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Valmusone, in crescita lenta
il settore ‘Made in Italy’
nel secondo trimestre 2018

POSITIVO il saldo delle apertura/chiusure delle aziende artigiane (+5) ma in flessione rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (+13). Picchio (Cgia): "Nel nostro territorio la transizione verso una economia basata sull’innovazione e sulla digitalizzazione non sta ancora dando vitalità alla creazione di nuove imprese"

(foto d’archivio)

Imprese in cerca di nuovi mercati e percorsi di sviluppo. Soprattutto il manifatturiero, da sempre comparto asset del territorio a sud di Ancona, che vende anche all’estero, guarda all’innovazione e al presidio dei mercati e sta registrando, tra i diversi settori, qualche elemento positivo. “Le aziende ‘sperimentano’ per diversificare prodotti e servizi sulla spinta dei mercati e delle nuove tecnologie. Si tratta di uno sforzo importante, dichiara David Coppari presidente territoriale Confartigianato, che ha però bisogno di risorse adeguate, di opportune semplificazioni, di incentivi allo sviluppo, di strategie che interessino il territorio in un’ottica di area vasta affinché le imprese artigiane possano esprimere compiutamente il proprio potenziale”.

Stando agli ultimi dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato nel secondo trimestre dell’anno nell’area a sud di Ancona hanno chiuso 36 attività artigiane, 41 le iscrizioni per un saldo di 5. Nel periodo corrispettivo dello scorso anno le chiusure erano state 37, 50 le iscritte (+13). Ma c’è un altro dato che fa riflettere: il confronto tra le aperture del periodo in esame del 2017 che erano 50 e quelle di quest’anno che sono 41. “C’è qualcosa che va oltre il dato in calo della creazione di nuove imprese nel confronto con dodici mesi fa” – è questa l’opinione del responsabile territoriale della Confartigianato Paolo Picchio. “Non occorre solo soffermarsi al confronto numerico per dire che il ‘voler fare’ impresa non sia di tendenza, bisogna andare anche ad analizzare il dato qualitativo delle aperture; in esse ci troviamo molto spesso di fronte a micro-imprese, spesso con il minimo di investimento alla base e con un’analisi del mercato target svolta frettolosamente e in modo poco approfondito. Nel nostro territorio la transizione verso una economia basata sull’innovazione e sulla digitalizzazione non sta ancora dando vitalità alla creazione di nuove imprese”. Questo perché gli ostacoli che il sistema-paese pone dinanzi a chi intraprende la strada imprenditoriale sono ancora molti e intimoriscono. Servono pratiche più snelle, un fisco leggero, maggior accesso al credito. Liquidità e semplificazione: questo è ciò di cui hanno bisogno le imprese artigiane della Valmusone.

Paolo Picchio

“Nonostante ciò, l’artigianato sta dimostrando con i fatti la volontà di creare nuove prospettive” – dichiara Paolo Picchio. “Qualità, competenze e innovazione sono parole chiave per l’immediato futuro e, per tornare a crescere, le imprese vanno sostenute per riposizionarsi sui mercati e intercettarne di nuovi”. Si conferma in questo contesto il forte orientamento alla qualità del made in Italy espresso dalle aziende del territorio. Piccole imprese che sono inserite nelle filiere globali, oltre che con le esportazioni dirette, anche attraverso la subfornitura ad altre imprese committenti residenti in Italia, ed esportano oltre confine il valore della manifattura artigiana e del ‘su misura’. La formazione, tramite la quale si aggiornano e consolidano le competenze, oggi più che mai gioca un ruolo centrale, fornendo anche gli strumenti necessari per gestire processi a sempre maggiore intensità digitale.

 

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