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«Salviamo la chiesa della Misericordia»,
l’appello di un gruppo di parrocchiani

OSIMO - L'immobile sacro risale al 1663 ma è inaccessibile per problemi di sicurezza dal terremoto del 2016. Un gruppo di cittadini si sta costituendo per avviare una raccolta fondi e collaborare al restauro di questo bene caro agli osimani

La chiesa della Misericordia di Osimo

 

 

Salvare la chiesa vecchia della Misericordia: questo è l’obiettivo di un gruppetto di cittadini che si è costituito al fine di sensibilizzare opinione pubblica ed enti preposti, civili e religiosi, al recupero di un importante pezzo della storia osimana. La vecchia chiesa di Santa Maria ad Nives, oggi all’incrocio tra via Ungheria e via Marcelletta, risale al 1663 su disegno dell’osimano Andrea Sinibaldi. Venne costruita nel luogo in cui venivano giustiziati i condannati a morte e proprio per il fatto di essere l’ultima occasione di pentimento per i rei, l’immagine mariana della chiesa assunse il nome di Santa Maria della Misericordia. Dal punto di vista storico artistico si tratta di un progetto su stile bramantesco, un piccolo gioiello interamente affrescato all’interno.
Purtroppo la chiesa è ormai chiusa da decenni, ma inaccessibile per problemi di sicurezza, soprattutto in seguito al terremoto del 2016, a seguito del quale il perimetro è stato addirittura transennato: gli attuali problemi della chiesa scaturiscono in buona parte dal tetto che andrebbe messo rapidamente in sicurezza.

«A causa della scarsa manutenzione delle travi del tetto il sisma del 2016 ha reso la copertura non sicura, tanto che nei giorni successivi al sisma fu necessario anche un intervento dei vigili del fuoco. – ricorda il gruppo di parrocchiani della Chiesa della Misericordia in una nota – Oltre a ciò i piccioni insidiano quotidianamente l’edificio dal tetto, rendendo ancora più urgente un intervento a ripristino della sicurezza e della conservazione di un bene tanto caro alla comunità osimana. Già negli anni scorsi alcuni parrocchiani si sono spesi per iniziare una raccolta fondi. Ora si sta costituendo un gruppo di cittadini che possa evidenziare l’urgenza del problema: è chiaro che più tempo passerà prima del restauro, maggiori saranno i danni subiti dall’opera (e i costi) dell’intervento». Dopo l’appello fatto durante le celebrazioni eucaristiche parrocchiali diversi parrocchiani si sono uniti al gruppo promotore ed altri cittadini successivamente hanno espresso la loro volontà di collaborare, ma un progetto come questo richiede molte energie e voglia di fare. «Chi volesse unirsi al gruppo di cittadini e parrocchiani che si sta costituendo può contattare Argentina Severini (severini.argentina@gmail.com) o Luca Pieroni (pieroni.Lka@gmail.com)» chiude la nota stampa.

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