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Osimo, annullata la Via Crucis:
«E’ la terza volta nell’ultimo secolo»

L'EPIDEMIA del Covid 19 ha cambiato i riti della Settimana Santa e l'85enne Raimondo Lombardi, priore della confraternita della Pia Unione del Cristo Morto, racconta che cosa può insegnarci il passato e da dove dobbiamo ripartire per il futuro. «Se avessi avuto meno anni sarei tornato in prima linea per fare il mio dovere di medico» dice. A emergenza finita, in segno di ringraziamento, promette di portare in processione il Crocefisso miracoloso del Duomo che salvò la città dall'occupazione dei francesi nel 1796

La processione del Cristo Morto di Osimo con i sacconi e le battistangole

 

Chiese aperte ma celebrazioni eucaristiche a porte chiuse o in streaming anche a Pasqua per evitare aggregazioni e quindi ridurre le possibilità contagio. Il Coronavirus ha cambiato i riti della Settimana Santa e domani, per la terza volta nella sua storia più recente dell’ultimo secolo, Osimo non vedrà sfilare la processione del Cristo Morto.

Raimondo Lombardi con il saio dei sacconi in una precedente edizione della Via Crucis di Osimo

Hanno sperato fino all’ultimo di poter partecipare alla Via Crucis i confratelli della Pia Unione del Cristo Morto, una delle istituzioni più antiche della città nata nel 1836 proprio per perpetuare le pratiche pasquali. Un po’ meno, per esperienza professionale, il priore Raimondo Lombardi, medico osimano e docente universitario in pensione, che dal 1978 guida la confraternita e che ha trascorso più della metà dei suoi 85 anni a coltivare e mantenere viva una tradizione sacra iniziata nel 1713.

 

Professor Lombardi, domani per Osimo sarà un 2020 senza processione del Venerdì Santo…

«Quest’anno dovremo accontentarci di guardare le belle immagini di un video che ci ricorderà il suono delle battistangole, l’incedere dei sacconi per le vie del centro  di osimo illuminato dalle fiaccole, le note delle marce funebri di Chopin e del maestro Quercetti. Domani la confraternita lo pubblicherà sulla sua pagina facebook. In una lettera inviata ai confratelli, ho invitato tutti a pregare anche se non potremo ritrovarci in chiesa. E’ la terza volta negli ultimi 100 anni che la Via Crucis di Osimo viene annullata: nel 1934 c’era stato un temporale serale improvviso e la processione non uscì. E’ un ricordo che mi hanno trasmesso i miei genitori perché io sono proprio nato quell’anno. Poi la via crucis si è fermata nel 1944. C’era l’occupazione tedesca e non fu dato il permesso ai sacconi con il volto coperto di muoversi con il corteo sacro. In entrambe le occasioni fu invece celebrata la funzione delle 3 ore di agonia del Cristo al Duomo. Quest’anno è invece davvero la prima volta che non vengono proprio officiate le funzioni delle ‘Tre ore di Agonia’ in cattedrale e la messa delle 20 al termine della processione».

L’epidemia comunque non ferma la fede. Sono programmate nuove iniziative per le prossime settimane?

«No certo. Don Dino Cecconi, il parroco rettore del Duomo di Osimo, tiene messa ogni mattina davanti all’altare del Crocefisso Miracoloso che si trova nella nostra cattedrale. Si racconta che nel 1796 abbia aperto gli occhi e mosso le labbra salvando gli osimani dall’occupazione dei francesi ed la commemorazione di quel prodigio cade ogni 2 luglio. Il Crocefisso usciva dalla cattedrale ogni 50 anni. L’ultima volta successe nel 1946. Appena sarà passata questa pestilenza, contiamo di fare una processione con tutte le confraternite osimane portando fuori questo simulacro come atto di ringraziamento. Speriamo, ma qualche dubbio lo nutro, di poter festeggiare così il 2 Luglio, altrimenti rimanderemo l’evento alla festa del Cristo Re, verso ottobre. La nostra Confraternita è stata molta attiva anche in questi giorni: ha deciso di fare una donazione di mille euro destinandola agli Ospedali Riuniti di Ancona, all’ospedale di Torrette. Mi sono occupato di consegnarla come priore emerito ma soprattutto come medico. Se fossi stato un po’ più giovane, in queste settimane sarei tornato anche io in prima linea. Sono sacrifici che un medico deve fare. I medici non sono eroi, fanno soltanto il loro mestiere e dovere».

