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Truffa dei diamanti,
riciclati 10 milioni di euro:
nei guai una 70enne

LORETO - Stando alla Finanza, i trasferimenti per 'ripulire' il denaro sarebbero stati fatti con un complesso sistema finanziario con conti aperti negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Lussemburgo. Il capitale sarebbe stato usato per comprare una mega villa con piscina e regolarizzare la posizione fiscale del compagno, attivo nella compravendita dei preziosi

Il comando di Osimo

 

Dieci milioni di euro ‘ripuliti’ dopo aver fatto affari con la vendita di diamanti: denunciata una lauretana di 70 anni. Gli investigatori della Guardia di Finanza di Osimo ritengono che il denaro riciclato dalla donna sia il provento dell’attività illecita posta in essere dal compagno, 65 anni, imprenditore operante nel settore del commercio internazionale di diamanti attraverso numerose società; è noto alle cronache poiché al centro di inchieste giudiziarie della procura di Milano quale presunto responsabile di truffe, per milioni di euro, perpetrate a danno di numerosi risparmiatori (tra cui alcuni personaggi famosi) ai quali sarebbero stati venduti, attraverso canali bancari, diamanti descritti quali beni rifugio,  sopravvalutati rispetto al loro reale valore.  Già lo scorso anno l’autorità giudiziaria di Milano, titolare delle indagini per le truffe, aveva disposto provvedimenti di sequestro patrimoniali finalizzati alla confisca dei beni nei confronti di numerose società e persone fisiche, tra cui i due soggetti marchigiani. I militari della Tenenza di Osimo hanno sviluppato autonomamente elementi informativi pervenuti dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, riuscendo nel corso delle investigazioni, grazie ai minuziosi riscontri sulla voluminosa documentazione acquisita, a individuare consistenti disponibilità finanziarie reputate di provenienza illecita, ammontanti a circa 10,5 milioni di euro, somma che per la gran parte la donna avrebbe fatto rientrare in Italia, mediante sofisticate modalità finanziarie. Per gli inquirenti è stato costituto, in Nuova Zelanda, un trust, con l’apertura di un conto corrente presso una filiale sita a Londra di una banca britannica, sul quale sono state depositate somme per 10,5 milioni di euro; dal conto londinese i capitali sono stati, successivamente, trasferiti su un conto corrente intestato al  trust, aperto questa volta negli Stati Uniti. Da qui, sempre secondo quanto rilevato, sono stati eseguiti altri trasferimenti verso diversi rapporti aperti in banche lussemburghesi intestati alla 70enne, che nel frattempo aveva dato mandato ad una società fiduciaria di aprire nuove posizioni finanziarie sempre in Lussemburgo.

Le movimentazioni di denaro

Le movimentazioni di denaro sono risultate sempre meri flussi di denaro, non vi era nei trasferimenti una motivazione economica sottostante, né ragioni concrete che potessero giustificare detti trasferimenti. I soldi sarebbero stati poi “ripuliti” attraverso il ricorso alla tecnica del “loan back” (prestito a sé stesso) mediante la concessione di un finanziamento da parte di un istituto di credito lussemburghese, che a garanzia ha ricevuto un’anticipazione bancaria di corrispondente importo: in tal modo l’apparente provvista trovava giustificazione nel finanziamento. Una volta ripulito, la gran parte del denaro, 10 milioni, è rientrato in Italia sul conto corrente della donna, rapporto sul quale aveva accesso, in quanto delegato ad operarvi, anche il compagno. Per altro verso, con le indagini è stato evidenziato anche come sono stati utilizzati i soldi rientrati in Italia. Una parte sono stati impiegati per l’acquisto di una villa con piscina a Porto Recanati del valore di circa 2,5 milioni di euro, mentre altri 7 milioni sono stati utilizzati dal compagno per regolarizzare, attraverso l’istituto del ravvedimento operoso, la propria posizione fiscale. Chiamati negli scorsi mesi a giustificare davanti alle fiamme gialle osimane i flussi finanziari oggetto di analisi, i due  hanno asserito che le somme derivavano da attività lavorativa svolta dall’uomo all’estero. Tali dichiarazioni di fatto però esponevano l’uomo a conseguenze fiscali circa l’omessa comunicazione all’erario dei proventi che invece sarebbero dovuti essere assoggettati a tassazione. Il gip di Ancona ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 2,5 milioni di euro, confermato sia dal Tribunale del Riesame, che successivamente dalla Cassazione. Il provvedimento eseguito dai finanzieri osimani ha permesso il blocco delle somme depositate sui conti correnti intestati alla donna, oltre a cautelare l’immobile di pregio alla medesima intestato.

La villa della coppia

 

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