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Ospedali da salvare,
l’Appennino fa fronte comune:
primo step l’Area vasta montana

SANITA' - Il tema trattato da diversi sindaci sia dell'Anconetano che del Maceratese nel corso del Consiglio comunale di Fabriano. Presenti anche i primi cittadini di Genga, Sassoferrato, Camerino, San Severino, Matelica ed Esanatoglia. L’idea è quella di fornire servizi sganciandoli dalla logica dei numeri

Provocazione, la gigantografia del governatore della Marche esposta nell’aula consiliare di Fabriano

 

Rivendicando una sanità ospedaliera più a misura d’uomo sui propri territori, i sindaci di Fabriano, Genga, Sassoferrato, Camerino, San Severino, Matelica ed Esanatoglia faranno massa critica per ottenere un ripensamento dalla Regione sulle disposizioni del nuovo piano sanitario di imminente approvazione. Chiederanno intanto di inserire nel nuovo strumento sanitario il riconoscimento dello status di Area vasta montana, che non piace troppo ai Comuni del Pesarese, ma che garantirebbe l’erogazione di servizi sganciati dalla logiche dei numeri per la particolarità del contesto sociale, geomorfologico e geografico.

La presidente del Consiglio comunale di Fabriano, Tobaldi

In subordine, per concretizzare l’obiettivo,  vorrebbero anche sollecitare un rinvio dell’approvazione del piano sanitario a dopo la parentesi delle elezioni regionali, previste per la prossima primavera. Le proposte sono state formulate oggi pomeriggio al termine di un lungo Consiglio comunale aperto da Fabriano alle altre città coinvolte nel progetto,  ai rappresentanti di Regione ed Asur per discutere del futuro dei presidi ospedalieri della zona montana. Davanti a un numeroso pubblico  di cittadini che ha gremito l’aula, in assenza delle istituzioni sovracomunali e della sanità pubblica (la consigliera regionale Leonardi ha inviato una lettera di sostegno), con un gesto provocatorio, tra gli striscioni di protesta del pubblico, è comparsa nell’aula consiliare una gigantografia del governatore Luca Ceriscioli.

Il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli con il senatore Romagnoli

Il documento scaturito dal confronto e abbozzato dalla conferenza dei capigruppo  e dai sindaci, nei prossimi giorni sarà spedito dalla presidente del parlamentino fabrianese, Giuseppina Tobaldi alla giunta e ai consiglieri regionali. Nel frattempo il 20 gennaio i primi cittadini si sono dati appuntamento alla riunione degli Stati generali della Montagna convocata sempre dall’amministrazione comunale di Fabriano per affrontare a 360 gradi tutti i nodi da sciogliere per rilanciare lo sviluppo e arginare lo spopolamento dell’entroterra. «Il diritto alla salute nell’area appeninica incontra forti limitazioni» esordisce il testo licenziato stasera dall’assemblea fabrianese. I Comuni che lo sottoscrivono fanno parte di province diverse (Ancona e Macerata) ma rientrano nel cratere sismico e soffrono gli stessi problemi che si allargano dalla sanità, all’occupazione, fino alla carenza di un’adeguata rete infrastrutturale e alla perdita di popolazione. Ma in particolare è «la condizione della sanità montana e pedemontana» ad essere  «lacunosa per carenza di programmazione e sottodimensionamento per personale e depauperamento dei servizi spesso soppressi da un giorno all’altro» sottolinea il documento.

La sindaca di San Severino,Rosa Piermattei

Il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli ha fatto gli onori di casa, riconoscendo che quello della Sanità è un problema trasversale, che travalica i confini comunali, provinciali e di area vasta «ma ci coinvolge tutti allo stesso modo» ricordando il passaggio ratificato a tavolino di Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino dall’Area vasta 2 all’Area vasta 3 «contro qualsiasi espressione arrivata dal territorio». Santarelli si è detto aperto alla riorganizzazione dei servizi «perchè non è più il tempo di avere tutto nei singoli ospedali, si devono però garantire i servizi essenziali sul territorio. Non riesco a capire come nel Fabrianese sia stato depauperato il servizio per l’età pediatrica mentre tra Ancona, Senigallia e Fano, o in genere sulla costa ogni città abbia il suo reparto pediatrico. Questo accade perchè in realtà la riorganizzazione  viene fatta sui numeri. Il tentativo che vorremmo fare è quello invece di avviare un percorso unitario per uscire dagli steccati alzati».

Il sindaco di Genga, Filipponi, al microfono

Nel dibattito è subito entrata la sindaca di San Severino, Rosa Piermattei, che ha raccontato come in un ‘blitz’ di fine anno siano stati declassati da complessi a semplici alcuni dipartimenti dell’ospedale della sua città, l’Oncologia e l’Hospice. «Da noi era già stato chiuso nel 2015 il punto nascita. I nostri bambini devono andare all’ospedale di Macerata oppure da pediatri privati per ricevere cure – ha detto -. Anche io convocherà nei prossimi giorni un consiglio comunale aperto. Dobbiamo essere uniti». All’assise fabrianese allargata ha quindi chiesto impegno immediato per bloccare la nuova determina dell’Asur che declassa l’ospedale sanseverinate. A Matelica invece è rimasto solo un ospedale di comunità «Noi abbiamo già vissuto tutti gli effetti della riorganizzazione – ha sottolineato il sindaco Massimo Baldini – Un reparto dopo l’altro è stato chiuso e avevano previsto letto per post acuzie per i pazienti operati a San Severino, Camerino e Fabriano, posti per la riabilitazione. In tutto 40. Non è stato attuato niente. Alla Commissione regionale sanità abbiamo chiesto invano di adottare per il nostro territorio la stessa privatizzazione che in provincia di Pesaro come sono state attivate a Cagli e Sassocorvaro».

