Omicidio di via Crivelli,
all’ex fidanzata di Tagliata
andrà l’appartamento dell’orrore

ANCONA - A tre anni dalla mattanza commessa materialmente da Antonio il giudice ha accolto il ricorso presentato dal difensore di Martina Giacconi per il dissequestro dell'abitazione, sigillato dal 7 novembre 2015. I parenti delle vittime hanno rinunciato a un'eventuale azione di indegnità verso la 18enne, ancora reclusa ne carcere minorile di Nisida

Antonio Tagliata con Martina, in una foto dal loro profilo Facebook quando lei era ancora minorenne

 

L’appartamento dove sono stati uccisi Fabio Giacconi e Roberta Pierini è stato dissequestrato dopo tre anni: andrà alla figlia delle vittime. E’ la 18enne Martina, condannata in via definitiva a 16 anni di carcere per concorso in omicidio volontario, l’unica erede a cui spetta la casa all’ultimo piano di via Crivelli, teatro della mattanza andata in scena il 7 novembre 2015 per mano dell’ex fidanzato Antonio Tagliata. A togliere i sigilli dall’appartamento, consegnandolo di fatto a Martina (15 anni al momento dei fatti), è stato un provvedimento del giudice minorile, chiamato a decidere sul ricorso presentato dall’avvocato della 18enne, il difensore Paolo Sfrappini. Ci sono voluti tre anni per far sì che l’immobile andasse alla figlia delle due vittime. Questo a causa di una possibile controversia dell’eredità paventata dal giudice in sede di sentenza di primo grado. L’appartamento non era stato dissequestrato per lasciare spazio a una possibile richiesta di indegnità presentata dai parenti delle vittime contro la 18enne. Tale richiesta non è mai stata paventata, lasciando quindi Martina erede diretta dei suoi genitori. Arrivato per lei l’ultimo grado di giudizio (novembre 2017), l’avvocato Sfrappini ha presentato al giudice l’istanza di dissequestro. Che è stata respinta dal giudice, sostenendo sempre l’ipotesi di un eventuale rivendicazione da parte di altri eredi. A quel punto, i familiari dei Giacconi sono dovuti andare dal notaio per firmare un documento di rinuncia a intentare qualsiasi tipi di rivalsa contro la ragazza. Dopodiché, è stato presentato ricorso per Cassazione. E i giudici supremi, preso atto della rinuncia, hanno rimandato la decisione nel merito di nuovo al tribunale per i minorenni. L’udienza per mettere un punto fermo alla vicenda si è tenuta lo scorso 30 ottobre. Pochi giorni fa, la decisione di togliere i sigilli all’appartamento e consegnarlo nelle mani di Martina come unica proprietaria. A lei spetterebbero anche i Tfr dei genitori. Roberta era impiegata ai Monopoli di Stato, Fabio era maresciallo dell’Aeronautica. I rispettivi ex datori di lavoro non avrebbero erogato nulla alla figlia delle vittime, sempre per lo stesso principio di una possibile indegnità. Negazione che ha spinto il legale di Martina a intentare una causa di fronte al giudice civile. La ragazza è da tre anni reclusa nel carcere di Nisida, a Napoli. Antonio, condannato in appello a 20 anni, è a Castrogno, Teramo.

(Fe.ser.)

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