve ne lascio scritte alcune.

1) Sappiate di vivere nella parte più “facile” del mondo, c’è chi non si trova altrettanto “comodo”;

2) Sappiate dire buongiorno, per piacere, grazie e scusa: sarete sempre persone migliori;

3) Guardate alla vita come a un bicchiere mezzo pieno, ricordate il gioco che facevamo all’inizio della mattinata?

4) Non dimenticate: le parole e il loro significato sono importanti ed hanno un grande potere;

5) Leggete sempre un po’: si è più felici;

6) Ascoltate buona musica: nei momenti più difficili ci aiuta molto.

Sicuramente capiterà di incontrarci nei prossimi anni e mi auguro di trovarvi disponibili, sensibili e aperti alle esperienze che il mondo e la vita vi proporrà. Studiate per voi, pensare costa fatica, scegliere costa fatica, giudicare costa fatica. Faticare è dunque, anche nell’era tecnologica, la “condanna” che tocca all’ homo sapiens: chi non fatica è perduto. Considerate un buon progetto quello di realizzare sogni e desideri; con un po’ di buona volontà e di fortuna ci si riesce.

Vi abbraccio, la maestra Marisa”

(A. C.)

 

 

 

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