Il sindaco di Camerino, Sborgia accanto al senatore Romagnoli

Il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia si è detto soddisfatto di questo  risveglio dell’entroterra «che finalmente comincia a parlarsi superando i campanilismi ed i colori politici. Abbiamo vissuti periodi più felici, il terremoto  però ha segnato uno spartiacque e ci ha accomunato ad un unico destino. Vorremmo che ci fosse data la possibilità di dialogare con chi è responsabile della sanità. – ha detto – Va bene una riorganizzazione ma dobbiamo discuterne con trasparenza. I provvedimenti più recenti colpiscono San Severino, Esanatoglia e Camerino dove viene limitata l’autonomia di strutture dipartimentali e accentrata a Macerata, vengono penalizzati i servizi svolti su tutto il territorio. Si mortifica così anche la professionalità di ci lavora. Non lo possiamo permettere». Oggi pomeriggio Sborgia ha avuto anche un momento di contrasto con il senatore Sergio Romagnoli (M5S) presente in aula, contestandogli ogni possbile intento di«fare comizi politici. Il dialogo – ha chiarito il sindaco carnerte – è lo strumento corretto per affrontare i problemi e le istituzioni devono essere sempre rispettate a prescindere da chi le rappresenta».

Il sindaco di Esanatoglia al microfono

Sulla stessa lunghezza d’onda si è attestato l’intervento del sindaco Maurizio Greci. «Sassoferrato è l’unico Comune che fa parte della ‘Strategia della aree interne’. Se questo concetto lo espandete a tutti i territori circostanti, stiamo tutti andando nella stessa direzione. – ha rammentato il primo cittadino sassoferatese – Dal primo giorno in cui ho partecipato alle riunioni dell’area vasta ho sentito sempre e solo parlare di numeri. Se questi sono i dati su cui formare i servizi, noi saremmo sempre un territorio perdente. Dobbiamo far conprendere a chi prende le decisioni che il nostro territorio ha bisogno di misure eccezionali di politiche specifiche che vadano oltre i numeri. Oggi dobbiamo superare le vecchie divisioni che nel tempo ci hanno portato a questa situazione di debolezza».

Il sindaco di Matelica

Il sindaco Genga ha invece rivolto un appello ai colleghi a pretendere di avere un maggior peso specifico. «Noi vediamo spesso le nostre istanze tradite. La mia comunità si rivolge all’ospedale di Fabriano e questa idea dell’ospedale di rete di area vasta 2 che tralascia i problemi dell’entroterra e pensa di omogeneizzarli con quelli di Jesi e Senigallia, non regge. – ha osservato Marco Filipponi – Il momento è quanto mai propizio per elevare e far sentire la nostra voce. Concentriamo la nostra attenzione sulla questione sanità che grava per l’80% sul bilancio regionale. Introduciamo le nostre logiche politiche senza scalzare alcun consulente aziendale o istanza di bilancio. Vogliamo far pesare una rappresentatività di un territorio che non si rassegna».

L’onorevole Patrizia Terzoni

Infine il sindaco di Esanatoglia, Luigi Nazzareno Bartocci, ha rilevato che «al Fabrianese andrebbe riconosciuta almeno una perequazione fiscale per quello che ha offerto sul fronte fiscale con il suo tessuto produttivo nel passato. La sanità è il primo dei problemi e questa manovra attiene alla crisi della politica che ha delegato al burocrate di turno». Poi ha evidenziato che «esiste da decenni la legge deroga sulla Montagna depositata in Parlamento. E’ ora che vengano attuati i decreti attuativi e che venga riconosciuta a questa aree una identità forte. Si tratta solo di volontà politica, dobbiamo fare quadrato spogliandoci della nostre casacche ammesso che i sindaci le abbiamo, e ragionare su un sistema vero di politiche per l.’Appennino. Concordo con il collega di Genga, dobbiamo pretendere che il ruolo dei primi cittadini nelle conferenze dei sindaci non sia meramente consultivo. E poi, o riusciamo a collegare con adeguate infrastrutture stradali i  nostri territori, o Branca e Perugia ci massacreranno».

Da sinistra i consiglieri comunali di Fabriano Arteconi e Stroppa

Nel corso della discussione sono interventi anche i consiglieri comunali fabrianesi, Giombi, Arteconi e Stroppa. Tra le proposte-protesta più forti è stata ipotizzata anche quella drastica di far rimettere il mandato ai sindaci con la consegna della fasce tricolori al prefetto, che, però, come ha sottolineato la sindaca di San Severino, nel caso specifico sarebbero due. L’on, Patrizia Terzoni (M5S), come già aveva fatto poco prima il senatore Romagnoli ha garantito sostegno al progetto di unità suggerendo comunque ai presenti di insistere sull’introduzione nel Piano sanitario del concetto di ‘area vasta montana’ dopo la modifica all’emendamento che era stato presentato con questa finalità ma che ha visto cambiare il termine con ‘aree interne’ (che non prevedono per legge presidi ospedalieri) stravolgendone il significato.

(m.p.c.)

 

Il consigliere comunale di Fabriano Giombi al microfono

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