Lei è stato primario per molti anni dell’ospedale di Osimo, è ancora medico sportivo della Figc ed ha girato il mondo: come ha reagito la nostra sanità all’urto di questa pandemia?

«Sono in pensione da 18 anni e oggi la Sanità è completamente diversa: da quando la politica è entrata con prepotenza in queste settore non si è più speso per le strutture ospedaliere e per la ricerca. L’Italia aveva 5000 posti letto di Rianimazione all’inizio dell’epidemia contro i 48mila della Germania, sono numeri che fanno la differenza in situazioni di emergenza. E’ probabile che nessuno si aspettava un’emergenza di questa portata ma forse i provvedimenti sono stati presi in ritardo e oggi contiamo i morti».

Ritardi che hanno comportato errori?

«In Cina il totalitarismo ha nascosto la situazione per oltre un mese. Noi europei però l’abbiamo sottovalutata. In Italia forse sarebbe stato opportuno lasciare la regia ad una persona preparata e competente, che conosceva bene le dinamiche delle relazioni internazionali. E’ successo invece che le regioni si sono mosse in ordine sparso. E’ vero che la sanità è stata delegata alla competenza delle Regioni ma in questo frangente il Governo avrebbe dovuto accentrare a sé la gestione dell’emergenza sanitaria come facevano i consoli romani quando consegnavano i poteri al dux, al condottiero, in caso di grave necessità. Poi abbiamo assistito alla fuga dei cittadini sui treni dal nord al sud. E’ stato permesso all’Atalanta, la squadra di Bergamo, di giocare a Milano la Champions con 45mila spettatori e si è svolto anche il ritorno a Valencia. Così si è agevolata la diffusione del virus».

Secondo la sua esperienza professionale, quanto potrà durare l’emergenza sanitaria?

«Nella migliore delle ipotesi dovremo resistere almeno per tutta l’estate se non per un anno e più, in attesa del vaccino. La quarantena, indossare le mascherine ed i guanti, le misure di contenimento sociale sono la migliore prevenzione per arginare la diffusione del Covid 19. Devo constatare che in questi giorni si dimostrano più giudiziosi i ragazzi piuttosto che gli anziani che continuano ad andare in giro e ad uscire di casa. Nelle prossime settimane l’Italia dovrà ripartire e per farlo il governo dovrà iniettare liquidità nel sistema Paese e poi dovrà studiare misure per contrastare ed isolare l’insorgere dei nuovi focolai di contagi che scoppieranno inevitabilmente nei prossimi mesi. Le bandiere e i canti alla finestre sono belle iniziative  ma sono solo una formalità».

Dopo la tempesta, potremo sperare in un mondo futuro migliore?

«Dobbiamo farlo tutti e  insieme. Quando è iniziata la seconda Guerra Mondiale avevo 4 anni e mezzo, 11 quando è finita. Mi ricordo il comando tedesco durante l’occupazione nel centro storico di Osimo, al Duomo vicino a dove abitavo e quello che ha comportato. Al termine del conflitto bellico è arrivata la ricostruzione grazie anche a politici di spessore che si sono dimenticati di far parte di un partito ma che tutti insieme si sono messi a disposizione della Nazione. I padri della Patria che hanno contribuito a scrivere la nostra Carta costituzionale. La ‘guerra’ contro il Covid 19 è un po’ diversa perché non prevede oscuramenti, coprifuoco e uso cruento delle armi, ma per altri versi è simile. Ad esempio sono chiuse le scuole, le difficoltà economiche cominciano a crescere. Dopo il Coronavirus chi ci governa dovrà cambiare passo e ripartire investendo risorse, a mio giudizio, nella ricerca e nella sanità, nel lavoro e nella scuola per le nuove generazioni».

Ci sono le risorse e le competenze per farlo?

«Ecco, la competenza è un termine che deve tornare di moda. I giovani sono la grande risorsa per il Paese. In troppi oggi sono costretti a lasciare l’Italia, la nostra Osimo, per andare a lavorare o studiare all’estero. Tra i tanti c’è anche mia nipote. E l’avrei fatto anche io, che pure mi sento così italiano, se in questo tempo fossi stato un giovane medico, che  purtroppo resta precario per anni prima di venir assunto e prima di veder riconosciuti i meriti del suo impegno».

 

al link il video della processione del Cristo Morto edizione 2019

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